Quanto ha senso investire in strumenti di liquidità?

Money Montain

Ha senso investire in strumenti di liquidità? Gli strumenti di liquidità, lo sappiamo e ne abbiamo parlato tante volte, sono caratterizzati da un basso rapporto rischio/rendimento. In questa asset class rientrano tutte le attività finanziarie a reddito fisso a breve termine, con un rischio minimo di perdita di valore. E naturalmente, vi rientra anche la moneta contante.

C’è però un rischio che non va dimenticato: è quello della perdita di valore associata all’inflazione. Si tratta di un fattore di rischio che è importante monitorare nel tempo. Infatti, anche se bassa, l’inflazione può erodere il potere di acquisto del nostro denaro. E anche questo l’abbiamo detto tante volte.

Ma prima di capire quanto senso può avere in questa fase puntare sulla liquidità, concediamoci un breve ripasso sull’argomento.

Strumenti di liquidità a breve scadenza

I più comuni strumenti di liquidità (e monetari) presenti sul mercato del reddito fisso sono:

  • i conti correnti;
  • i conti deposito;
  • i titoli con scadenza massima pari a 12 mesi;
  • fondi ed etf liquidità e monetari.

I conti correnti sono la forma più diffusa di liquidità: ma principalmente rappresentano uno strumento per la gestione quotidiana del proprio denaro, come vi abbiamo raccontato qualche giorno fa. E come vi abbiamo già detto, citando una guida della Banca d’Italia, generalmente offrono tassi d’interesse pari a zero.

Diverso il discorso per i conti deposito, che possono essere liberi o vincolati. I depositi sono solitamente caratterizzati da date di scadenza e tassi d’interesse fissi: il deposito avviene presso una banca o altro istituto per un periodo minimo prestabilito e a un tasso di interesse valido per tutta la durata del prestito. In caso di ritiro prima della scadenza, si applica una penale.

I titoli di Stato a breve termine come i Bot sono obbligazioni emesse sotto la pari e prive di cedola (“zero coupon bond”). Possono avere una durata di tre, sei o dodici mesi. La loro remunerazione è data dalla differenza tra valore nominale del titolo e il prezzo pagato al netto della ritenuta fiscale. Il rimborso avviene alla pari, alla data di scadenza del titolo.

Ma vale qui la pena di fare un ripasso anche sulle caratteristiche dei fondi e degli etf monetari o di liquidità. In Italia, il fondo è di solito a gestione attiva, ovvero non replica un indice di riferimento, mentre l’etf è a gestione passiva. Proprio per questo i fondi spesso hanno costi più elevati rispetto agli etf, tali da rendere meno conveniente l’acquisto: ha senso quindi valutare bene i costi selezionando attentamente i fondi, nel caso si opti per essi. Di contro, sugli etf è richiesta una commissione di negoziazione.

Strumenti di liquidità vs. rischio liquidità

È importante poi fare una distinzione tra strumento di liquidità (di cui abbiamo ampiamente parlato) e rischio liquidità, inteso come effettiva possibilità di vendere sul mercato un titolo o uno strumento finanziario, tramutandolo quindi in liquidità, senza impiegarci troppo tempo e/o rimetterci troppo in quanto a prezzo.

Investire in liquidità: quanto ha senso?

Fino al 21 luglio 2022, la zona euro ha goduto di un regime di tassi d’interesse negativi. In virtù di questo, per depositare liquidità in eccesso a Francoforte le banche non solo non incassavano alcun interesse, ma dovevano pagare un interesse sulle stesse somme depositate. Questo ha avuto ripercussioni negative sui tassi offerti alla clientela per i depositi.

Oggi la situazione sta rapidamente cambiando. E rispuntano già proposte più interessanti. Ma non abbastanza remunerative, per la natura stessa dello strumento, e che quindi non battono il rialzo dei prezzi cui stiamo assistendo dallo scorso anno.

Quindi, sempre in un’ottica di adeguata e opportuna diversificazione, tenendo la mente aperta ma non tanto da cascarci dentro, alla fin fine investire sui mercati finanziari rimane la strada migliore in termini di rendimento atteso, soprattutto se l’orizzonte temporale è lungo (pensione o università dei figli che ora magari sono ancora al nido d’infanzia).

La risposta è sempre nel mix, senza esagerare in un senso o nell’altro, tenendo conto delle proprie possibilità e necessità, del proprio profilo, dei bisogni e degli obiettivi. E sempre con il valido aiuto di un/una consulente.

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Redazione AdviseOnly

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