Servizi finanziari digitali e consapevolezza finanziaria in Italia

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Il Museo del Risparmio di Torino ha realizzato in collaborazione con Episteme, e il sostegno di Intesa Sanpaolo, una ricerca volta a esplorare il rapporto esistente tra digitalizzazione e consapevolezza finanziaria.

Lo studio ha come obiettivo quello di mappare le competenze tecnologiche degli italiani al fine di misurare se e come il grado di competenza digitale abbia dei riflessi significativi sull'inclusione finanziaria e, in generale, sulla consapevolezza nell'uso e nella gestione della propria finanza personale. Due sono gli aspetti fondamentali della ricerca: la percezione del livello di alfabetizzazione digitale e finanziaria e le preferenze nei confronti dell’uso dei vari tipi di device al servizio della gestione finanziaria personale.

La crescente digitalizzazione dei servizi finanziari è un fenomeno mondiale all’attenzione di molti ed in particolare degli operatori economici che, insieme alle imprese tecnologiche, sono i protagonisti di questa trasformazione, a questo link è possibile scoprire le principali imprese fintech in Italia.

Le aspettative verso il digitale e la crescita della disuguaglianza economica

I risultati del rapporto “Digitalizzazione e Consapevolezza Finanziaria”, sono stati raccolti attraverso un'indagine su un campione rappresentativo della popolazione italiana che utilizza internet.

Da una parte, ci si aspetta che lo sviluppo e la diffusione del digitale all'interno dei servizi finanziari renda più democratico e vantaggioso accedere a servizi; dall'altra, emerge il timore di restare indietro nell'acquisizione di competenze tecnologiche di base possa portare a una forma di esclusione ancora più marcata e profonda nei segmenti più fragili della popolazione.

In un mondo in cui l'innovazione è soprattutto digitale, e riguarda tutti i servizi e i prodotti rivolti ai cittadini-consumatori, chi non ha competenze tecnologiche viene sempre più limitato nelle scelte e nelle possibilità e dunque parzialmente estromesso dalla gestione attiva e autonoma della propria vita.

Il pericolo di sopravvalutare le proprie capacità digitali

L’autovalutazione delle competenze digitali, incrociata con la misurazione di ciò che effettivamente gli intervistati sanno fare, porta alla luce un fattore di rischio significativo: oltre a chi sa di essere insufficientemente preparato (8,5%), esiste un gruppo di intervistati, pari all’8.8%, che sopravvaluta le proprie competenze, percependosi molto più capace di quanto non sia in realtà.

Questa errata autopercezione può essere molto pericolosa se si combina alla sottovalutazione delle insidie della rete. Si pensi ad esempio alla facilità con cui circolano le fake news e agli effetti che possono avere sui processi decisionali degli user internet.

Due sono i gruppi di individui identificati a rischio: i "Basso Competenti" e i "Non Consapevoli", persone che non sono sufficientemente alfabetizzate, non hanno consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti e dunque possono incorrere involontariamente in false informazioni, frodi o più semplicemente in prodotti che non fanno al caso loro.

Per accedere all'home banking gli Italiani scelgono lo smartphone

Grazie alla diffusione degli smartphone, l'Italia risale i ranking europei relativamente alla diffusione di app bancarie e utilizzo di home banking. L’home banking è di fatto il nuovo standard quando si parla di canali di accesso alle banche.

Anche se il PC continua a essere lo strumento preferito per effettuare le operazioni bancarie (per il 44.5% degli intervistati) – grazie alla dimensione dello schermo (per il 62.4%) e alla comodità della tastiera (per il 58.4%) – è lo smartphone che dimostra maggiori potenzialità, grazie a tre specifiche caratteristiche: è sempre con noi (per il 69.8%); è personale (per il 25.2%); è sempre connesso (24.3%).

Cresce l'interesse per i pagamenti digitali ma con cautela

Il contante continua ad essere il mezzo di pagamento preferito (definito "per tutti" e "semplice" rispettivamente dal 53.9% e dal 45.4% degli intervistati) e il più usato (uso frequente per il 71.6%), mentre la carta di credito e il bancomat rimangono poco usati dagli italiani rispetto ad altri Paesi europei (es. Svezia, Danimarca e Regno Unito).

Lo studio conferma che l'approccio ai nuovi strumenti di pagamento digitali risente della capacità di usare la tecnologia: all'aumentare delle competenze digitali corrisponde una maggiore consapevolezza sugli smart payment non solo in termini di aspettative positive, ma anche in termini di attenzione ai possibili pericoli insiti nelle nuove possibilità.

A livello generale le opinioni degli italiani verso il futuro dei pagamenti si distribuiscono tra atteggiamenti di apertura al nuovo e di cautela. Ad esempio, la richiesta di semplificazione dei passaggi per effettuare operazioni digitali dovrebbe essere contro-bilanciata da meccanismi di sicurezza (per il 50.7% degli intervistati) mentre le nuove app vengono apprezzate soprattutto quando si occupano di rispondere a bisogni quotidiani legati alla gestione delle spese (per il 72.5%) più che quando mettono in campo l’intelligenza artificiale per indirizzare le nostre decisioni di investimento (per il 53.5%).

Speranza e paure della digitalizzazione finanziaria

Gli intervistati evidenziano timori collegati alla diffusione degli strumenti digitali su tre fronti:

  1. Il potenziale controllo delle nostre azioni da parte di esterni, di aziende e governi
  2. Il possibile aumento delle disparità sociali, a causa dal digital divide
  3. La riduzione della capacità di autocontrollo, con la paura di cedere all'impulsività nelle scelte di acquisto e investimento

I timori sono controbilanciati da tre aspetti positivi collegati:

  1. Potenziale aumento della inclusione finanziaria
  2. Maggiore possibilità di scelta e accesso a beni e servizi finanziari prima esclusivi
  3. Il 59% ritiene che la digitalizzazione favorisca anche una maggiore consapevolezza e conoscenza

Competenze digitali e finanziarie vanno a braccetto

Al di là dei timori e delle aspettative, quasi la metà della popolazione italiana che usa internet dichiara di utilizzare strumenti digitali per mettere a punto e gestire il proprio piano economico-finanziario (il 48.5%). La maggior parte sono uomini, giovani, persone alto-istruite, con uno stile di vita sopra la media e con le migliori competenze digitali.

Per il segmento maggiormente evoluto gli strumenti digitali fanno parte anche della gestione strategica della sfera economico-finanziario, non solo dell'operatività quotidiana. Un soggetto con alte competenze digitali su due, dichiara di aver aumentato le proprie conoscenze in ambito economico-finanziario anche grazie all'uso che fa degli strumenti digitali.

Circa il 30.5% degli intervistati si dichiara interessato a investire in bitcoin, sono persone con un elevato stile di vita (46.7% vs. il, comunque significativo, 27% delle persone meno abbienti). Un caso di sottostima dei rischi associati allo strumento che resta ancora prettamente speculativo e che sottolinea la necessità di una maggiore diffusione dell'educazione finanziaria.

Le cause dell'esclusione finanziaria delle donne

Il divario di genere in Italia è colmato per quanto attiene alla sfera dell'istruzione e della salute, mentre permangono delle forti differenze con gli uomini per quanto attiene alla sfera politica ed economico-lavorativa. Come testimoniano i dati, le donne hanno un minore accesso al mondo del lavoro (il 59.4% lavora o è in pensione contro l’81.5% degli uomini) e una conseguente minore indipendenza economica (solo il 37.8% delle donne è completamente indipendente vs il 63.4% degli uomini).

La minore indipendenza economica delle donne si associa ad altri indicatori: solo il 67.2% delle donne ha un conto corrente che gestisce in totale autonomia (contro l’81.6% degli uomini) e il 18.1% non ha un conto corrente (contro il 7.9% degli uomini, con una percentuale del 10.6% tra le donne nella fascia di età 25-44). Rispetto agli uomini è più bassa anche la quota di chi si ritiene una persona molto o abbastanza informata in ambito economico-finanziario (il 50.7% delle donne vs il 64.5% degli uomini) e di chi investe denaro (il 26.7% delle donne ha soldi investiti contro il 43.6% degli uomini). Un dato quest'ultimo che stona con un recente studio di N26 che dichiarava che l’81% delle italiane pianifica i propri obiettivi finanziari e l’84% riesce a raggiungerli

I Millennial hanno fiducia nella rivoluzione digitale

Le fasce d’età più giovani hanno delle specificità uniche, come l’essere native digitali, o quasi, e l’essere cresciute in un mondo pienamente globalizzato.

Le aspettative dei giovani associate alla digitalizzazione dei mercati finanziari sono elevate. In particolare i millennial si aspettano vantaggi per i consumatori derivanti da una maggiore possibilità di scelta tra prodotti (78.6% dei 16-24enni e 73.9% dei 25-34enni contro il 74.1% di media della popolazione); un impatto positivo sull'aumento della conoscenza dei meccanismi dell’economia (68.8% dei 16-24enni e 63.8% dei 25-34enni contro il 59.0% di media).

L’ottimismo incondizionato verso le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale si esprime indistintamente con un forte interesse verso la possibilità di investire in bitcoin (ci pensa il 40.8% dei 16-24enni e il 37% dei 25-34enni), di usare le nuove app per gestire le spese quotidiane (80.3% e 79.8% contro il 72.5% di media) o per accantonare il denaro (76.0% e 73.1% vs 67.1% di media) e infine per fare scelte di investimento grazie ai roboadvisor (64.1% e 58.8% vs il 53.5% di media), senza grande consapevolezza dei pro e contro, per approfondire i roboadvisor italiani consigliamo questo articolo.

Lo slancio tecnologico da parte dei millennial, in Italia, rimane teorico perché trova un limite nelle condizioni economiche dei più giovani. La modesta quota di chi tra i più giovani investe denaro (22.4% e 26.6% contro il 35% di media) non sorprende alla luce del fatto che la maggior parte non è ancora completamente indipendente dal punto di vista economico (lo è solo 17.4% dei 16-24enni e il 43.1% dei 25-34enni vs il 50.3% del campione).

I segmenti più fragili rimangono esclusi dai benefici della digitalizzazione

Nonostante il campione dell'indagine sia composto da individui che hanno familiarità con internet, una parte ancora consistente di popolazione nutre uno spiccato scetticismo verso le nuove tecnologie digitali. Si tratta di persone che non usano i nuovi strumenti digitali e non li trovano utili per aumentare la propria alfabetizzazione economico-finanziaria (il 51.3%).

Per i segmenti più fragili (donne, meno giovani, basso istruiti e persone con basso reddito) le barriere di accesso agli strumenti tecnologici restano forti, contribuendo a un ulteriore rallentamento dei processi di inclusione finanziaria.

Lo studio conclude che la digitalizzazione dei prodotti e degli strumenti finanziari sembra dunque per il momento favorire l’empowerment di chi ha già maggiori competenze e maggiori risorse, mentre stenta a intercettare i segmenti di chi possiede meno mezzi cognitivi e materiali a disposizione. Cliccando su questo link è possibile accedere alla ricerca completa.

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