- 28/10/2022
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La tassazione delle criptovalute è un tema controverso in quanto non è ancora stata redatta una specifica normativa per definire e regolamentare l’eventuale imposizione fiscale a cui possono essere soggette le valute digitali.
Ad oggi, infatti, l’Agenzia delle Entrate si basa su prassi e interpretazioni di norme che si riferiscono ad altri strumenti e che quindi a tratti possono apparire incomplete o non chiare anche per via anche della complessità di alcuni aspetti legati al mondo delle criptovalute e della finanza decentralizzata.
Scopri, allora, come ottimizzare la tassazione sulle criptovalute, come questi asset vengono considerati dal fisco italiano e anche i paesi dove vige un regime fiscale particolarmente vantaggioso per chi li detiene.
Come sono tassate le criptovalute?
Attualmente non esiste una specifica normativa redatta per regolamentare la tassazione delle criptovalute ma questa viene dedotta da interpretazioni di prassi che possono apparire poco esaustive o, addirittura, lacunose anche per via della complessitĂ e continua evoluzione di queste monete e degli strumenti finanziari ad esse collegate.
Ad oggi, l'Agenzia delle Entrate considera le criptovalute come valute estere in base alla risoluzione della Direz. Centr. AdE 72/E/2016 e nella risposta all’interpello n. 956-39/2018 della Direz. Reg. Lombardia.
La Corte di Giustizia UE ha però più volte ribadito che le criptovalute per loro natura non possono essere considerate valuta estera ma per ora non vi sono norme in Italia che recepiscano questa direttiva.
Ad oggi, l’assimilazione delle criptovalute alle valute estere le rende quindi soggette alla tassazione valida per queste ultime seppur con alcune sostanziali differenze.
Quando si pagano le tasse sulle criptovalute
La disciplina prevede che si paghino le tasse sulle criptovalute nel momento dello scambio, ovvero quando queste vengono scambiate con altre valute tradizionali o digitali.
Gli obblighi dichiarativi, invece, riguardano non solo il momento dello scambio ma anche quello della detenzione.
Tassazione delle plusvalenze di criptovalute
Le plusvalenze derivanti dall’acquisto, detenzione e scambio di criptovalute sono soggette a tassazione solo al verificarsi di determinate condizioni.
La tassazione delle plusvalenze di criptovalute può avvenire, infatti, solo se:
- vi è una cessione di questi asset;
- il valore complessivo dei beni scambiati supera i 51.645,69€ per almeno sette giorni lavorativi continuativi.
Nel tal caso, quindi, la plusvalenza deve essere inserita nel quadro RT dedicato alle plusvalenze di natura finanziaria della dichiarazione dei redditi e subirĂ una tassazione pari al 26% del suo valore.
Se invece si detengono delle criptovalute il cui valore è aumentato nel tempo ma non le si cede, la plusvalenza generata non può essere tassata.
L’ammontare delle criptovalute detenute va, comunque, comunicato all'Agenzia delle Entrate compilando il quadro RW della dichiarazione dei redditi relativo agli investimenti patrimoniali e alle attività finanziarie detenute all'estero da persone fisiche.
Tassazione sulle staking di criptovalute
La remunerazione derivante dall’attività di staking di criptovalute, anche se effettuata in maniera non professionale, è considerata dall’Agenzia delle Entrate come reddito da capitale e pertanto soggetta a imposizione fiscale.
Nel caso i proventi derivanti dall’aver sottoposto una parte o tutto il capitale in criptovalute a un vincolo di non utilizzo vengano accreditati nel wallet di una società italiana, quest'ultima è tenuta all'applicazione della ritenuta a titolo d'imposta nella misura del 26%.
Il contribuente non è tenuto, invece, agli obblighi di monitoraggio fiscale, né al pagamento dell'IVAFE ovvero dell’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all'estero che si applica solo sui depositi di natura bancaria.
Come vanno dichiarate le criptovalute
I contribuenti che detengono criptovalute sono tenuti ad assolvere ai seguenti obblighi:
- obbligo di tassazione;
- obbligo di monitoraggio fiscale.
Nel caso venga realizzata una plusvalenza tale reddito deve essere esposto nel quadro RT del modello Redditi PF e se il contribuente presenta il modello 730 tale quadro deve essere integrato.
Se si detengono criptovalute tramite un intermediario non residente in Italia o tramite wallet digitale si deve assolvere all'obbligo di monitoraggio fiscale compilando il quadro RW dedicato alle attivitĂ estere di natura finanziaria del modello redditi PF.
Tale obbligo, invece, non sussiste se si detengono criptovalute tramite un intermediario residente in Italia.
Cosa succede se non si dichiarano le criptovalute
Alle criptovalute non si applica la soglia di esonero di monitoraggio per cifre inferiori o pari a 15.000 euro prevista per depositi e conti correnti bancari, quindi, è sempre necessario dichiararle ammesso che queste non vengano detenute in wallet gestiti da società italiane.
Se si omette o si compila in modo irregolare il quadro RW è prevista una sanzione dal 3% al 15% del valore dei possedimenti non dichiarati.
Nel caso però la dichiarazione sia presentata entro 90 giorni dal termine, la sanzione applicata ammonta a 258 euro e può essere ulteriormente ridotta a un nono se si sfrutta l’istituto del ravvedimento operoso.
Bisogna, comunque, ricordare che la compilazione del quadro RW non fa emergere reddito imponibile quindi le criptovalute dichiarate non sono soggette a tassazione.
Nel caso invece non si dichiari una plusvalenza da cessione di criptovalute soggetta a tassazione si incorre in una dichiarazione infedele che può comportare sanzioni anche gravi e che possono raddoppiare nel caso le criptovalute vengano detenute in società che hanno sede in paesi inclusi nella Black List dell’Agenzia delle Entrate.
Dove non si pagano le tasse sulle criptovalute
Alcuni paesi hanno scelto di escludere le criptovalute dal pagamento delle imposte ponendosi di fatto come dei paradisi fiscali per chi detiene questi asset.
In Portogallo, Svizzera e Germania, ad esempio, i cittadini che detengono o scambiano criptovalute in maniera non professionale non devono pagare tasse sulle plusvalenze.
A Malta, uno dei primi paesi a regolamentare gli investimenti in criptovalute, non si pagano tasse sugli investimenti a lungo termine mentre il day trading potrebbe essere soggetto a imposta sul reddito.
Bisogna, comunque, ricordare che per beneficiare di questi regimi fiscali favorevoli alle criptovalute è necessario ottenere la residenza fiscale in uno dei paesi menzionati.