Sviluppo del crowdfunding in Italia, intervista a Emanuela Campari Bernacchi

Emanuela Campari Gattai

Oggi vi presentiamo l'intervista a Emanuela Campari Bernacchi, responsabile del dipartimento di finanza strutturata ed una delle fondatrici della task force fintech dello studio legale Gattai Minoli Agostinelli & Partners. Nel 2019 ha ricevuto il premio “Avvocato Fintech dell’anno” durante i Legal Community Finance Awards.

Ciao Emanuela, prima di iniziare, parlaci un po' di te 

Direi che dopo la laurea in legge all'Università degli Studi di Milano, ho iniziato a fare pratica tra Milano e Londra, in studi c.d. strutturati. Inizialmente mi sono dedicata al litigation e al corporate per poi specializzarmi in finanza strutturata. All’epoca ero in uno studio anglosassone con un dipartimento di finanza molto competitivo e devo dire che è stata una gran scuola. Sono sempre stata affascinata dalle sfide; il fintech per me è stata una sfida. Sono partita quattro anni fa avendo la consapevolezza che sarebbe stato il futuro e devo dire che la storia mi sta dando ragione. 

Ultimo ma non meno importante, sono madre di un quindicenne, Marco, altamente tecnologico, forse più della media. Lui mi ha spinto a parlare la sua lingua ma soprattutto a investigare il tipo di futuro che vorrei consegnargli, ed il fintech fa parte di quello che gli vorrei tramandare. Un esempio virtuoso di come ci si possa evolvere nel rispetto della regolamentazione.

Quali aspetti della regolamentazione sul crowdfunding in Italia credi debbano essere migliorati?

Certamente alcune recenti modifiche alla regolamentazione italiana vanno nella giusta direzione. Nello specifico la possibilità per le piccole e medie imprese di finanziarsi raccogliendo direttamente sulle piattaforme di equity crowdfunding finanziamenti sotto forma di obbligazioni o di strumenti di debito, rende questo mercato particolarmente interessante, e lo pone in diretta concorrenza con il mercato tradizionale dei mini bond, cui le PMI possono fare ricorso dal 2013. 

E’ ora demandato alla Consob il potere di individuare la platea degli investitori professionali oltre che di ulteriori “particolari categorie di investitori” che potranno sottoscrivere tali strumenti. Diventa quindi essenziale che la Consob – se pur nel rispetto dei limiti previsti dalla legge in materia di obbligazioni e strumenti di debito – consenta, con proprio Regolamento, anche al pubblico retail di sottoscrivere gli strumenti di debito collocati tramite piattaforme di crowdfunding

Dato il significativo sforzo normativo fatto dal legislatore italiano sino ad ora, sarebbe inoltre auspicabile un ulteriore passaggio al fine di includere anche gli strumenti di partecipazione (in quanto più flessibili rispetto a quelli di puro capitale o di debito) nel novero degli strumenti collocabili attraverso un portale di crowdfunding

Come giudichi lo sviluppo del crowdfunding in Italia negli ultimi anni? 

L'Italia ha certamente fatto uno sforzo legislativo e regolamentare di primissimo livello, dimostrandosi molto interessata allo sviluppo di questo mercato, essendo tra le prime nazioni al mondo a dotarsi di un'apposita regolamentazione sull'equity crowdfunding

Tuttavia, la regolamentazione iniziale del 2013 era connotata da elementi fortemente bloccanti per lo sviluppo del mercato, che – in fin dei conti – ha di fatto mosso i suoi primi passi solo a partire dalla metà del 2016, grazie ad una serie di modifiche ed integrazioni normative che ne hanno permesso una maggiore diffusione. L'evoluzione degli ultimi due anni è senza dubbio in linea con quanto avvenuto in altri paesi europei, inclusi Germania e Regno Unito dove però i volumi restano ancora significativamente più alti (circa il triplo di quelli italiani).

In generale la mia impressione è che questo mercato possa evolversi in modo considerevole, soprattutto alla luce delle modifiche legislative volte ad ampliare l’offerta in modo tale da ricomprendere gli strumenti finanziari di debito. Inoltre, coerentemente al quadro normativo che si sta delineando in Europa, le piattaforme di crowdfunding saranno probabilmente autorizzate al collocamento di asset digitali. Questo d’altro canto sembra lo sbocco naturale dei portali di crowdfunding, proprio in virtù della loro essenza di piattaforme digitali. 

Quali sono dal tuo punto di vista i pro e i contro dell'equity crowdfunding per una impresa?

Ritengo particolarmente importante, per tutte le imprese, la facilitazione all'ingresso nel mercato dei capitali offerta dall'equity crowdfunding. La raccolta di capitali presso il pubblico è stata per anni una prerogativa di società di grandi dimensioni in funzione degli alti costi sottostanti alle operazioni di collocamento degli strumenti finanziari, sia di capitale che di debito. 

Questa nuova opportunità deve essere assolutamente percepita dalla aziende italiane, storicamente sotto capitalizzate e legate al tradizionale canale bancario. E' importante che le aziende, non solo le start-up, differenzino ed aumentino i loro canali di approvvigionamento finanziario. In questo senso il fintech in generale è sicuramente un game-changer per le aziende, con piattaforme che disintermediano il tradizionale canale bancario. 

In aggiunta al crowdfunding (sia nella forma di raccolta di capitale che di debito), esistono ad oggi altri strumenti interessanti a disposizione delle aziende come ad esempio l'invoice-trading o il p2p lending

Come sarà il 2019 in Italia per quanto riguarda la raccolta di capitali attraverso il crowdfunding?

Io suppongo che ci sarà un'ulteriore forte crescita del settore, soprattutto grazie all'apertura agli strumenti di debito nonché in previsione dell'entrata nel settore di investitori professionali. 

In questo non è un segreto la nostra collaborazione con Two Hundred, con i quali stiamo seguendo interessanti operazioni sia di syndication tra investitori professionali ed investitori retail sia di collocamento delle quote di un fondo attraverso la piattaforma.  

Il futuro del crowdfunding passa obbligatoriamente dalla tokenizzazione?

Indubbiamente pensando al fatto che la raccolta di capitali avviene attraverso un'offerta completamente dematerializzata e svolta in un ambiente digitale, è difficile pensare il contrario. 

Certamente ci sono ancora tanti aspetti da chiarire, tra i quali quelli tecnologici relativi ai controlli di KYC (know your customer) e AML (anti money laundering) inseriti nei token di investimento, per cui è inevitabile che soggetti vigilati come i gestori delle piattaforme stiano alla finestra in attesa di un quadro regolamentare certo. 

Tuttavia credo che questa spinta verso la decentralizzazione e la disintermediazione, per garantire maggiore trasparenza, fiducia e credibilità al sistema finanziario sia nelle agende di tutti i principali Regulator internazionali. 

Come si diventa "avvocato fintech" dell'anno? Quali consigli ti senti di dare ai tuoi colleghi e colleghe?

Credendoci e osando; studiando il fintech quando ancora nessuno ne sapeva niente e nonostante le battute dei colleghi di un tempo. Sono stata felice ed orgogliosa del premio, ma prima di tutto del team grazie al quale l’ho conseguito. 

Il Fintech, lo dice la parola, implica un lavoro di squadra importante, una perfetta intersezione tra finanza e tecnologia, è una practice trasversale e senza le mie socie Valentina Lattanzi, che come sapete si occupa con me di finanza strutturata e Licia Garotti che invece è la nostra esperta di tecnologia non avrei mai potuto ambire a questo premio. 

Alle colleghe e ai colleghi che leggono do un suggerimento, fate squadra, sempre! In tutte le vicende della vita, lavorative e non, vince il team, vince l’inclusione e vince la diversità di pensiero. Se saprete tenere in considerazione tutte le opinioni del vostro team e farne tesoro, allora il vostro puzzle sarà completo.

Grazie Emanuela per la tua disponibilità e alla prossima!

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