- 27/09/2023
"Autunno Caldo” e come lo affronteranno le PMI
L'avvicinarsi dell'"Autunno Caldo" suscita una serie di interrogativi e riflessioni sul modo in cui le piccole e medie imprese italiane affronteranno le sfide che si prospettano. Questo termine evoca una stagione di fervore e tensione, caratterizzata da rivendicazioni salariali, andamenti dell'inflazione, politiche delle banche centrali, fluttuazioni nelle esportazioni e nella produzione industriale. Le PMI italiane, spina dorsale dell'economia nazionale, dovranno destreggiarsi in un contesto complesso e mutevole.
Le richieste salariali rappresentano un punto nevralgico: da un lato, il desiderio legittimo dei lavoratori di ottenere retribuzioni adeguate alle proprie mansioni e all'inflazione; dall'altro, la necessità per le imprese di mantenere un equilibrio tra costi e profitti per garantire la loro stessa sostenibilità. La capacità delle PMI di negoziare accordi soddisfacenti per entrambe le parti diventa cruciale.
L'inflazione, poi, minaccia di erodere il potere d'acquisto delle famiglie e la redditività delle imprese. Le PMI dovranno adottare strategie di prezzo oculatamente studiate per non allontanare la clientela, mentre potrebbero dover affrontare aumenti dei costi delle materie prime e delle forniture.
Le politiche delle banche centrali, con le loro decisioni sui tassi di interesse, possono influenzare i tassi di prestito e gli investimenti. Le PMI potrebbero trovarsi di fronte a finanziamenti più costosi o difficoltà nell'accesso al credito, il che richiederà una gestione finanziaria ancora più attenta e una diversificazione delle fonti di finanziamento.
Le fluttuazioni nelle esportazioni e nella produzione industriale possono essere un altro ostacolo. Le PMI che dipendono dalle esportazioni potrebbero trovarsi a dover affrontare cambiamenti nelle dinamiche dei mercati esteri, richiedendo forse una ristrutturazione delle strategie di mercato. L'andamento della produzione industriale può influenzare la domanda di forniture e materiali, obbligando le PMI a adattare le loro operazioni.
Tuttavia, non tutto è tinto di pessimismo. Secondo La Repubblica, infatti, “Il 75,4% delle piccole e medie imprese italiane si mantiene infatti fiducioso perché dopo le grandi crisi ci sono sempre grandi opportunità”. Queste sfide possono rappresentare anche opportunità di innovazione e ristrutturazione, spingendo le imprese a ripensare i propri modelli di business, a investire in nuove tecnologie e a cercare nuovi mercati.
Perché è importante avere un fondo di emergenza per le PMI in periodi di incertezza finanziaria
Il fondo di emergenza aiuta ad attenuare l’impatto di un’emergenza finanziaria e permette alle PMI di coprire le spese di “emergenza” o sostenere il loro budget qualora dovessero subire un’interruzione delle entrate o trovarsi senza lavoro.
In periodi di incertezza finanziaria, la presenza di un fondo di emergenza riveste un'importanza fondamentale per le piccole e medie imprese, garantendo la loro stabilità e continuità. Questi fondi costituiscono un ammortizzatore essenziale, una difesa strategica contro gli imprevisti che possono minacciare l'operatività e il futuro delle imprese.
In primo luogo, un fondo di emergenza offre una rete di sicurezza finanziaria. Le PMI, essendo spesso più suscettibili alle oscillazioni del mercato e alle turbolenze economiche, rischiano di trovarsi impreparate di fronte a situazioni inaspettate, come una brusca contrazione della domanda o una crisi economica. Un fondo di emergenza consente di far fronte a queste sfide, garantendo liquidità per coprire le spese operative, i pagamenti ai fornitori e gli stipendi dei dipendenti anche quando le entrate diminuiscono.
Inoltre, un fondo di emergenza riduce la dipendenza dal credito esterno. Fare affidamento eccessivo sul credito esterno in periodi di incertezza finanziaria può portare a una situazione di accumulo di debiti, compromettendo la salute finanziaria dell'impresa nel lungo periodo. Con un fondo di emergenza a disposizione, le imprese possono limitare la necessità di ricorrere subito all'indebitamento, evitando così il potenziale ciclo dannoso dell'accumulo di debiti.
Un fondo di emergenza per le PMI italiane in periodi di incertezza finanziaria non è semplicemente una possibilità, ma una necessità strategica. Serve come forza stabilizzatrice che consente alle imprese di navigare le acque imprevedibili del mercato, promuovere la crescita e proteggere il loro benessere finanziario complessivo. Nel complesso panorama aziendale, avere una rete di sicurezza può fare la differenza tra la sopravvivenza e il cedimento alle pressioni esterne.
Il caso negli Stati Uniti
Secondo la rivista online americana PYMNTS, nel loro articolo "Main Street Health Q1 2023: Using Finance to Ease Recession Fears", più del 50% delle PMI della Main Street non dispone di alcuna fonte di finanziamento prontamente disponibile per far fronte a una crisi di liquidità, sottolineando con forza la pressante necessità di opzioni di finanziamento alternative per mantenere in piedi le piccole imprese nel breve periodo.
Più l'azienda è di piccole dimensioni, meno è probabile che essa abbia accesso alle opzioni di finanziamento di emergenza, aumentando il rischio di crollare in caso di mancanza di liquidità. In questo quadro, è emerso che il 62% delle PMI della Main Street con ricavi annuali inferiori a $150.000 non ha accesso a finanziamenti per far fronte a possibili carenze di flusso di cassa, mentre quasi il 50% di quelle con ricavi annuali compresi tra $150.000 e $1 milione si trova nella stessa situazione.
Approfondendo ulteriormente i dati, è emerso che le aziende che operano nei settori dei servizi personali e dei consumatori (64,1%) e quelle attive nel settore delle costruzioni o delle utilities (55,3%) sono le meno preparate ad affrontare una carenza di flusso di cassa. Seguono da vicino le imprese del settore dell'ospitalità (54,9%) e quelle operanti nell'industria dei servizi professionali (53,2%).
Anche tra le PMI della Main Street che operano nel commercio al dettaglio - categoria che, secondo il rapporto, dovrebbe essere maggiormente propensa ad avere accesso a opzioni di finanziamento prontamente disponibili - il 44% delle imprese ha dichiarato una mancanza di finanziamenti disponibili, mettendo ulteriormente in evidenza il significativo deficit di finanziamenti sperimentato da queste PMI della Main Street.
Conseguentemente, tutte le PMI della Main Street avrebbero benefici dall'accesso a ulteriori alternative di finanziamento per affrontare una tempesta finanziaria, indipendentemente dal settore di appartenenza o dalle dimensioni aziendali.