Intervista con Valerio Buniato, cofounder di FintechJobsToday

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Valerio inizia il suo percorso lavorativo nell’ambito dei pagamenti digitali nel 2006 in una startup che nel giro di 10 anni diventa leader europea nel settore dell’online travel, acquisendo varie aziende tra cui Lastminute.com.

Dopo aver osservato come una startup diventa scaleup fino ad arrivare ad essere corporate, decide di fare un’esperienza all’estero (ad Amsterdam presso Booking.com) sempre lavorando su temi legati ai pagamenti digitali.

Torna in Italia e si lancia in una nuova esperienza come freelance sempre in ambito fintech e su progetti di open banking cercando di sfruttare la sua esperienza nelle varie fasi aziendali.

In questa intervista scopriamo insieme a Valerio in che modo la community supporta giovani e professionisti nella ricerca di lavoro in ambito fintech e insurtech.

Ciao Valerio, che cos'è e come funziona FintechJobs.Today?

FintechJobs.Today è una piattaforma online per le aziende che vogliono assumere talenti di qualità nell’ambito dei servizi finanziari in modo rapido ed economico. Il nostro approccio è molto “human first” e ci concentriamo sulla qualità rispetto alla quantità. Puntiamo molto sul concetto di hiring community, termine che, in logica di ecosistema, consente alle aziende di accedere rapidamente a network esterni di competenze, come le community appunto.

Abbiamo un contatto diretto e in tempo reale con i possibili candidati e ci concentriamo sull'esperienza dei membri, dando spazio a temi come work-life balance, cultura e valori aziendali, crescita professionale, formazione, network, ecc.

Come hai incontrato il tuo co-founder Nik?

Io e Nik ci siamo conosciuti durante un progetto di open banking in cui entrambi lavoravamo come freelance a fine 2019. Dopo aver lavorato come UX designer e consulente digitale autonomo nei servizi finanziari per più di 8 anni, Nik si trasferisce in Italia con sua moglie e continua a lavorare con clienti stranieri, ma fatica a trovare progetti rilevanti al livello locale, nonostante abbia sviluppato prodotti digitali con marchi come Bank of Ireland, NatWest, Capgemini, BNP Paribas, Barclays ed altri.

Insieme iniziamo a cercare un’alternativa e pensiamo di poter trasferire questa esperienza in un ecosistema emergente come quello italiano. Decidiamo quindi di fare qualcosa di concreto per sostenere la crescita dell’ecosistema italiano, aiutando nel frattempo i professionisti a trovare nuove opportunità lavorative e favorendo il networking.

Per tutto l’inizio del 2020 il progetto rimane nella nostra testa e a metà anno lanciamo il primo MVP creando una community  (inizialmente aperta a chiunque). I risultati sono positivi così da convincerci a lasciare i nostri clienti per fondare la startup a gennaio 2021 e lanciare ufficialmente FintechJobs.Today.

In che modo usi la tua rete di contatti e il tuo network per far crescere la vostra iniziativa?

Inizialmente siamo partiti dal nostro network personale per invitare le persone ad iscriversi come membri nella community. Stesso discorso vale per i partner con cui abbiamo iniziato a collaborare.

Adesso invece il traffico è diventato più organico e anche le iscrizioni e le partnership sono aumentate sulla base del passaparola. Noi pensiamo che il network sia fondamentale per qualsiasi cosa, soprattutto per trovare nuove opportunità, che siano lavorative o di business. È questo il punto di forza di FintechJobs.Today.

Dalla vostra esperienza, quali sono le 3 skills più importanti per lavorare in questo settore? 

Preferirei soffermarmi sulle soft skills, cioè su quell’insieme di “abilità personali” legate all’intelligenza emotiva e alle capacità relazionali.

Penso che siano più importanti rispetto alle hard skills perché non sono acquisibili tramite corsi o titoli di studio, ma fanno parte della natura della persona e del suo vissuto (anche se qualche corso di soft skill esiste già).

Direi che le più importanti secondo me sono: Problem solving e Lateral thinking, ovvero la capacità di trovare soluzioni logiche e creative a problemi nuovi, anche osservando le situazioni da punti di vista differenti. Capacità comunicative ed empatiche, cioè la capacità di comunicare in modo efficace e saper relazionarsi con colleghi, clienti e partner.

Per ultima cito la gestione del tempo e dello stress, importantissima per non superare i confini dell’equilibrio tra lavoro e vita privata e ridurre al minimo la possibilità di burnout.

Quali sono i vantaggi concreti per una banca o una fintech di entrare in contatto con voi? E per una persona in cerca di un lavoro in ambito fintech?

I vantaggi per un’azienda che vuole assumere con noi sono molteplici. Abbassiamo il “time to shortlist”, ovvero diminuiamo il tempo per arrivare ad una lista di candidati in linea con la posizione ricercata portandolo ad un massimo di 15 giorni. I candidati che proponiamo vengono intervistati in più del 70% dei casi (dato completamente ribaltato se consideriamo i pessimi dati di linkedin in cui più del 90% dei candidati non è in linea e viene scartato). Questo fa sì che l’azienda e i recruiter risparmino un notevole lasso di tempo ed energie che sarebbero dedicate alla parte di scrematura iniziale.

Infine portiamo anche un risparmio in termini economici in quanto siamo molto più economici delle agenzie di recruiting tradizionali. Per quanto riguarda i nostri membri, offriamo delle offerte di lavoro con una serie di informazioni molto importanti come il range salariale.

Grazie alle informazioni fornite dalle aziende nei job posting e dai membri stessi, siamo in grado di matchare le aspettative dei candidati e proporre le offerte in maniera puntuale. Altro punto di forza è quello di avere un canale preferenziale e ottenere sempre un feedback da parte del recruiter in tempi ragionevoli, cosa non scontata di questi tempi.

Di recente avete lanciato un programma di mentoring, ci spieghi come funziona e a chi si rivolge?

Ad Ottobre è partito il nostro mentoring program con lo scopo di favorire la crescita dei membri più giovani e di figure più junior. È un programma molto semplice in cui non c'è il "pairing" ma dove ogni mentee può prenotare gli slot (caricati preventivamente dai mentor) in base ai propri obiettivi e alle skills dei mentor.

Il costo per i mentee è una subscription mensile ricorrente con un prezzo molto accessibile, dalla quale si può tranquillamente recedere. Per i mentor invece attualmente è in modalità give back, un concetto anglosassone, sempre più adottato anche in Italia, nell’ambito della cosiddetta responsabilità sociale d’impresa.

Praticamente il give back non è altro che la restituzione delle esperienze e del know-how appreso ed è il mezzo attraverso il quale gli “esperti” introducono i “meno esperti” nelle loro nuove competenze aiutandoli a delineare il proprio percorso di carriera, avendo un grande impatto sulla vita sociale e professionale delle persone.

Stiamo valutando in futuro il passaggio ad un contributo economico tramite progetti di charity. Tra le competenze dei mentor rientrano i seguenti ambiti: Fintech, People & HR, Financial Services, Marketing & Communication, Lending, Software Development, Digital banking, Insurtech, E-commerce, Alternative financing, Blockchain, Crypto-currencies, Proptech, Digital payments, Trading / Investment platforms, Accelerator / Incubator, Wealth management, Asset management, Crowdfunding e Startup.

Per quanto riguarda invece le skills si possono approfondire argomenti come: Sales/Business Development, Project e Product Management, Data Management, Leadership, UX/UI Design, Legal, Risk and Compliance, ESG, Strategy, Operations, CV & cover letter, Interview techniques, Personal branding, Career path & progression e Professional Development.

Visto che il fintech è un'innovazione nel settore finanziario, come pensi debba svilupparsi nel prossimo futuro per rimanere rilevante anche per le prossime generazioni?

Per il fintech ma per il mondo del lavoro in generale siamo in un momento di grande cambiamento. Giusto per dare un contesto, stiamo affrontando un momento storico particolare da cui sono nati vari fenomeni. FintechJobs.Today nasce proprio nel periodo del Covid e del seguente fenomeno che ne consegue, ovvero la Great Resignation che ha irreparabilmente cambiato le aspettative delle persone in ambito lavorativo, rivalutando i propri bisogni e le priorità.

Con Great Resignation ci riferiamo al significativo aumento delle dimissioni volontarie, che vede un numero sempre più crescente di persone che decidono di lasciare il proprio lavoro con lo scopo di evitare il burnout e di cercare un posto che preservi il benessere e dia la possibilità di gestire le giornate di lavoro. Quello che, tra le altre cose, caratterizza il nuovo fenomeno è che le persone spesso fanno un vero e proprio salto nel buio dato che chi si licenzia non ha ancora trovato un nuovo lavoro.

La Great Resignation è quindi qualcosa con cui le imprese devono iniziare a fare i conti e capire come contrastarlo ponendo sempre più enfasi sulla fase di talent attraction e di employer branding. Ed è in questo scenario che le community verticali come la nostra possono fare la differenza, dove i lavoratori possono scambiarsi informazioni e trovare aziende conformi alle proprie aspettative e dove le aziende possono mettersi in mostra comunicando i propri valori e la propria cultura, cercando di attrarre risorse in linea. Inoltre un cambio che si sta già avvertendo e che, a mio avviso, sarà sempre più evidente è che le aziende si stanno strutturando in maniera diversa rispetto al passato, organizzandosi non più per ruoli ma per skills e competenze.

E in questa ottica si è creato un altro fenomeno che è quello dello skill shortage o skill gap, ossia l’incapacità delle aziende di reperire rapidamente sul mercato le competenze necessarie. Questo nuovo scenario è causato dalla veloce evoluzione tecnologica, che rende obsolete competenze tradizionali e accentua il bisogno di nuove competenze impensabili solo pochi anni fa.

In questo contesto, l’aggiornamento delle competenze, detto anche upskilling, e la continua formazione diventano molto importanti per restare al passo coi tempi e mantenersi qualificati per i lavori che verranno.

Quali sono gli obiettivi futuri di FintechJobs.Today?

Abbiamo già creato un ponte digitale tra aziende e professionisti e vogliamo ingrandirlo, espandendoci in Europa. Inoltre vogliamo diventare la destinazione indiscussa per lo sviluppo professionale nell’ambito finance con un approccio completamente verticale.

E per ultimo, ma non meno importante, quali libri, film e/o podcast consigli?

Non è un consiglio ma a me piace guardare film e serie motivazionali e d’ispirazione basati su storie vere. Ad esempio ultimamente su Netflix ho visto la serie dedicata a Spotify intitolata “The Playlist” dove vengono raccontate le difficoltà della startup nelle fasi iniziali e soprattutto dove viene fornita tutta una serie di punti di vista dei vari protagonisti coinvolti. Trovo serie come questa molto utili per trarne spunti validi e per trovare sempre nuovi approcci e idee interessanti.

Inoltre ti fanno capire che se vuoi arrivare ad un obiettivo bisogna superare tanti ostacoli e anche chi ce l’ha fatta li ha dovuti affrontare. Non esiste una strada facile per nessuno, servono solo impegno, coraggio e tanta forza di volontà (e un pizzico di fortuna che non guasta mai).

Grazie Valerio per la bella intervista e alla prossima!

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