- 14/04/2022
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La finanza sostenibile nasce per rispondere alla sempre più inquietante emergenza climatica che minaccia la salvaguardia dell’ambiente.
Come riportato dal WWF, il decennio 2010-2019 è stato il più caldo di sempre.
Nello specifico, il 2019 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, con un aumento medio della temperatura globale del 1,1°C.
Aumenta anche la concentrazione di gas serra nell’atmosfera: +147% di anidride carbonica, +259% di metano, +123% di protossido di azoto (rispetto all’epoca pre-industriale). Altro dato impressionante è relativo al tasso di riduzione del ghiaccio artico per decennio: 12.85%.
Oltre che ambientali, il riscaldamento globale porta con sé rischi e pericoli di natura economica, sociale e culturale. Secondo il dossier 2021 “I migranti ambientali. L’altra faccia della crisi climatica” pubblicato da Legambiente, entro il 2050 potremmo assistere all’esodo di circa 1 miliardo di migranti climatici.
Cosa si intende per migranti climatici? Masse di individui costretti a lasciare la propria terra di origine a causa di fenomeni estremi generati dalla crisi climatica: desertificazione, inondazioni, dissesto idrogeologico, crisi idriche e dei sistemi agricoli, diffusione di malattie, etc.
Di fronte a uno scenario di tale portata “apocalittica”, un mix di capitalismo sostenibile, innovazione tecnologica e ricerca scientifica (nonché interventi pubblici volti a incoraggiare suddette attività ) potrebbe rappresentare una salvezza per il pianeta e le comunità umane che lo abitano.
La finanza sostenibile e i criteri ESG
Proprio in riferimento al capitalismo green, la finanza sostenibile intende porre l’attenzione a tematiche di tipo ambientale, sociale e di governance, al fine di costruire un ecosistema in cui cittadini, istituzioni, intermediari e imprese concorrono a una crescita economica duratura e sostenibile.
In questo quadro nascono i cosiddetti criteri ESG (Environmental, Social e Governance), ovvero delle unità di misura della sostenibilità di un’impresa o di una organizzazione. Nello specifico:
- Environmental: l’impatto delle attività dell’azienda sull’ambiente, sia locale che generale;
- Social: l’impatto sociale dell’azienda in termini di relazioni con il territorio, i clienti, i fornitori, i dipendenti e la comunità locale con cui interagisce;
- Governance: la gestione aziendale, ovvero le buone pratiche e i principi etici che guidano le logiche legate alla retribuzione dei dirigenti, al rispetto dei diritti degli azionisti, al rispetto delle minoranze e, piĂą in generale, alla trasparenza delle decisioni e delle scelte aziendali compiute.
Pertanto, i criteri ESG risultano degli standard operativi che aiutano i consumatori e gli investitori a controllare la “virtuosità ” di un’azienda in termini di risultati conseguiti da un punto di vista ambientale, sociale e di governo d’impresa.
Come già riportato in un nostro articolo sul Green Fintech, un report pubblicato nel 2020 da Refinitiv, società anglo-americana di analisi finanziaria, evidenzia che l’interesse degli investitori in prodotti finanziari sostenibili è cresciuto del 34%. Per “prodotti finanziari sostenibili” intendiamo proprio quegli asset offerti da aziende che rispettano le metriche ESG.
Interessante notare come la percentuale di investitori “green” sale al 61% se si considera esclusivamente quella fascia di investitori della generazione Millennial (i soggetti nati tra il 1981 e il 1996). Segno che le nuove generazioni sono marcatamente sensibili alle tematiche ESG proprie del capitalismo sostenibile.
La gestione operativa di un’azienda secondo le metriche ESG non è solo una “questione di marketing”, un vestito verde che le imprese indossano per farsi belle agli occhi dei consumatori. La verità è che un’azienda con ottime performance ESG può contare su un business maggiormente sostenibile. Tradotto: guadagna di più.
Uno studio dal titolo “ESG and Financial Performance”, pubblicato nel 2021 dal NYU Stern Center for Sustainable Business in collaborazione con Rockefeller Asset Management, ha analizzato la performance finanziaria delle organizzazioni in relazione ai criteri ESG (dunque attività ambientali, sociali e di governo societario) relativa al quinquennio 2015-2020. Dalla ricerca sono emersi diversi elementi fondamentali, ovvero:
- Le iniziative di sostenibilitĂ generano migliori prestazioni finanziarie, grazie a una migliore gestione del rischio e una maggiore innovazione;
- L’integrazione dei criteri ESG nelle strategie di investimento genera prestazioni migliori;
- In termini di performance corretta per il rischio, gli investimenti ESG hanno prestazioni migliori o simile agli investimenti tradizionali nel 59% dei casi;
- L’ottimizzazione delle emissioni di carbonio migliora le prestazioni finanziarie;
- Le metriche ESG migliorano le prestazioni finanziarie aziendali in particolare in un orizzonte temporale di lungo periodo.
Prestito green: “l’eco-asso” nella manica delle banche
Se finora abbiamo descritto le caratteristiche principali delle metriche ESG, con un focus sugli investimenti sostenibili, in questo paragrafo approfondiremo un altro aspetto della finanza sostenibile, argomento centrale di questo articolo: il prestito green.
Per prestito green si intende una somma di denaro erogata da un istituto di credito destinata all’acquisto di beni/servizi a basso impatto ambientale: mobilità sostenibile, impianti fotovoltaici, isolamenti termici, elettrodomestici e illuminazione di classe A+, sostituzione impianti di climatizzazione, etc.
Il prestito green, dunque, viene offerto dalle banche per permettere ai consumatori di ridurre il proprio impatto ambientale in termini di mobilità urbana (prestiti per l’acquisto di auto elettriche o ibride) o per opere di efficientamento energetico della propria abitazione.
Il prestito green può essere di due tipi:
- Prestito personale: un finanziamento liquidato direttamente al cliente;
- Prestito finalizzato: un finanziamento liquidato a un esercizio convenzionato presso cui il cliente della banca effettua l’acquisto di un bene.
La ricerca “Consumer ESG Credit” – realizzata da CRIF in collaborazione con SDA Bocconi School of Management e Assofin, condotta su un campione di banche e intermediari finanziari specializzati nel credito al consumo, mostra dati incoraggianti nel comparto del prestito green:
- Operatori green: l’81% delle società intervistate offre soluzioni di prestito "green" ai propri clienti;
- Quota di mercato: la percentuale di finanziamenti per spese green sale dal 4% del 2019 al 7% del 2020;
- Prestito green personale: quasi il 50% degli istituti finanziari intervistati offre una linea di prodotti con specifiche caratteristiche green, proponendo un tasso di interesse piĂą basso (nel 50% dei casi) e minori commissioni (nel 25% dei casi) rispetto ai prestiti tradizionali;
- Prestito green finalizzato: il 29% degli operatori propone un piano di ammortamento flessibile o un tasso di interesse più basso, mentre il 21% offre agevolazioni come l’azzeramento delle spese di istruttoria pratica per indirizzare la clientela verso scelte green.
Il prestito green è uno degli strumenti utilizzati dalle banche in coerenza con l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile (Agenda 2030), approvata dalle Nazioni Unite nel settembre 2015. L’agenda 2030 prevede 17 Obiettivi e 169 Target funzionali alla riconversione di Paesi e organizzazioni in un’ottica di sviluppo sostenibile.
Qui il ruolo della finanza sostenibile è chiaro: l’approccio ESG deve essere totale, dagli investimenti in azioni e obbligazioni emesse da società green, ai prestiti personali e finalizzati funzionali a mobilità e abitazioni sostenibili.
Sorpresa: le banche italiane sono (sempre piĂą) sostenibili
Se otto istituti bancari su dieci propongono ai propri clienti soluzioni legate al prestito green, altrettanto elevata è la percentuale di banche che rispettano le metriche ESG.
Secondo il report 2021 “The Big Picture” pubblicato da Standard Ethics, agenzia di rating che misura il livello di sostenibilità di un’azienda o di una nazione, il 61% delle banche italiane è conforme agli standard di sostenibilità definiti da Unione Europea, ONU e OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).
La classificazione fornita da Standard Ethics conta di nove gradi, da EEE (grado massimo di sostenibilitĂ ) fino a F (grado minimo di sostenibilitĂ ).
Nello specifico, circa 6 banche Made in Italy su dieci presentano un rating “Fully Sustainable Grade”. Di queste, l’11% delle banche ha un rating EE+, il 28% EE, il 22% EE-. Dall’altro lato, il 39% delle banche presenta invece un rating “Not Fully Sustainable Grade”: il 17% ha un rating E+ e il 22% E.
La percentuale di banche italiane sostenibili è superiore a quella europea: sempre secondo Standard Ethics, il 50% delle banche europee ha un rating Fully Sustainable Grade.
Quali sono le banche italiane con un rating piĂą alto? Fineco e UniCredit (entrambe con grado EE+).
Conclusioni
Abbiamo visto come la finanza sostenibile giochi un ruolo fondamentale nella costruzione di modelli economici virtuosi da un punto di vista ambientale, sociale e di gestione imprenditoriale.
I criteri ESG rappresentano una preziosissima bussola utilizzata da consumatori e investitori per monitorare le performance delle aziende e assicurarsi di non cadere nell’inganno del greenwashing.
In questo quadro, le banche e gli intermediari finanziari possono giocare la carta del prestito green per incoraggiare buone pratiche che puntino a una riconversione green della quotidianitĂ individuale.
La finanza sostenibile dimostra come l’esistenza di un capitalismo sostenibile sia tutt’altro che mera retorica autoconsolatoria e che il profitto possa benissimo essere allineato all’interesse collettivo, in questo caso relativamente alla salvaguardia dell’ambiente.