Come battere l'inflazione: i commercianti scelgono la tecnologia

Conto Aziendale SumUp

L’Italia è la nazione in cui le piccole e medie imprese hanno più fiducia nella tecnologia. È quanto emerge dall’Osservatorio Small Business condotto da SumUp che serve oltre 4 milioni di piccoli commericanti in tutto il mondo - in 5 nazioni: Italia, Germania, Regno Unito, Francia e Svizzera.

Il 57% degli esercenti italiani ritiene infatti che gli strumenti digitali siano strategici per superare la crisi, una percentuale nettamente superiore a quella dichiarata dai merchant tedeschi (37%), britannici (38%), francesi (40%) e svizzeri (41%). Gli esercenti, inoltre, ritengono che la riduzione dei costi dell’energia sia la principale soluzione per contrastare l’impatto dell’inflazione, identificata come prioritaria per il 39% dei piccoli business.

Dalla ricerca emerge una naturale preoccupazione dei piccoli esercenti per l’aumento dei costi delle forniture e dell’energia, come elemento di maggiore impatto negativo sul proprio business. Alcuni di loro considerano conseguenze drastiche, come la chiusura della propria attività, ma la maggioranza ha una visione strategica per superare la crisi”, commenta Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp.

Ottimismo, infatti, è riservato al ruolo della tecnologia negli small business: più della metà degli intervistati ritiene che questa possa essere un ottimo motore per contrastare i rincari e restare competitivi. Ad esempio, gli strumenti di pagamento digitale, un tempo percepiti come una spesa, vanno in realtà ad abbattere i costi del denaro contante rispetto ai quali non sempre c’è consapevolezza, ma che sono rilevanti. Tra questi, il costo del rischio di avere alte cifre di contanti in negozio, ricevere banconote false e i costi di gestione, tra i quali quello logistico di deposito agli sportelli. La chiusura delle filiali bancarie non sempre garantisce ai negozi e ristoranti di quartiere di accedervi nelle vicinanze. Inoltre, va anche considerato che proporre forme di pagamento digitali aiuta gli esercenti a non perdere una fetta ormai consistente di clienti che preferisce pagare con la carta anche per piccoli importi e non è più abituata ad avere contanti”.

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Ridurre i costi energetici e potenziare la tecnologia: le soluzioni degli esercenti italiani per contrastare l’inflazione

Per i commercianti italiani l'impatto negativo maggiore sul loro business è stato l'incremento dei costi delle forniture e dell'energia. A fronte di questi rincari, il 30% sta considerando di chiudere definitivamente o temporaneamente la propria attività: tuttavia, nonostante le preoccupazioni per il futuro, i negozianti hanno già in mente strategie di gestione della crisi e contrasto all’inflazione.

La riduzione dei costi di energia elettrica e riscaldamento è considerata la soluzione principale per gli small business in Italia e Svizzera (rispettivamente 39% e 46%), mentre solo una piccola parte degli esercenti italiani (12%) confida in strategie di business alternative, come cambiare il tipo di offerta o i prodotti proposti.

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Irrilevante la percentuale degli esercenti italiani che intende intraprendere dei licenziamenti (4%). La tecnologia è vista come misura per contrastare l’inflazione nei piccoli business da più della metà degli intervistati in Italia (57%), che si posiziona in testa alle nazioni più ottimiste nei confronti dell’innovazione.

Come cambiano le abitudini dei consumatori

Secondo la percezione degli esercenti, nell’attuale clima di recessione e incertezza economica, le abitudini di acquisto dei consumatori stanno cambiando al fine di spendere e comprare meno.

I commercianti italiani, in particolare, sono quelli che riscontrano negli avventori una maggiore attenzione al risparmio (52%), seguiti da tedeschi (50%), francesi (43%), svizzeri (36%) e britannici (33%).

Di conseguenza il 45% dei merchant italiani dichiara di avere meno aspettative, rispetto agli anni passati, sui guadagni durante lo shopping natalizio. In controtendenza, solo il 23% di loro nota una riduzione della frequenza di acquisto, a differenza dei colleghi britannici (47%), francesi (36%), svizzeri (33%) e tedeschi (31%).

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