Report PMI 2023, le imprese secondo Modefinance

Report PMI 2023, le imprese secondo Modefinance

Lo scorso anno è stato un anno turbolento per le PMI italiane. Incertezze geopolitiche e inflazione hanno reso più complicato il loro percorso di crescita, con un eco sul merito creditizio. Le imprese più sane hanno mantenuto o migliorato il proprio punteggio, come mostra il Report PMI 2023 presentato da Modefinance e la crescita registrata nel quadriennio 2019-2022 ha giovato a redditività, liquidità e solvibilità.

Il report, che fornisce anche una valutazione sui criteri ESG, è il frutto dei modelli di analisi di Modefinance e forniti Tigran, la piattaforma cloud per la gestione del rischio di credito.

Modefinance

Nata come spin-off dell’Università di Trieste, Modefinance è una società fintech fondata da Valentino Pediroda e Mattia Ciprian. Dopo il round di investimenti nel 2015, Modefinance ha ottenuto la registrazione presso l’Esma come Credit Rating Agency per la valutazione delle imprese e, delle banche nell’anno successivo. Con l’ingresso di TeamSystem come socio principale nel 2021, la società ha sviluppato Tigran, un sistema cloud unico nel suo genere per la digitalizzazione e l'automazione dei processi di gestione del rischio. Il servizio di Modefinance è ispirato al principio Raas, Rating-as-a-Service, grazie a un processo automatizzato di valutazione del rating.

Il Report PMI 2023

Il Report PMI 2023 analizza lo stato di salute attuale delle piccole e medie imprese italiane. Secondo lo studio di Modefinance, un’impresa può essere definita sana quando la sua crescita è sostenibile nel lungo periodo. Tre sono le condizioni necessarie. La crescita economico-finanziaria deve essere equilibrata, senza che i costi superino i ricavi o che debiti, flussi di cassa e liquidità diventino insostenibili. Questo equilibrio deve essere durevole nel tempo. Il profitto che ne deriva deve essere realizzato in maniera etica, senza compromettere le risorse attuali, il benessere sociale e la prosperità economica.

Quest’ultimo punto è riassunto nei principi ESG, che orientano i criteri per gli investimenti sostenibili e, attraverso gli strumenti finanziari, l’attività economica delle imprese.

Il Report PMI 2023 valuta il merito al credito di 97 mila imprese italiane che hanno depositato il bilancio 2022. poiché l’input è costituito dai bilanci depositati, è necessario attendere un anno per avere conferma sulle performance delle aziende del campione.

La ricerca si concentra sulle imprese di dimensioni minori, con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 250, un fatturato che non supera i 50 milioni di euro e un totale dell’attivo di bilancio inferiore a 43 milioni di euro. queste imprese hanno fronteggiato un 2022 turbolento: lo scoppio della guerra russo-ucraina ha contribuito all’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che si sono tradotte in maggiore inflazione e tassi di interesse.

Il principio di fondo è che la salute delle imprese si traduce in un migliore merito al credito. Banche e istituti finanziari ricorrono a questo criterio per valutare se e quanto finanziare le imprese: imprese con un merito più alto possono contare su più fondi, erogati a tassi più bassi. MORE, il modello ibrido di valutazione di Modefinance adotta un approccio sistemico per approfondire questa valutazione. Gli algoritmi sono elaborati secondo i principi della Teoria dei Giochi, per analizzare tutte le aree economico-finanziare di un’impresa. Sono valutati in questo modo la profittabilità e l’efficienza, oltre alla liquidità, alla solvibilità, e all’interest coverage, la capacità di ripagare gli interessi sul debito. Il giudizio finale è espresso su una scala di dieci punti e va da D, per le imprese rischiose e in gravi situazioni di difficoltà, ad AAA, per imprese sane e con una solvibilità massima.

Per quanto riguarda il giudizio di sintesi, oltre la metà del campione osservato dimostra una buona salute per quanto riguarda il merito creditizio, con giudizi che vanno da BBB ad AAA. Anche l’evoluzione è lusinghiera. L’equilibrio economico-finanziario è migliorato dal 2019. Se un terzo delle imprese hanno confermato il giudizio MORE, quasi il 17 percento è migliorata di almeno una classe.

Il report presenta più in dettaglio le conclusioni su redditività, liquidità e solvibilità del campione. Per quanto concerne la redditività, nel quadriennio 2019-2022 il fatturato mediano è cresciuto di quasi il 17 percento a fronte di un calo del 26 percento del fatturato aggregato. Questo lascerebbe ipotizzare una maggiore dispersione, con imprese che hanno performato meglio di altre. Nel complesso, il Margine Operativo Lordo (MOL) si è attestato su un valore mediano prossimo al 10 percento, con il costo delle materie prime, sussidiarie e di consumo che pesa per oltre il 40 percento. nel 2022 oltre il 91 percento delle imprese osservate ha chiuso l’anno in utile, con un ROE, il ritorno sul patrimonio netto, al 13,5 percento, dato massimo del quadriennio.

Conclusioni positive anche per la liquidità, che si mantiene a livelli stabili. Il ciclo monetario, rimane sostanzialmente invariato: stabili nel quadriennio i giorni in cui le merci restano in magazzino prima di essere vendute e in cui crediti e i debiti vengono pagati. Poco meno dell’89 percento delle imprese possiede livelli di liquidità adeguati, con un current ratio superiore a uno. Il lieve rallentamento del ciclo monetario, con il quick ratio – il rapporto tra liquidità immediate e passività correnti -, che passa da 1,25 a 1,24, ben superiore rispetto al valore soglia di uno.

Il periodo positivo si traduce in una migliore solvibilità. Le Pmi del campione hanno rafforzato il proprio patrimonio, riducendo l’indebitamento. L’indice di leverage finanziario, che esprime il rapporto tra il totale delle fondi di finanziamento e il capitale proprio, ha registrato nel 2022 il minimo del quadriennio, pari a 2,35. Segno questo che la redditività ha permesso di far fronte all’attività economica facendo più affidamento alle risorse proprie, da un lato, e che i maggiori tassi di interesse hanno costretto le imprese a moderare il ricorso al credito. Nel complesso, l’indebitamento finanziario è sceso dallo 0,73 allo 0,63, con un calo maggiore registrato nel 2022.

Modefinance e il Modello MORE: previsioni nowcasting e forecasting

Il modello di valutazione di Modefinance permette di eseguire delle proiezioni sull’evoluzione del merito creditizio. Il report PMI 2023 ha considerato i settori alimentare, della GDO e delle Costruzioni. Le previsioni fanno ricorso a una combinazione di modelli di nowcasting e di forecasting. Il modello nowcasting considera i dati delle fatture emesse dalle imprese e restituisce l’andamento dei settori considerati in tempo reale, oltre a presentare una previsione per le vendite per l’anno successivo. Il modello forecasting presenta simulazioni dettagliate di bilancio e flussi di cassa. Per fare questo, considera le stime del fatturato del modello nowcasting e l’ammontare dei debiti finanziari ottenuti dai report della Centrale Rischi.

Per il settore alimentare, il modello nowcasting prevede una crescita 2023 più contenuta rispetto al 2022. Il modello forecasting indica un anno di sostanziale stabilità, con l’87 percento delle imprese che manterrà invariata la propria classe di score nel 2024.

Per il settore GDO, più colpiti dall’aumento dell’inflazione, il 2023 ha confermato il tipico andamento stagionale, anche se con variazioni più contenute rispetto all’anno precedente. Anche per la GDO, le previsioni sono di sostanziale stabilità per il merito creditizio.

Infine, diversi fattori hanno generato un rallentamento del settore edile nel 2023: dalla scadenza delle politiche del Bonus Facciate, all’aumento dei costi delle materie prime, oltre all’aumento dei tassi di interesse. Le previsioni indicano che il 18 percento delle imprese subirà un declassamento del proprio merito creditizio. A correre il rischio maggiore saranno le imprese con un merito nella fascia medio bassa, da BBB a CCC, mentre il 78 percento vedrà il proprio giudizio inalterato.

La valutazione ESG

Il report di Modefinance affronta anche la sfida della sostenibilità. Un campione di 1938 imprese è stato considerato per un’analisi del rispetto dei principi ESG. La quota principale di queste è costituita da imprese manifatturiere del nord Italia.

L’ESG Automated Score permette di ottenere un punteggio di sostenibilità automatico che tenga in conto delle azioni intraprese dalle aziende per i temi connessi all’ambiente, all’aspetto sociale e all’assetto di governance. Le informazioni utilizzate sono ricavate da database interni o di terze parti, tra cui la partita iva dell’azienda e i benchmark statistici. Le tre aree di intervento sono ponderate in un giudizio finale, su una scala che va da S1, per le imprese più dinamiche, a S7, per quelle più vulnerabili.

Questi giudizi permettono di raggruppare le imprese in tre categorie: Dinamica, per le imprese che attuano attivamente politiche ESG; Responsabile, per le imprese che sono consapevoli dei rischi e hanno iniziato a progettare politiche di gestione; Fragile, per quelle imprese che ancora non sono coscienti dei rischi ESG. Il tema è di rilievo, se si considera che dal lato degli investitori finanziari, i criteri ESG sono al centro dell’armonizzazione a livello comunitario sui principi finanziari. In altri termini, la finanza si sta organizzando per adottare un metodo comune di valutazione degli investimenti più sostenibili: quelle imprese che prima si adattano a questa sfida potranno ottenere finanziamenti migliori.

L’ESG Score, è calcolato su una somma ponderata dei singoli principi ESG. La maggior parte delle imprese del campione si situa su una fascia di giudizio intermedia, tra S3 e S4.

Per valutare il rischio Ambientale, Modefinance identifica gli asset aziendali quali fabbriche, uffici e magazzini. Di questi ne stima il rischio e il danno potenziale per eventi ambientali come grandini, terremoti o alluvioni. Se il rischio maggiore è quello sismico, la grandine colpisce in modo peggiore il settore agricolo. Nel complesso, il 64 percento del campione rientra nella classe S2.

Per il rischio sociale, l’analisi considera gli investimenti per ciascun dipendente quali, stipendio, formazione e altri benefit. L’obiettivo è quello di valutare se le politiche salariali siano in linea con il settore di appartenenza, la dimensione e la posizione geografica. Per questo indicatore, il campione ha una distribuzione a campana, con la maggior parte delle imprese concentrate nella classe S4, delle imprese responsabili ma non dinamiche.

Per il punteggio di governance sono considerati tanto l’assetto amministrativo quanto quello dell’organo di controllo. Per un assetto amministrativo adeguato è importante il numero di amministratori e il loro possesso di quote societarie, oltre alla presenza di figure tecniche che supportano il loro operato. Per gli organi di controllo è importante che le società facciano ricorso ai servizi di revisione contabile. Nel complesso, il campione mostra un assetto di governance adeguato ma migliorabile, con solo il 6 percento che riporta un giudizio “vulnerabile”. Il settore tecnologico e finanziario sono quelli con una migliore valutazione della governance.

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Fabrizio Pagni

Mi occupo di divulgazione economica. Scrivo di eLearning, finanza e Startup. Curo il blog aziendale di una TLC innovativa. Progetto podcast e giochi da tavola. Le interviste sono la mia specialità: quando sono fatte bene viene fuori la passione che anima le persone. Adoro trattare temi complessi: è quando riesci a spiegarli che sai di averli capiti.

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