Sfatiamo 5 miti su Bitcoin

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Bitcoin è molto probabilmente il protocollo informatico più discusso della storia e tutta questa attenzione ha portato alla nascita di tante ipotesi e miti, andiamo a sfatare quindi i 5 miti più celebri e assurdi che riguardano la più famosa criptovaluta.

Bitcoin è uno strumento creato dalla NSA?

Come abbiamo raccontato in uno dei primi articoli di questa rubrica il fondatore e creatore del protocollo Bitcoin, Satoshi Nakamoto, è rimasto completamente anonimo. Satoshi è riuscito a mantenere un livello di anonimato talmente alto da dare vita a decine di ipotesi riguardo la vera identità dietro lo pseudonimo: da singoli programmatori a collettivi crypto-anarchici fino ad arrivare ad agenzie governative americane.

Una delle teorie più stravaganti è infatti quella che dietro Bitcoin ci sia la NSA (National Security Agency), l’agenzia che si occupa della sicurezza nazionale americana dotata di uno degli apparati più costosi e potenti per la sorveglianza globale su Internet, con l’obiettivo di inserire una backdoor (vulnerabilità che garantisce la possibilità di violare un sistema tramite una “porta sul retro”) all’interno del protocollo Bitcoin.

Questo mito nasce dall’utilizzo del protocollo di ECDSA, il sistema di firme digitali utilizzato per la generazione delle chiavi private necessarie per la spesa dei propri bitcoin, un algoritmo “appoggiato” e promosso dal NIST (National Institute of Standards and Technology), agenzia del governo degli Stati Uniti d'America che si occupa della gestione delle tecnologie.

La maggior parte di Internet ma soprattutto della crittografia nasce da agenzie governative in quanto i primi ad utilizzare la crittografia furono proprio i governi che dovevano comunicare segretamente informazioni militari.

Il codice di Bitcoin è inoltre Open Source in tutte le sue parti, questo vuol dire che chiunque può leggerlo ed effettuare libere analisi sulla sua sicurezza; questo ovviamente non garantisce l’inviolabilità del codice tuttavia ne mitiga il rischio.

Bitcoin e i consumi energetici

Il tema che coinvolge Bitcoin e lo spreco energetico dei minatori continua ad essere alimentato dai media, tuttavia l’argomento è molto complesso e necessita di un approfondimento che puoi trovare qui.

Proviamo però a riassumere i punti principali che smontano questo mito:

  1. Il paragone di consumi tra Bitcoin e Stati è poco utile all’analisi, prima di tutto perché si paragonano due elementi diversi e poi perché Bitcoin è un protocollo globale, il suo potenziale numero di utenti è l’intero pianeta;
  2. Bitcoin favorisce la produzione di energia all’interno di uno Stato, soprattutto energia a basso costo, e il consumo energetico è uno dei punti chiavi per una società evoluta;
  3. Gli incentivi alla base del mining di Bitcoin spingono i minatori ad utilizzare energia che altrimenti non andrebbe utilizzata e quindi sprecata, alcuni esempi sono le enormi centrali idroelettriche cinesi, il gas flaring e fonti energetiche isolate come vulcani o maree;
  4. Il report di coinshares (2019) stima che circa il 76% del mining di Bitcoin stia già sfruttando fonti rinnovabili;
  5. La maggior parte delle transazioni dovrà per forza spostarsi su layers sopra la Blockchain come Lightning Network che non richiede alcun lavoro da parte dei minatori se non per le transazioni di apertura e chiusura dei canali.

Nel lungo periodo, il consumo di energia è strettamente correlato al PIL. Un'analisi trasversale del PIL e del consumo di energia pro capite rivela che i paesi più ricchi consumano, di gran lunga, la maggior parte dell'energia.

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Bitcoin strumento perfetto per i criminali?

Molte persone credono che Bitcoin sia uno strumento completamente anonimo: niente di più errato. Bitcoin è un protocollo pseudo-anonimo e le transazioni sono tutte pubbliche e tracciabili. Ottenere privacy su Bitcoin non è facile e bisogna utilizzare strumenti come i CoinJoin e tecniche di anonimizzazione complesse. Se sei interessato all’argomento, ne abbiamo parlato approfonditamente in questo articolo.

Comprare Bitcoin senza essere tracciati non è per nulla facile e si rischia di lasciare tracce digitali o sociali nel caso di scambio in cambio di contanti. Se proverai a comprare delle frazioni di bitcoin potrai verificare quello che ti sto per dire, cioè che gli acquisti tradizionali su Exchange come Bitfinex o Binance tramite bonifico o carta di credito richiedono il caricamento di documenti di identità la compilazione di moduli antiriciclaggio.

Il report pubblicato da Chain Analysis il 6 gennaio 2022 stima che la percentuale di transazioni illegali su criptovalute sia circa lo 0.15% di tutte le transazioni.

Pochi indirizzi hanno tanti Bitcoin: è un problema?

Una delle domande più strane che ricevo nel mio lavoro è proprio questa. In rete circolano molti articoli in cui si critica la distribuzione dei bitcoin, da cui risulterebbe una centralizzazione dell’asset in pochi indirizzi; andiamo a sfatare questo mito.

Bitcoin è uno strumento libero, tutti possono usare il protocollo Bitcoin, una equa distribuzione dei bitcoin tra le persone non è sicuramente parte del protocollo. Bisognerebbe inoltre chiedersi cosa voglia dire equa: chi decide quanti satoshi dovresti possedere?

Bisogna ricordare che un indirizzo Bitcoin non per forza corrisponde ad una persona fisica, molti ricchi indirizzi infatti appartengono a exchange, fondi di investimento e aziende di custodia.

Bitcoin è vecchio e il futuro sono le nuove criptovalute?

Nell’articolo i 5 modi con cui perderai i tuoi Bitcoin abbiamo parlato delle altcoin, abbreviazione di alternative coins, cioè tutti quei progetti che provano a porsi come alternative a Bitcoin: andiamo a smontare questo mito.

Da quando è stato pubblicato il codice di Bitcoin decine e poi centinaia di persone hanno creato i propri cloni e alcuni di questi ancora esistono, per esempio Dogecoin o Litecoin.

Altri progetti, capendo di non poter competere con Bitcoin, hanno provato a creare un Bitcoin con maggiori funzionalità come Ethereum che offre la possibilità di sviluppare Smart Contracts turing completi, cioè offre allo sviluppatore la libertà di creare dei codici che possano interagire con la moneta native (ether) e i token su Ethereum con più funzioni.

Questa libertà tuttavia porta diversi svantaggi, tra cui la perdita di sicurezza a causa della complessità del codice e la scarsa decentralizzazione dei nodi della Blockchain che richiedono sempre più risorse rendendo la piattaforma meno sostenibile nel tempo.

A dimostrazione di questa affermazione possiamo osservare il grafico che confronta l’aumento delle dimensioni delle due Blockchain, quella di Bitcoin in blu e quella di Ethereum in rosso, effettuata dal team di ricercatori di BitMEX.

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Bitcoin rimane quindi il progetto più sicuro di questo settore grazie all’ecosistema più ampio di soggetti che ne fanno parte: exchange, aziende di custodia, wallet e sviluppatori indipendenti che contribuiscono a rendere più resiliente questo importante progetto Open Source.

Lo sviluppo software di Bitcoin inoltre, a differenza di quello che viene spesso detto, non è affatto più lento di altri progetti; a Novembre 2021 c’è stato l’upgrade a Taproot, tanti altri aggiornamenti al Layer 1 (la Blockchain) sono in fase di studio o sviluppo e nuovi layer stanno nascendo, come le Statechains o le CoinPool oltre al più famoso Lightning Network.

Conclusioni

In un mondo nuovo e così vasto come quello del mondo Bitcoin i miti da sfatare sarebbero ancora molti, tuttavia questi sono i 5 miti a cui tenevo dare una spiegazione. Non perderti i prossimi articoli e rimani sempre aggiornato sulle pagine social di Fintastico!

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Simone Da Re

Bitcoin Consultant & Software Developer

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