7 Domande essenziali per investire in Fondi Comuni ed ETF in sicurezza

Difesa personale

Per investire serve il metodo giusto: bisogna porsi – e porre – le giuste domande, raccogliere più informazioni possibili e, soprattutto, restare calmi quando i mercati sembrano sbandare troppo. Per aiutarti in questo, ecco un piccolo kit di sopravvivenza per investitori alle prime armi. Vediamo le cinque domande più importanti da fare quando si compra un fondo comune d’investimento o un Exchange Traded Fund.

Fondi comuni ed ETF: che differenza c’è?

Fondi comuni ed ETF sono quelli che tecnicamente vengono chiamati OICR: non si tratta di un tipo di plancton che provoca dermatosi se viene a contatto con la pelle, ma sta per Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio. È la definizione compatta, data dai legislatori europei, che accorpa questo tipo di prodotti.

Ciò premesso, veniamo alle definizioni.

  • I fondi comuni di investimento sono patrimoni collettivi che raccolgono i risparmi di una pluralità di investitori e gestiscono tali risorse attraverso l’investimento in prodotti finanziari. Sono affidati a una società di gestione del risparmio (SGR), che ha personalità giuridica e capitale separati da quelli del singolo fondo. Ciascun risparmiatore acquista un numero di quote del fondo proporzionale all’importo che ha versato. Lo stile di gestione è generalmente “attivo”: il gestore, cioè, cerca di battere l’indice di mercato assunto come “benchmark”, ossia come riferimento.
  • ETF è l’acronimo di Exchange Traded Fund: sono fondi comuni di investimento che possono essere negoziati in Borsa, proprio come le azioni delle società quotate. Sono gestiti per replicare in modo fedele l’andamento di un determinato indice e per offrire agli investitori lo stesso rendimento di quell’indice.

Le 7 domande da fare prima di investire

Tutto ciò premesso, veniamo alle domande da fare prima di investire.

  1. È un prodotto UCITS? I prodotti UCITS sono dotati di una sorta di “patente europea”, la quale certifica che soddisfano gli alti standard di trasparenza e tutela del risparmiatore stabiliti dall’Unione Europea. Il che in pratica azzera il rischio di frodi e garantisce la serietà della società di gestione e della valorizzazione degli investimenti, che è rigorosa.
  2. Qual è la strategia d’investimento? È qui che si dovrebbe capire se il prodotto fa al caso tuo. Innanzitutto, la risposta ti permette di scoprire se il fondo investe in azioni o in obbligazioni (con la specifica dell’area geografica), oppure in valute, materie prime e quant’altro. Tendenzialmente, gli investimenti in azioni, materie prime e valute sono più rischiosi, ma comunque dipende sempre da caso a caso.
  3. Quanto è rischiosa la strategia? In sostanza, quello che devi capire è quanto potresti perdere qualora le cose si mettessero male. Fattelo dire in parole povere: hai tutto il diritto di non capire, soprattutto se la risposta iniziale è infarcita di paroloni, ma hai anche il dovere verso te stesso/a di fartelo rispiegare in termini semplici, umani e molto asciutti.
  4. Che “liquidità” ha questo prodotto? Vuol dire “con che cadenza temporale lo posso acquistare o vendere?”. E le risposte ammissibili sono solo due: “è trattato in Borsa” (è il caso degli ETF) oppure “giornalmente”. Se ti dicono “settimanalmente” (cioè, puoi venderlo solo in un dato giorno della settimana), altolà: c’è puzza di illiquidità (difficoltà a convertire quel prodotto in liquidità, ossia a venderlo), cosa che comporta conseguenze poco piacevoli.
  5. Da quanto esiste la società che lo gestisce? Una lunga storia e un marchio noto, a parità di condizioni, aumentano la credibilità. Ma se la società di gestione è nuova non significa che tu debba per forza scappare, perché ve ne sono di ottime, costituite da professionisti esperti e affidabili; significa solo che devi approfondire un po’ per capire se, appunto, si tratta di una società seria o meno.
  6. A quanto ammontano i costi e le commissioni del fondo o dell'ETF? Per rispondere a questa domanda occorre guardare il TER (Total Expense Ratio), indica il costo totale del fondo e include tutte le commissioni e spese varie. È espresso in percentuale e andrà a diminuire il rendimento netto del vostro capitale. Se per esempio in un dato anno avete avuto un rendimento (al lordo delle commissioni) del 5% e il TER è 1%, il vostro rendimento vero (rendimento netto) sarà 4%. Funziona come per tutti i costi: leggete sui documenti informativi quanto è il TER e capite se per voi è tanto o poco.
  7. Che performance ha avuto il fondo a 6 mesi, 1 anno, 3 anni, 5 anni, da avvio? Si investe per far crescere i risparmi, quindi poche storie: la performance è importante.

Quali sono possono essere i costi di Fondi o ETF

Non si investe senza costi. E i costi sono certi. Performance e rendimenti, invece, sono tutto fuorché garantiti. Ecco perché vale la pena approfondire con cura il tema dei costi: sono l’unico elemento fisso, inevitabile, che andrà ad intaccare il vostro capitale. Analizzare commissioni, spese e oneri vi dà la possibilità di prendere decisioni informate, senza basarvi unicamente su aspettative di guadagno che potrebbero non avverarsi. Non dimenticate, quindi, di mettere al centro della vostra analisi i costi, prima di farvi affascinare dalle potenzialità di rendimento.

  • Esistono commissioni di sottoscrizione (o d’ingresso)? Sono soldi che scucite solo per iniziare ad investire e che ovviamente non vengono investiti, ma finiscono nelle tasche di qualcun altro, cioè la società di gestione o quella che vi vende il prodotto. Ormai questo tipo di commissioni (beninteso incluse nel TER) è sempre meno utilizzato… ma voi controllate.
  • Esistono commissioni d’uscita o altre penalizzazioni di disinvestimento? Solo in pochi casi, per ragioni tecniche (ad esempio strategie finanziarie che vengono danneggiate dall’uscita degli investitori), sono accettabili. Per la maggior parte dei fondi o ETF, l’uscita di un investitore di piccole dimensioni (come generalmente è un risparmiatore privato) è un evento trascurabile, che non comporta particolari danni o costi. Quindi, se esistono queste commissioni d’uscita, o altri costi del genere, ad esempio penali, chiedete perché.

Come si valutano le performance passate?

La risposta a questa domanda è diversa a seconda che si tratti di un ETF o di un Fondo Comune di Investimento.

  • Nel caso degli ETF, che seguono un indice finanziario e basta, la storia è poco rilevante perché un ETF sostanzialmente ricalca la performance dei mercati. Serve giusto per farsi un’idea di che cosa potrebbe capitare ai vostri investimenti con un certo ETF, ma non serve a valutare la società di gestione, che si limita a seguire il mercato.
  • Per i fondi comuni e le Sicav, che fanno gestione attiva, è diverso: guardare alla performance del gestore rispetto al suo benchmark (riportata in tutto il materiale informativo sul prodotto) serve per capire se il contributo del gestore fa davvero la differenza. È semplice: il gestore dovrebbe battere il benchmark con una certa regolarità. Lo potete vedere nelle tabelline con le performance annue che vi mostreranno. Comunque, occorrono molti anni per capire se un gestore è bravo davvero. Quindi innanzitutto verificate se il fondo esiste da almeno 3-5 anni (meglio 5 o più), oppure se il gestore ha già gestito un altro prodotto simile.
  • Fondi comuni lanciati di recente: a meno che non siano realmente convincenti da altri punti di vista, lasciate perdere: il rischio è che ve lo vogliano vendere solo perché lo stanno spingendo commercialmente, a prescindere dalla bontà del prodotto.

Diffidate delle performance troppo belle per essere vere

E' difficile capire dalla storia se un gestore è veramente bravo. Tuttavia, quello che è certo è che se vi mostrano una fila di performance, su vari archi temporali, tutte pessime, allora forse è il caso di farsi qualche domanda. Peraltro, qualche brutto periodo è fisiologico, dato che i mercati sono in buona misura dominati dal caso. Anzi, qualche risultato negativo è persino un buon segno: per dire, Madoff presentava una lunghissima sfilza di performance positive (tutte false) – e si è visto com’è andata a finire, con la gente truffata e sul lastrico.

Non guardate solo la performance recente, nel bene e nel male.

Valutate le performance su un arco di tempo corrispondente alla durata dell’investimento che state per fare. Quindi, se volete investire per 2-3 anni circa, chiedete com’è andato il prodotto su quell’arco temporale. Possibilmente in periodi storici diversi. E usate il buon senso. Non vi fate incantare solo da eccellenti performance degli ultimi tempi: è una tecnica di vendita vecchia come il mondo presentare al cliente il prodotto che è andato meglio di recente.

Qual è stata la peggior performance settimanale, mensile, trimestrale, annua?

Da questi numeri, ammesso che il fondo o ETF abbia una storia sufficientemente lunga (almeno 3-5 anni), potete farvi un’idea di quale sia il rischio reale e tangibile del prodotto che state considerando. E capire se può andarvi bene oppure no.

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Chiunque ti proponga il prodotto, deve essere in grado di rispondere a queste domande. E nel dubbio, usa il buon senso: se non ti è chiaro un investimento o se hai qualche sospetto, meglio lasciar stare e passare oltre.

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Redazione AdviseOnly

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