Crowdcon 2023: nuovi scenari sul crowdfunding europeo

crowdcon 2023

Come ha illustrato l'ultima edizione del Crowdcon, quella del crowdfunding nel vecchio continente è forse il miglior esempio della complessità nell’Unione Europea. Nell’evento, organizzato per la prima volta a Milano da Eurocrowd, si è rimarcato come, alle potenzialità di un mercato di dimensioni considerevoli si associano frammentazioni normative, giurisdizionali, fiscali e culturali, che rendono il processo di unificazione un percorso tortuoso. Le sfide per le piattaforme intenzionate ad estendersi oltre il proprio mercato nazionale sono tutt’altro che trascurabili. La compliance - il rispetto di leggi, regolamenti e norme -, è solo una di queste.

Terminato il periodo transitorio lo scorso 10 novembre 2023, le piattaforme che hanno ottenuto l’autorizzazione secondo il regolamento europeo possono non solo continuare ad operare nel proprio mercato di origine, ma anche espandersi negli altri Stati membri. Per quelle ancora in attesa della licenza europea, le operazioni sono sospese fino al suo ottenimento. Se quella introdotta col Regolamento Ue 2020/1503 sia un’opportunità o una minaccia dipende dal punto di vista.

Per le piattaforme più strutturate, le complessità burocratiche sono i gradini da salire per entrare nel mercato unico, fatto di documentazioni e procedure standard: dal registro unico delle piattaforme di crowdfunding, tenuto dall’Esma, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, alla scheda Kiis (key investment information sheet), che raccoglie tutte le informazioni chiave sull’investimento proposto e all’obbligo di un questionario che verifichi le competenze finanziarie degli investitori. Maggiore standardizzazione può significare maggiore efficienza, a tutto vantaggio di una platea di investitori e di imprese in cerca di finanziamenti più ampia.

Per le piattaforme meno efficienti al contrario, una pausa di settimane o mesi all’attività di intermediazione può significare una riflessione sulla propria missione e sulle risorse, umane ed economiche, per portarla a termine.

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I dati del crowdfunding in Europa

Dal punto di vista dei dati, il report di Afme sul mercato dei capitali nella Ue presenta un ritratto in chiaroscuro per il crowdfunding. Dimensioni e crescita non sembrano mantenere le aspettative che l’avvento del Mercato Unico dei capitali aveva generato alla creazione nel gennaio del 1993. Gli investimenti privati sono la metà di quelli inglesi e un terzo di quelli statunitensi. In trent’anni, le obbligazioni emesse dalle aziende dei ventisette Stati Ue sono scese dal 20 al 14 percento del mercato mondiale. Inutile incolpare il mercato unico: questo declino è in linea con la riduzione del peso dell’economia targata Ue. Quello che è peculiare tra le economie europee è una scasa predilezione per le quotazioni in borsa, con le offerte pubbliche iniziali che non superano il 7 percento del volume totale: una differenza sostanziale, se comparata con il dato americano.

In questo scenario, tuttavia, il dato positivo arriva proprio dall’equity crowdfunding, che convoglia gli investimenti collettivi verso le partecipazioni azionarie. Dal picco di 260 milioni di euro investiti nel 2021, il mercato è sceso a 220 nel 2022. Un meno 15 percento più che compensato dal fatto che la stessa cifra si è registrata nel solo primo semestre del 2023: in sintesi, il crowdfunding tiene e sembra farlo a spese altre fonti di investimento come Business Angels, Venture Capital e Growth Funds. Privati facoltosi e fondi di investimento hanno perso rispettivamente il 75 e il 64 percento dal loro punto massimo.

Per quanto concerne i dati da gennaio a ottobre 2023 dalle piattaforme autorizzate Escpr, il mercato ha intermediato un totale di 616 milioni di euro, in poco meno di 1.300 transazioni. Di queste, quasi il 65 percento sottoforma di investimenti, a fronte di un 35 percento di prestiti. Gli investimenti immobiliari confermano la loro forza, con il real estate che si aggiudica il 41 percento delle transazioni: molto distanti rimangono il food and beverage, il comparto tecnologico, la produzione di energia sostenibile e l’agricoltura, compresi tra il 16 e l’8 percento. Dunque, se l’investimento tipico tramite crowdfunding punta a una quota dei profitti delle società immobiliari è interessante che innovazione tecnologica e sostenibilità siano temi apprezzati da questa platea di investitori.

Che in un mercato unico, la competizione non sia solo tra piattaforme ma anche tra Stati lo si comprende bene se si osservano le transazioni per Paese. I dati 2023 premiano i Paesi Bassi, che con quasi 500 transazioni superano il 38 percento del totale: quasi il doppio della Francia e il quadruplo della Spagna. Potrebbe sorprendere il dato della Lituania, che con oltre il 10 percento del totale conclude quasi il triplo delle transazioni dell’Italia.

Crowdfunding e normativa: a che punto siamo

Oltre novanta sono le licenze Ecspr autorizzate alla scadenza del 10 novembre 2023, data limite per la validità delle autorizzazioni nazionali. Di molto superiori alle prime proiezioni dei lavori della Commissione Europea. Altre licenze sono previste per i prossimi mesi, anche se resta l’incognita per le piattaforme ritardatarie che fino ad allora non avranno modo di proseguire la loro attività.

Con ventidue piattaforme autorizzate, la Francia si conferma il Paese con il maggior numero di licenze Ecspr. Questo, oltre a confermare la vivacità del mercato d’oltralpe, sottolinea la capacità di lobby di Parigi, in grado di trasformare la prima scadenza non rispettata del novembre 2021 in una proroga utile alle proprie piattaforme. Anche i Paesi Bassi si candidano come Paese da finanza alternativa, con dodici piattaforme, seguite dalla Spagna, con otto, e dalla Lituania, con sei. È interessante notare la polarizzazione delle provenienze. Il 50 percento delle piattaforme è registrato in soli tre Paesi Ue: un chiaro segno che tra gli Stati si gioca una partita sull’attrattività del proprio sistema-Paese. Alla luce di questa considerazione, sorprende il ritardo della Germania.

Alla luce dei dati sul mercato europeo dei capitali e del numero di piattaforme autorizzate, un interrogativo è emerso dalla presentazione di Oliver Gajda, founder di Eurocrowd. In un mercato da un miliardo di euro, come possono sopravvivere cento piattaforme? Delle due l’una: o il mercato è destinato a scalare, o il numero di piattaforme a ridursi. Il ragionamento è alquanto semplice: dimensioni troppo piccole permettono fatturati troppo esigui per garantire utili adeguati a coprire i costi e remunerare il capitale.

Questo potrebbe spingere i diversi intermediari a competere sui costi, col rischio di renderli più sensibili a variazioni dei tassi di interesse. Una fragilità questa, che avrebbe come conseguenza il consolidamento di mercato. In uno scenario più roseo, le preferenze di investitori e le richieste delle imprese potrebbero supportare l’espansione di questa forma di finanza alternativa.

Verso un mercato europeo, ma senza fretta

La scadenza del 10 novembre è certamente un passo importante verso l’unificazione del mercato unico della finanza alternativa. È bene però non trascurare alcuni limiti che ad oggi non sembrano destinati a risolversi facilmente. Due su di tutti: lingua e tasse.

L’Unione europea è un eccezionale coacervo di lingue e culture parenti. Internazionalizzare un servizio finanziario può dimostrarsi molto meno semplice di quanto si pensi. Una testimonianza ricorrente emersa alla dodicesima convention Crowdcon è stata sulla difficoltà di superare le barriere culturali, più che linguistiche. Comprendere il profilo degli investitori e quello delle persone che stanno dietro ai progetti in cerca di finanziamento non è qualcosa che si possa fare dalla sede centrale: ogni mercato richiede la sua filiale che, oltre a tradurre documenti e contenuti, sviluppi l’expertise per operare in quel Paese.

Dal lato tasse, l’ostacolo non è meno alto. Al mercato unico fanno da contrasto tante diverse fiscalità nazionali, ciascuna con le proprie regole di funzionamento, che intralciano non poco i progetti di finanziamento internazionali. La difficoltà è tanto per gli investitori, che necessitano di comprendere come si applichi la tassazione internazionale al loro caso; quanto per le piattaforme, che hanno il compito di spiegare a tutti gli interessati, da qualunque Paese provengano, quali adempimenti comporta l’investimento.

In usa frase: tasse le lingua possono essere un serio ostacolo per quelle piattaforme che intendano passare alla fase di scaleup.

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Crowdfunding e risorse pubbliche

Uno dei modi possibili in cui il mercato potrebbe espandersi è quello della collaborazione tra crowdfunding e pubblica amministrazione. Quella che potrebbe sembrare un’antitesi – investitori privati e fondi pubblici -, possono invece generare interessanti sinergie, se integrati al meglio. La logica del matching fund è quella di integrare i diversi attori nel finanziamento di progetti meritori.

Tramite il meccanismo dei bandi, gli enti pubblici erogano fondi comunitari, statali e locali. Le iniziative che rispondono ai requisiti del bando possono ottenere finanziamenti agevolati o a fondo perduto. A questo punto possono essere coinvolte le piattaforme di crowdfunding per cofinanziare il progetto.

Dove sta la sinergia è presto detto: da un lato, gli enti pubblici possono ottimizzare i fondi a loro disposizione e ripartire le risorse tra più soggetti; dall’altro gli investitori beneficiano di un meccanismo di selezione rafforzato, con i controlli di regolarità e di merito dei progetti presentati già effettuati dall’ente pubblico.

Un esempio di questa simbiosi sono le iniziative di matching fund adottate da Trentino Sviluppo, società in-house della Provincia di Trento che si occupa di sviluppare l’impresa e l’innovazione: tramite questo meccanismo all’investimento azionario di Trentino Sviluppo si assommano gli investimenti privati di pari importo. Il beneficio è a tutto vantaggio delle PMI, in grado di raccogliere maggiori finanziamenti per innovazione, crescita del capitale umano e sviluppo.

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Fabrizio Pagni

Mi occupo di divulgazione economica. Scrivo di eLearning, finanza e Startup. Curo il blog aziendale di una TLC innovativa. Progetto podcast e giochi da tavola. Le interviste sono la mia specialità: quando sono fatte bene viene fuori la passione che anima le persone. Adoro trattare temi complessi: è quando riesci a spiegarli che sai di averli capiti.

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