Tasse: arriva rateizzazione acconto di novembre per partite IVA

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L’obiettivo del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) è di introdurre una modifica “storica” al pagamento del secondo acconto IRPEF (IRES, IRAP) di novembre da parte delle partite IVA e delle imprese, che non si dovrà più pagare in anticipo come avviene oggi.

La rateizzazione dell’acconto di novembre per le partite IVA è previsto dal disegno di legge delega di riforma del Fisco che l’attuale governo si è prefissato di attuare nel corso della legislatura.

Va detto subito che la rateizzazione delle tasse di novembre non sarà per tutte le imprese, come il relatore della legge Alberto Gusmeroli ha evidenziato di recente si studia “il tetto di fatturato per delimitare la platea di soggetti interessati”.

Ad ogni modo alcuni milioni di partite IVA sono coinvolte da questa modifica e vogliono capire se già da novembre 2023 non pagheranno l’acconto come sempre o se dovranno invece attendere il 2024. Qui cerchiamo di capire come stanno le cose alla luce delle informazioni più recenti disponibili.

Rateizzazione acconto di novembre per partite IVA: cos’è?

Il governo italiano ha avviato un processo di riforma del Fisco che riguarda tutta la platea di contribuenti. La riforma prevede vari passaggi attuativi e al momento è allo studio la possibilità di rateizzare il secondo acconto di novembre in 6 rate posticipate nell’anno fiscale successivo.

La rateizzazione è già inclusa nei criteri direttivi della legge delega in materia di riforma del sistema fiscale, ma deve essere definitivamente approvata per poter essere efficace.

Con tale misura le imprese, i professionisti e più in generale le partite IVA non pagheranno più l’anticipo IRPEF, IRAP, IRES o le imposte sostitutive (ad esempio per il regime forfettario) a novembre, ma potranno distribuire il secondo acconto su 6 rate da versare all’Agenzia delle Entrate tra gennaio e giugno dell’anno successivo.

Con la normativa attuale, in pratica, a novembre 2023 gli autonomi e professionisti sarebbero tenuti a versare il secondo acconto IRPEF per l’anno fiscale in corso, mentre con la riforma verseranno delle rate nel corso della prima metà del 2024. Dunque niente più anticipo di tasse sulla presunzione di un fatturato che le imprese e le partite IVA non hanno ancora materialmente prodotto.

Il meccanismo di funzionamento seguirà lo stesso schema rateale previsto per il primo acconto di giugno e nella pratica permetterà di pagare le tasse mensilmente, mentre il saldo che risulterà dal conguaglio di giugno potrà essere rateizzato fino a ottobre.

Ovviamente il titolare di partita IVA è sempre libero di pagare l’imposta in una unica soluzione, che in questa nuova configurazione prevede una rata unica a gennaio dell’anno successivo.

Come automatizzare le rate

Dal punto di vista pratico i pagamenti potranno essere automatizzati in una sola volta grazie all’utilizzo di un conto bancario digitale evoluto che offre la programmazione degli F24.

Ad esempio grazie al conto bancario Qonto per le aziende è possibile disporre F24 in anticipo indicando la data di esecuzione. In questo modo potrai programmare in una sola volta le sei rate dell’acconto di novembre e non pensarci più.

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Quali partite IVA potranno beneficiare della rateizzazione di novembre?

A regime la riforma fiscale prevede che tutte le partite IVA potranno beneficiare della rateizzazione del secondo acconto di novembre, ma si parte a scaglioni per ragioni di conti pubblici. Nei fatti, anche se la riforma non necessita di una copertura sulle competenze risulterà comunque un ammanco momentaneo per le casse dello Stato con cui il Mef dovrà fare i conti.

Ecco perché al momento la proposta è di includere nel rinvio dell’acconto di novembre soltanto gli autonomi, i professionisti e le PMI con un fatturato non superiore ai 170.000 euro annui (a settembre la stima era 500.000 euro). Tale platea è comunque abbastanza vasta ed è stata calcolata in alcuni milioni di partite IVA beneficiarie.

Negli anni successivi anche le imprese e i professionisti con un fatturato superiore a tale quota rientreranno nella possibilità di rateizzare il secondo acconto di novembre.

Il secondo acconto di novembre 2023 andrà pagato, oppure no?

La domanda che tutte le partite IVA con un fatturato inferiore ai 170mila euro ora si porranno è se il secondo acconto di novembre 2023 andrà pagato o se bisognerà attendere novembre 2024 per beneficiare di questa “rivoluzione fiscale”.

La risposta alla domanda è arrivata al termine del Consiglio dei Ministri di lunedì 16 ottobre, quando è stata esaminata “l’attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi”.

Il secondo acconto di novembre 2023 potrà essere pagato a rate da gennaio a giugno 2024, quindi la riforma è subito operativa e di conseguenza anche i potenziali benefici per autonomi e professionisti.

Le partite IVA potranno pagare anche attraverso PagoPA, un metodo di pagamento digitale reso disponibile dal conto Revolut Business senza commissioni a differenza di altri conti bancari per imprese che fanno pagare una commissione su ogni singola transazione.

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Rateo acconto tasse di novembre: ci saranno maggiorazioni?

Al netto della possibilità di rateizzare il secondo acconto di novembre in 6 rate da gennaio a giugno dell’anno successivo, cerchiamo di capire se il rateo costerà una maggiorazione alle partite IVA.

Su questo non sono disponibili informazioni certe e ufficiali, tuttavia possiamo basarci su quanto avviene con il rateo del primo acconto di giugno.

Entro il 30 giugno le partite Iva hanno tempo per saldare le imposte dovute per l’anno fiscale precedente e anticipano il 40% di tasse per l’anno in corso (primo acconto), con la possibilità di pagare entro il 31 luglio con una maggiorazione dello 0,40% o in 6 rate con una maggiorazione progressiva compresa tra lo 0,14% della prima rata e l’1,79% sull’ultima rata.

Entro il 30 novembre versano il secondo acconto in una unica soluzione. Ma la riforma fiscale vuole introdurre il rateo anche del secondo acconto IRPEF per le partite IVA. Quindi imprese, autonomi e professionisti devono attendersi una probabile maggiorazione sul dovuto.

A chi conviene rateizzare le tasse?

Rateizzare le tasse conviene in tutti quei casi in cui l’impresa con la maggiore disponibilità economica in cassa derivata dal rateo può trarne un beneficio in termini di interessi attivi maturati su un conto corrente remunerato.

Prendiamo come esempio il conto corrente remunerato di Banca Aidexa rivolto alle partite IVA. Tutta la liquidità in giacenza sul conto corrente matura un tasso di interesse del 2% lordo annuo. Inoltre l’impresa può aprire il conto deposito X Risparmio Libero con un tasso annuo lordo del 3,5% e la possibilità di prelevare o di versare quando si vuole.

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Conclusioni

Lo slittamento del secondo acconto IRPEF, IRAP, IRES e delle imposte sostitutive da novembre a gennaio, con la possibilità di rateizzare fino a giugno dell’anno successivo è una riforma attesa da lungo tempo.

Le imprese dovranno rimodulare la gestione amministrativa e fiscale dell’attività, ma trarranno un beneficio rilevante non dovendo più anticipare le tasse su un fatturato non ancora realizzato e soltanto presunto.

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Fabio Carbone

Scrittore web tecnico ma versatile dal 2013, ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Dal 2016 si occupa di temi legati all'Industria 4.0 e al mondo del digitale. Scrive di finanza, criptovalute e blockchain per quotidiani online, siti di settore e aziende.

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