- 16/10/2023
È un buon momento per i pagamenti digitali. Archiviata l’accelerazione durante la pandemia, quando la riscoperta degli e-commerce ha contribuito a cambiare i comportamenti di acquisto, il rallentamento dell’economia nell’ultimo anno non ha impedito che i pagamenti digitali tornassero su un trend crescita di lungo periodo. Questa condizione è confermata anche dalla speculare diffusione dei più aggiornati strumenti POS, dal lato dei commercianti. Che sia con carte contactless o grazie a smartphone e wereables, i pagamenti digitali piacciono agli italiani. Come anche per i finanziamenti Buy Now Pay Later, per i quali le modifiche allo scenario competitivo non sembrano ancora costituire una minaccia per i fornitori di questo servizio.
I pagamenti digitali in Italia nel 2023: lo scenario dal lato customers
Continua il periodo positivo per i pagamenti digitali. I dati sul transato del primo semestre 2023, segnano la cifra record di 206 miliardi di euro, un 13% in più rispetto al semestre dell’anno precedente. Segno questo che, dopo il trend annuo al 18% del 2022, i pagamenti con le carte di pagamento stanno tornando a crescere a ritmi pre-covid, confermando il cambio delle abitudini nei consumatori.
Va detto che i dati raccolti dall’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano si inseriscono in un andamento di crescita dei consumi che, almeno nominativamente, non risente dell’aumento dei costi. Le previsioni per il 2023 lasciano attendere un fatturato a 1.087 miliardi di euro, a +6,6% rispetto all’anno precedente, in uno scenario in cui l’inflazione annua attesa si attesta al 5,9% e l’aumento dei consumi reali che viaggia a un più modesto +0,5%. Un quadro che, dal punto di vista di commercianti e consumatori potrebbe impensierire ma che, dalla prospettiva dei fornitori di servizi di pagamento contribuisce al fatturato.
A crescere è anche il numero di transazioni, salito a 4,5 miliardi nel primo semestre 2023 dai 3,8 miliardi dello stesso periodo nel 2022. Le transazioni tornano a crescere più del transato, segno che per il cliente medio usare la carta sta diventando un’operazione naturale, da eseguire anche per operazioni di basso importo. Questo si rispecchia nello scontrino medio, sceso a poco meno di 46 euro, rispetto ai 47 dell’anno precedente e dagli oltre 54 euro del 2019. Per altro, il dato recente è più basso di quel 46,3 euro del primo semestre 2021 gonfiato dall’effetto dell’introduzione del cash back.
Il contactless è ormai lo standard per i pagamenti che, con 100 miliardi di euro segna una crescita del 25 percento rispetto al semestre 2022: segno che il raddoppio a 50 euro per l’importo di pagamento massimo sia stata cosa gradita per il pubblico di consumatori. Lo scontrino medio delle transazioni effettuate con questa modalità è oggi di poco inferiore ai 41 euro per un volume di 2,5 miliardi di pagamenti, in aumento del 30 percento rispetto al primo semestre 2022. Impressionante, se si osserva che in tutto 2018, ben prima delle quarantene, quasi 900 milioni di transazioni erano effettuate in questo modo. L’indicazione è chiara: l’agilità dello strumento si adatta bene agli acquisti al consumo.
Decisamente meglio rispetto ai pagamenti mobile e wereable, che nel primo semestre 2023 hanno transato 12,2 miliardi di euro. qui però bisogna fare due considerazioni. Primo, la crescita annua per i pagamenti mobile e wereable è impressionante, con tassi annui per il periodo 2018-2022 esponenziali. Secondo, il 92 percento di questi pagamenti è effettuato tramite tecnologia NFC: ancora pagamenti rapidi, quindi. Una transazione si dieci effettata in negozio è fatta con lo smartphone, strumento preferito per i pagamenti di minore importo: lo scontrino medio di queste modalità è di 27 euro, la metà di quello con carta.
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Quello tra carta e smartphone sembra il duello tra l’uomo con il fucile e quello con la pistola, solo che in questo caso, vince chi estrae più in fretta. Se nel quadriennio, il contactless è cresciuto a un tasso medio del 46%, mobile e wereables sono letteralmente esplosi a un tasso quasi triplo. La conclusione che possiamo trarre è che, se pagare con smartphone o smartwatch richiede telefoni e orologi adatti, una volta che se ne disponga, la carta non regge il confronto, anche se non necessita di inserire un pin per essere usata. Resta la curiosità di vedere se e quando avverrà il sorpasso.
A fermarsi qui, sembrerebbe uno scontro tra tecnologie. Il quadro è leggermente diverso: innegabile è l’aumento della penetrazione dei pagamenti digitali ma, ancora nel 2023, il contante rimane lo strumento preferito degli italiani. Sui 1.087 miliardi di euro di consumi previsti, carte e wallet vari pesano per il 40 percento, gli altri strumenti che dovrebbero confermare la quota storica del 16 percento e i contanti che si presume regolino il restante 44 percento delle somme pagate.
Il mondo dell’accettazione: le frontiere del POS
Il progresso dei pagamenti digitali si può osservare anche dal lato negozianti, dove il parco dei POS attivi in Italia è in continua crescita dal 2017. Le previsioni per fine anno lasciano ipotizzare che il 2023 si chiuderà con un numero tra i 3.1 e i 3.3 milioni di POS, per un incremento annuo massimo del 10%. In sette anni, il numero di strumenti ogni mille abitanti è passato da 33 a 53.
Il quadro diventa più interessante quando si considera che quando si parla di terminali per il pagamento digitale, non tutti i POS sono creati uguali: negli anni la tecnologia ha permesso di apportare modifiche ed aggiungere funzioni a questo strumento. Lo scenario commerciale è composto da:
- POS Tradizionali
- Mobile POS
- Smart POS
- Software POS
Nati negli anni ’70, i POS Tradizionali hanno dato vita alla prima ondata di strumenti per abilitare i pagamenti digitali; questo li rende il principale modello per diffusione da diversi anni, con una quota di mercato che si sta progressivamente erodendo. Ad oggi, i POS Tradizionali dominano ancora il mercato, con una quota pari al 60% dei dispositivi attivi, anche se la loro penetrazione è in costante decrescita, a fronte dei vantaggi organizzativi permessi dalle versioni più aggiornate. A fronte della crescita citata, nel periodo 2017-2023, il numero di POS Tradizionali è rimasto sostanzialmente invariato a 1,8 milioni di strumenti attivi.
Il Mobile POS ha fatto la sua prima comparsa nel 2014. L’agilità con cui può essere spostato negli spazi degli esercizi commerciali fa di questo strumento portatile un valido sostituto alle prime versioni tradizionali, pensate per restare fisse al bancone dei negozi. Spinto dall’arrivo di fintech internazionali sul mercato italiano, questo strumento ha attraversato una prima fase di consolidamento, con una quota di mercato inferiore al 13% fino al 2020, e una recente fase di rapida espansione, culminata con una quota del 30% su tutti gli strumenti attivi. L’interrogativo, per i Mobile POS è se questi seguiteranno a conquistare quote di mercato agli strumenti tradizionali più di quante ne possano perdere a loro volta da parte di Smart POS e Software POS.
Dal 2019, un ecosistema di applicativi ha trasformato questo strumento in Smart POS in grado, tra le altre funzioni, di ospitare più app per il pagamento, così come gestire i pagamenti a distanza e le ricevute di pagamento digitale. L’allargamento dell’offerta permette di offrire un ecosistema di servizi che vanno oltre il semplice pagamento: dagli strumenti di marketing, al gestionale del punto di vendita, alla gestione della cassa, ecc. Servizi così vari rischiano di eccedere le esigenze dei commercianti, se a questi non vengono illustrati i vantaggi potenziali o se questi eccedono la complessità gestionale delle attività minori. Al momento, gli Smart POS sono gli strumenti che hanno registrato tassi di crescita maggiori, con un numero di strumenti passato da poco più di 15.400 nel 2019, a oltre 280 mila nel 2022.
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Più recenti e più avanzati, i Software POS rappresentano la nuova frontiera dell’accettazione. Con i Software POS la dematerializzazione si compie: non più uno strumento fisico determinato per gestire le transazioni, ma un app emessa da un istituto di credito da installare anche su più smartphone o tablet dotati di tecnologia NFC. I commercianti possono accettare i pagamenti contactless direttamente dal proprio telefono o tablet, senza bisogno di altro hardware aggiuntivo. Tra i pionieri ci sono nomi noti, come Samsung e Apple, a cui si sono affiancate CaixaBank e NatWest. Nel 2023, Worldline e Nexi hanno lanciato le loro soluzioni per Software POS in Italia. Progettati per rispondere alle aspettative di mobilità PMI e venditori, i Software POS trovano diffusione anche tra i grandi player per ridisegnare la user experience, l’esperienza di acquisto dei clienti. il software ha trovato presto applicazioni che eccedono smartphone e tablet, arrivando anche su totem self-service, ad esempio.
In sintesi, il paradigma che determina l’accettazione dei pagamenti sta attraversando grandi cambiamenti, per diversi fattori: il ruolo di importanti Fintech internazionali, in grado di spingere l’innovazione e di ritagliarsi spazi di manovra grazie alla maggiore versatilità dello strumento; l’insorgere di nuovi modelli di business, che esprimono esigenze di utilizzo più articolate; l’integrazione di questo strumento con gli altri sistemi di gestione e le esigenze di uno strumento user friendly, tanto per i clienti quanto per i commercianti. Non ultimi, i vantaggi dell’utilizzo in mobilità, apprezzati ad esempio per i pagamenti direttamente al tavolo nella ristorazione.
Buy Now Pay Later: quali cambiamenti in atto?
La terza e ultima sezione del convegno organizzato dall’ Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano ha analizzato lo scenario dei servizi di Buy Now Pay Later rivolti ai consumatori.
Ad oggi, gli utenti del servizio sono Millennials e Generazione X, che insieme costituiscono il 71% del totale. L’importo medio di un servizio BNPL risulta inferiore rispetto al credito al consumo, con la metà degli importi che non supera i cinquecento euro: a questi importi, il Buy Now Pay Later è percepito più come una modalità di acquisto che un vero e proprio finanziamento.
Dopo una fase di rapida crescita, lo scenario attuale presenta alcuni cambiamenti in atto che potrebbero ridurre l’appeal per questa soluzione, soprattutto per i fornitori di questo servizio. In dettaglio, quattro fattori si sono delineati all’orizzonte:
- L’aumento della competizione
- Una congiuntura economica meno favorevole
- L’aumento degli insoluti da parte dei clienti
- L’evoluzione della normativa in vigore
Orbene, al momento, l’aumento della competizione sembra non essere un problema, anche se tra i nuovi entranti ci sono big player come Apple Pay Later, che dispongono di risorse virtualmente illimitate: i tassi di espansione di mercato lasciano pensare che ci sia spazio per tutti i provider di questo servizio.
Allo stesso modo, l’aumento dei tassi di interesse, che erodono i margini operativi dei gestori, può essere affrontato con la diversificazione dell’offerta dei servizi offerti. L’obiettivo è prestare attenzione alla profittabilità dei servizi erogati e ad adattare i modelli di business di conseguenza.
Anche in merito agli insoluti non sembra costituire un segnale d’allarme, dato che la rischiosità creditizia nel 2022 è calata del 30% grazie alla tipologia dell’utente tipico, che dispone di un alto livello di istruzione e di un buon reddito: l’aumento degli insoluti spinge in questo modo a segnalare il tutto alla centrale rischio di Crif.
La domanda che rimane è quella sull’evoluzione normativa, chiamata ad aumentare le tutele per i consumatori e definire le modalità entro le quali i fornitori del servizio potranno muoversi. In particolare, il creditore deve mettere i consumatori in condizione di accedere facilmente a tutte le informazioni sul costo totale del credito erogato nonché valutare l’affidabilità creditizia dei consumatori. L’interrogativo di fondo è se queste modifiche, necessarie per altro, potranno non snaturare il modello di business di un servizio che ha fatto della user experience semplice e snella uno dei principali punti di forza.