- 03/05/2022
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In questo articolo ho preso posizione contro la moda della Blockchain e delle buzzword che sono nate: altcoin, NFT, DeFi...
Tuttavia in questi anni, all'interno del mondo delle criptovalute, sono nati strumenti che si posizionano al centro tra il mondo della finanza tradizionale e quello più moderno della blockchain: le stablecoin.
Una stablecoin, come suggerisce il nome, è una moneta digitale, un token, il cui valore è stabile. Il valore stabile di una stablecoin è tipicamente legato al valore di un altro asset: esistono stablecoin legate al prezzo di valute fiat come euro, dollari, yuan o addirittura asset fisici come l’oro.
Andiamo ora a spiegare il funzionamento e la storia di questi strumenti.
Come viene garantito il valore di una stablecoin?
Prendiamo come esempio la più famosa stablecoin: Tether.
Al momento della scrittura di questo articolo la società Tether Operations Limited ha in custodia circa 83 miliardi di dollari, puoi trovare i valori sempre aggiornati nella sezione dedicata, questo vuol dire che ha ricevuto nel tempo depositi per 83 miliardi di dollari da parte degli utenti che hanno ricevuto in cambio un token su blockchain chiamato USDT.
Il ruolo della società è chiaramente quello di custodire al sicuro questi dollari depositati e garantire la convertibilità in ogni momento del token USDT in dollari reali.
Tether non può chiaramente detenere 83 miliardi in contanti, se sei interessato a quali strumenti vengano utilizzati da tether per la custodia degli asset qui troverai tutto il materiale disponibile in materia di contabilità, la maggior parte dei dollari si trovano comunque in forma di Cash & Cash Equivalents & Other Short-Term Deposits & Commercial Paper.
Garantendo quindi la convertibilità 1:1 tra token e dollari reali il mercato riconosce il valore stabile al token (grazie all’arbitraggio tra trader che affronteremo nel prossimo capitolo).
Tether, bitcoin e l’arbitraggio tra exchange
La storia delle stablecoin ha origini antiche, i primi progetti risalgono infatti al 2012 quando J.R. Willett propose la creazione di asset alternativi a bitcoin utilizzando però la sicurezza della blockchain di Bitcoin.
Nel 2014 alcuni imprenditori tra cui Brock Pierce fondano realcoin, un token che poteva essere spostato all’interno della rete Bitcoin il cui valore però fosse stabile e ancorato al dollaro. La società cambiò poco dopo il nome del progetto da realcoin a tether, termine con cui tutti conosciamo la famosa stablecoin.
L’idea di creare asset su blockchain con un valore stabile ha sempre suscitato forte interesse nel mercato: finalmente era possibile trasferire valore godendo di tutti i vantaggi del protocollo Bitcoin ma senza la volatilità del bitcoin. Questi sono solo alcuni dei vantaggi:
- nessun ostacolo burocratico;
- nessun limite geografico ai trasferimenti;
- tempi di trasferimento infinitamente inferiori rispetto ai sistemi centralizzati;
- possibilità per individui e aziende di paesi con monete deboli di risparmiare tramite monete più sicure come euro o dollari.
Un altro grande motivo per cui serviva uno strumento come tether ha invece a che fare con la liquidità degli exchange, in particolare con l’arbitraggio. L’arbitraggio è una attività di trading che consiste nel comprare un asset ad un certo prezzo per rivenderlo presso un altro exchange ad un prezzo superiore.
Ingenuamente sembrerebbe un’attività parassitaria, l’attività di arbitraggio è invece fondamentale per garantire un allineamento costante dei prezzi tra i diversi exchange ed evitare di trovarsi bitcoin prezzato 40.000$ su Bitfinex e 38.000$ su Coinbase, per esempio.
Prima della nascita di tether il prezzo di bitcoin tra i diversi exchange non era infatti allineato come oggi, questo perché l’attività di arbitraggio veniva ostacolata dai tempi del sistema bancario che impediva di spostare fiat tra conti di diversi exchange: ecco che con tether i trader hanno iniziato a spostare vauta fiat velocemente e migliorato così l’attività di arbitraggio garantendo al mercato un prezzo di bitcoin più uniforme.
Perché le stablecoin sono importanti?
L’idea dietro le stablecoin è estremamente interessante e questo viene dimostrato dal loro utilizzo, ad oggi la capitalizzazione di tutte le stablecoin è di circa 200 miliardi di dollari, con tether (USDT), USD coin (USDC) e terraUST (UST) sul podio con rispettivamente 80, 46 e 18 miliardi di dollari di capitalizzazione.
Le stablecoin sono largamente utilizzate dai trader che possono vendere bitcoin o le altcoin in cambio di dollari digitali, che possono essere custoditi successivamente in wallet non-custodial (al sicuro quindi dai rischi che si incorrono lasciando gli asset all’interno di un exchange).
Oltre ai trader, le stablecoin sono utili come strumento di diversificazione del proprio patrimonio: invece di detenere il 100% del nostro patrimonio in euro all’interno di banche italiane potremmo per esempio convertire degli euro in dollari proprio tramite le stablecoin con diversi vantaggi: nessun costo fisso, minor rischio di congelamento dei conti (per esempio a causa di tensioni geopolitiche come successo recentemente in Russia) e soprattutto nessun limite alla territorialità.
Grazie alle stablecoin potrai infatti viaggiare per il mondo con potenzialmente miliardi di dollari protetti da un seed (le 12 parole che proteggono il tuo wallet), come dicevamo all’inizio: sfruttare i vantaggi del protocollo Bitcoin ma senza la sua volatilità.
Le stablecoin però non sono esenti da rischi; utilizzando una stablecoin ti esponi ovviamente al rischio di solvibilità della società che potrebbe fare riserva frazionaria o scegliere strumenti troppo rischiosi per la gestione degli asset e quindi rischiare la perdita del cambio 1:1.
Ricorda inoltre che a differenza di bitcoin, le società dietro le stablecoin possono bloccare i fondi del tuo wallet se obbligate da tribunali e rogatorie internazionali, per ora i blocchi sono stati riservati soprattutto ad hacker in seguito a furti di criptovalute come nel caso di Multichain.
Uno sguardo al futuro
Nell’ultimo articolo abbiamo parlato della Miami Conference 2022 e di alcuni interventi particolarmente rilevanti. Tra questi c’era quello della senatrice Cynthia Lummis che ha parlato del futuro del dollaro: non CBDC (Central Bank Digital Currency) bensì stablecoin private, proprio come tether o USDC.
Un gruppo di imprenditori visionari sono riusciti ad anticipare la rivoluzione dei pagamenti internazionali? Solo il futuro potrà rispondere a questa domanda, tuttavia il mercato per ora sembra apprezzare questi prodotti.