Rivoluzione in vista per chiedere un mutuo casa o un prestito aziendale

Rivoluzione in vista per chiedere un mutuo casa o un prestito aziendale

Chiedere ed ottenere un mutuo per la propria abitazione o un prestito personale per un acquisto importante può spesso costituire un percorso ad ostacoli per molte famiglie. Anche per le imprese, pur se talvolta supportate da un direttore finanziario, l’accesso al credito è quanto mai complesso ed incerto. I motivi sono molti ed il settore in continuo adeguamento ad un contesto finanziario in costante evoluzione non aiuta di certo i consumatori. Le fusioni bancarie in atto, ad esempio, hanno ridotto i plafond disponibili per i fidi di conto corrente di molte imprese. Inoltre, la stretta al credito venutasi a creare dopo il terremoto finanziario del 2008 non si è mai realmente allentata nel nostro Paese.

Chi si trova alla ricerca di liquidità per effettuare una spesa o investire nella propria impresa rischia di non trovare risposte adeguate da parte del mercato. Oltre al diniego alla concessione di un finanziamento, infatti, il mondo bancario potrebbe offrire prodotti non in linea con le esigenze del proprio cliente. In passato si è assistito all’erogazione di mutui ipotecari con rimborso in valuta straniera o a finanziamenti ad imprese con un tasso debitore superiore alla marginalità dell’investimento. In entrambi i casi l’asimmetria tra banche e clienti ha comportato grosse difficoltà per questi ultimi.

Per districarsi al meglio nel ginepraio del credito e per evitare passi falsi, sempre più spesso si ricorre alla figura del mediatore creditizio. Questo professionista, secondo quanto stabilito dal Testo Unico Bancario, mette in relazione richiedenti e soggetti erogatori al fine di facilitare la concessione del credito. Inoltre, i mediatori creditizi erogano consulenza ai propri clienti per indicare loro l’approccio più efficace e sostenibile all’indebitamento.

Una delle attività peculiari della professione di mediatore creditizio è dunque la cosiddetta preanalisi. In questa fase, il professionista, valuta con attenzione la situazione economico-finanziaria dei propri clienti al fine di indirizzarli verso il prodotto e l’istituto di credito più adatti. Tipicamente, il consulente ha sempre utilizzato gli stessi criteri valutativi delle banche. Non a caso, infatti, molto spesso i professionisti della mediazione sono ex dipendenti bancari. Dopo aver analizzato buste paga, banche dati, bilanci d’esercizio e dichiarazioni dei redditi, il mediatore poteva veicolare la pratica verso un istituto finanziario con ottime probabilità di successo. Proprio l’affidabilità della pre-analisi costituisce una delle principali qualità del mestiere: i richiedenti possono ottenere quanto richiesto in tempi brevi ed a condizioni ottimali e le banche non sprecano il prezioso tempo dei propri analisti in valutazioni a vuoto. Il comportamento virtuoso si trasforma in ritorno economico per il professionista: migliori condizioni economiche per i clienti significano maggiori volumi e questi ultimi, insieme ad un buon rapporto tra pratiche presentate e pratiche erogate, determinano il guadagno del mediatore.

Chiunque frequenti banche, piattaforme di lending o altri soggetti finanziatori avrà però notato che negli ultimi tempi la lente d’ingrandimento degli analisti si è spostata significativamente. Insomma, quelli che una volta si chiamavano criteri assuntivi non esistono più. Proprio sulle pagine di Fintastico, abbiamo trattato recentemente il tema del nuovo approccio al credito basato sempre più sui flussi di cassa e sempre meno sui bilanci e banche dati. Il motivo è semplice: i bilanci d’esercizio sono spesso più un biglietto da visita per le imprese che una fotografia della situazione reale. E, anche qualora fossero stati redatti con assoluta diligenza, sarebbero datati e quindi poco attendibili. In ambito retail, la crescente instabilità del mercato del lavoro ha reso le buste paga un documento sempre meno indispensabile per valutare i flussi di cassa di un dipendente. Inoltre, la lunga crisi finanziaria ha comportato l’iscrizione nei registri dei cattivi pagatori di un gran numero di soggetti, rendendo queste liste poco adatte all’attuale congiuntura economica. In sintesi, le banche stanno modificando i propri processi decisionali e il mondo del fintech ha impresso una ulteriore decisa accelerazione. Quale destino, dunque, per il mondo della mediazione creditizia?

Tra le tante novità portate dalla normativa PSD2, uno degli aspetti più innovativi è un ridimensionamento della posizione di monopolio delle banche. I dati dei conti correnti della clientela non sono infatti più a disposizione del solo ceto bancario, ma possono essere condivisi con altri soggetti. Tra questi spiccano certamente i mediatori creditizi che, attraverso Open Banking, possono avere a disposizione le stesse informazioni degli analisti bancari. In questo modo, la fase di pre-analisi diventa ancor più affidabile e il ruolo del mediatore non potrà che trarne giovamento. Non stupisce quindi, il fermento che riscontriamo quotidianamente nel settore. Sempre più società di mediazione, dalle grandi reti alle piccole boutique, stanno approcciando Open Banking alla ricerca di un aiuto per riposizionarsi sul mercato. Grazie alle API, broker di tutta Europa possono ora aumentare la propria capacità di prevalutazione sia in ambito retail che nella consulenza alle imprese di ogni dimensione.

Alla luce di tutto questo, cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi o anni? Sulla base delle discussioni che intratteniamo con i protagonisti del mercato finanziario, il futuro che si sta delineando è di assoluto interesse per famiglie ed imprese. Se da un lato l’ingresso di soggetti finanziatori non bancari non è più ormai una novità, l’integrazione di queste offerte con i classici prodotti di finanziamento rappresenta il prossimo passo. Grazie all'Open Banking, infatti, con un semplice click sarà possibile dare accesso ai propri dati ed ottenere un’immediata analisi della propria affidabilità finanziaria, dei prodotti più in linea con le esigenze specifiche e un preventivo personalizzato di importi, costi e condizioni. Insomma, l'Open Banking può dare impulso ad una sana concorrenza e supportare l’attività dei professionisti del settore.

L’innovazione del settore finanziario è un processo inarrestabile e tutti, dai singoli utenti ai professionisti, avranno sempre più familiarità con concetti come Open Banking, Open Finance e PSD2. La scelta di un partner tecnologico affidabile è quindi cruciale per i fornitori di servizi finanziari. Yapily fornisce su scala continentale un servizio tecnologico affidabile, basato unicamente su una connettività in linea con quanto previsto dalla normativa ed effettua continui test di qualità, tanto da essere stata scelta addirittura da soggetti regolatori per il monitoraggio del mercato di riferimento. Insomma, innovazione tecnologica, legislativa e di prodotto sono gli ingredienti fondamentali per il futuro della finanza familiare e d’impresa. Gli utenti finali potranno beneficiare di nuovi strumenti finanziari, nuove modalità di accesso e migliori condizioni economiche. I professionisti del settore sono già in movimento e le sorprese non tarderanno certo ad arrivare.

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