- 02/01/2020
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Chi nel sentire la parola “Singapore” non ha tirato fuori dal cassetto mentale - ed ha certamente canticchiato - la vecchia canzone di cui tutti ricordano il ritornello e che probabilmente non ascoltavano da 20 anni: “Singapore….vado a Singapore”.
Eppure la città-stato è oggi così diversa ed evoluta rispetto agli anni della suddetta canzone che l’autore stesso del testo, Roberto Vecchioni, stenterebbe a riconoscere.
Dal giorno dell’indipendenza dalla Malesia sono trascorsi 54 anni e la città-stato, geograficamente collocata in un punto strategico nello stretto di Malacca, ha vissuto una crescita esponenziale a partire dagli anni ‘90. Oggi infatti è il quarto centro finanziario del mondo, con un importante ruolo nel commercio internazionale ed un porto tra i primi cinque al mondo per attività e traffico.
È una città molto sicura e pulita, oltre che un moderno centro finanziario. Non per altro viene soprannominata la “Svizzera dell’Asia”. Ha una tassazione tra le più basse ed “accattivanti” del mondo, sia per le persone fisiche che per le società.
Basti pensare che la Corporate Income Tax è pari a 17%. Sono molti, inoltre, gli incentivi previsti dal sistema fiscale per attrarre gli investimenti esteri e supportare gli investitori nell'espansione delle proprie attività, in special modo nel settore fintech.
Ad esempio il regime fiscale per le start-up, in cui una persona fisica sia titolare e beneficiario ultimo di una partecipazione di almeno il 10%, prevede per i primi 3 anni l'esenzione d'imposta sui primi 100 mila dollari di Singapore (SGD) di base imponibile e sul 50% dei successivi 200 mila dollari.
Il governo centrale negli ultimi 4/5 anni ha compreso che la prosperità e lo sviluppo della città deve seguire l’evoluzione tecnologica e la rotta del nuovo mondo digitale. Ecco perché ha prontamente, ed intelligentemente, virato su tre punti fondamentali:
- Linguaggi di programmazione ed Università al top per l'istruzione;
- Algoritmi, big data e robotica per la tecnologia;
- Adozione di una normativa ad hoc.
Relativamente al primo punto da menzionare il programma “Code for Fun” che, dal 2014, ha introdotto la programmazione e la robotica già dalla scuola elementare. Uno Stato che ha capito che il coding sarà il linguaggio del terzo millennio, la lingua universale con cui comunicare, sta dando alle proprie giovani generazioni le migliori chances per poter essere attori principali del futuro.
Ed i risultati di tanto impegno si vedono, se gli studenti della città-stato si sono classificati al secondo posto mondiale nell'ultima classifica “PISA” dell'Ocse, la più estesa indagine internazionale nel campo dell’educazione che si concentra sulla valutazione delle prestazioni degli studenti in Lettura, Matematica e Scienze.
Il sistema educativo singaporiano ha inoltre puntato molto sulle Università, che ormai non hanno più niente da invidiare alle più blasonate “cugine” americane o inglesi. La National University of Singapore (NUS) e la Nanyang Technological University (NTU) sono rispettivamente all'undicesima ed alla dodicesima posizione nel ranking mondiale, nonché nelle prime due posizioni in Asia.
Oltre al forte sostegno del governo, il settore è coadiuvato da organizzazioni come la Singapore Fintech Association, guidata abilmente da Mr. Chia Hock Lai. Si tratta di una piattaforma no profit per supportare la collaborazione tra tutte le parti dell'ecosistema fintech, che gode di una partnership con oltre 50 associazioni ed enti governativi nel mondo e che può contare, inoltre, su un network interno di più di 360 aziende fintech.
Gli attori in gioco sono riusciti pertanto a creare il giusto “terreno” per la realizzazione di un Fintech Festival, arrivato oggi alla 4 edizione, e divenuto ormai il più grande raduno mondiale sul fintech: 60.000 partecipanti da 140 Paesi diversi nel 2019.
Organizzato dalla banca centrale, Monetary Authority of Singapore (MAS), in collaborazione con l'Associazione delle banche a Singapore, l'evento presenta tecnologie innovative in cinque settori chiave: fintech, soluzioni urbane e sostenibilità, scienze della salute e biomediche, produzione ed ingegneria avanzata e servizi digitali.
Ma la vera forza di Singapore risiede nell'unione, nel seguire tutti (enti pubblici e privati) la stessa direzione svolgendo ognuno il proprio compito. Dialogando con diversi specialisti del settore ho percepito in prima persona una volontà univoca nel raggiungimento degli obiettivi comuni. Basti pensare alla possibilità data dalla MAS di poter sperimentare prodotti o servizi finanziari innovativi fornendo il supporto normativo adeguato (SandBox). Vi è un vero e proprio ufficio presso la banca centrale a cui le start up possono rivolgersi per poter chiedere consulenza per la suddetta sperimentazione. La facilità di dialogo ed il supporto tecnico fanno sì che sia il luogo nel mondo dove è più semplice avviare una start-up, difatti Singapore ospita il 45% delle imprese fintech di tutto il sud-est asiatico.
Ecco perché alla domanda iniziale del titolo non si può che rispondere positivamente: ha tutti i presupposti e le capacità per attrarre finanziamenti e divenire l’hub fintech più importante al mondo.
Non è un caso infatti che ad oggi più del 50% dei finanziamenti del settore fintech di tutta l’Asia, sono stati collocati nella sola Singapore.
Il governo singaporiano ha probabilmente fatto una scommessa vincente, un giorno non si dirà più Fintech ma Singtech?