- 19/01/2021
Un settore per sua natura veloce e alla portata di tutti
La rivoluzione del proptech ha portato il settore immobiliare più vicino alle persone. Siamo abituati a dare per scontate le conquiste di cui vediamo solo l’esito conclusivo, come ad esempio l’apertura ai cittadini stranieri degli investimenti in società italiane, senza necessità di dotarsi di codice fiscale. Ciò che lo ha reso possibile fa parte delle caratteristiche stesse del proptech: usare la tecnologia, tra le altre cose, per consentire a chiunque di investire in un progetto immobiliare, in modo veloce.
Se l’immobiliare non si fosse aperto al proptech, sarebbe rimasto ciò che è sempre stato: un ambito tradizionalmente per pochi, con meccanismi ed una mentalità ancorati al passato. Come sottolinea quest’articolo, le potenzialità del proptech sono enormi e i confini in continua espansione, legati solo all’evoluzione del digitale e al superamento della burocrazia e dei vincoli formali atavici.
C’è un però: quello che è davvero necessario, affinché il proptech possa continuare la propria corsa, avendo ben presenti le tutele di tutti, è un vero e proprio cambio di mentalità. Il punto d’arrivo di oggi è stato conseguito a prezzo di molte battaglie che hanno portato proprio a sfidare lo status quo, e di un equilibrio che si è trovato tra due punti.
Da un lato, l’evitare le lungaggini della burocrazia, che avrebbero cancellato i passi in avanti, dall’altro, la tutela dell’investitore: vediamolo insieme.
Tra la tutela dell’investitore e le lungaggini della burocrazia
Una certa dose di burocrazia è fondamentale nel proptech, per un motivo: sconfiggere e superare l’anonimato di Internet. È vero che grazie ad esso chiunque può investire, ma allo stesso tempo le piattaforme di equity crowdfunding hanno trovato il modo di valutare se quel chiunque sia pronto a farlo.
L’obiettivo è trovare la formula migliore per procedere con la raccolta fondi, tutelando le esigenze dei proponenti e l’interesse degli investitori. Tra poco capiremo come, ma prima facciamo un passo indietro.
Come si può leggere in questo articolo, nel 2015 non si era ancora trovato l’equilibrio di oggi: l’equity crowdunding era ancora letteralmente bloccato dalla burocrazia. Uno dei punti riguardava proprio una delle conquiste di cui parliamo oggi, che è andata ancora oltre quanto auspicato allora, ovvero consentire che l’identificazione del socio da parte del notaio possa avvenire semplicemente attraverso la comunicazione del proprio codice fiscale al momento dell’adesione alla raccolta, senza altri orpelli.
È un settore che sta effettuando conquiste passo dopo passo: conquiste dovute anche, come abbiamo già visto, ad un vero e proprio cambio di paradigma, di mentalità e di cultura in un mondo spesso poco aperto all’innovazione e all’ampliamento del target.
Come si è trovato il modo di sconfiggere l’anonimato di Internet, tutelando al contempo gli investitori più inesperti e i proponenti in cerca di capitali affidabili?
La risposta, tra le altre, sta nel questionario MIFID. Come sottolinea infatti anche la Consob, il questionario, compilabile direttamente online, permette all’investitore di comprendere le caratteristiche e i rischi a cui va incontro, rendendolo più consapevole nella scelta. Vengono così forniti i mezzi per una valutazione delle proprie conoscenze da parte dello stesso investitore, tramite un punteggio minimo, dissuadendolo dal proseguire nel caso in cui non abbia compreso le conseguenze della sua scelta.
Così, una volta che si sono trovati i mezzi per tutelare gli investitori e di conseguenza i proponenti, occorre ovviare agli ostacoli burocratici che non hanno motivo di esistere. Vediamo meglio il perché e come si è arrivati all’oggi.
Oggi, i cittadini stranieri possono investire senza codice fiscale
La notizia per cui i cittadini stranieri oggi possono investire in Italia senza necessità di dotarsi del codice fiscale equivale ad una crescita per il settore. È infatti rilevante non solo per gli investitori per cui si apre un nuovo mercato, ma anche per le PMI italiane, tanto più durante una pandemia. Quella di oggi è quindi una conquista ulteriore da festeggiare e che ci mette su un piano finalmente paragonabile all’estero, dove gli italiani possono generalmente investire senza problemi.
Ampliamo il campo di analisi, tornando al 2018: la Legge di bilancio al comma 45 conteneva l’abrogazione dell’obbligo del codice fiscale per i cittadini stranieri pronti ad investire in Italia. E allora perché le camere di commercio si sarebbero rifiutate di registrare gli investitori?
Come spiega quest’articolo, sembra che la norma non fosse in realtà totalmente chiara e che si fosse in attesa di una disposizione o di una circolare del MISE (il Ministero dello Sviluppo Economico). Così, le Camere di Commercio sono rimaste in attesa di istruzioni che non sono arrivate e di conseguenza, non hanno aggiornato i propri software.
Arriviamo quindi ad oggi: è stata finalmente recepita la norma, grazie alla circolare del MISE N 5/V inviata alle Camere di Commercio, rendendola così finalmente operativa. Questa circolare è un’ulteriore conquista per il settore ed è stata ispirata soprattutto dall’attività della piattaforma di equity crowdfunding immobiliare Walliance e dell’associazione ItaliaFintech. La circolare invita le Camere di Commercio “allo scrupoloso rispetto delle indicazioni della presente nota”, chiudendo così il cerchio.
La velocità e l’immediatezza del mezzo Internet, invece di essere considerati solo mezzo e forma, diventano quindi in questo caso sostanza. Nonostante un cittadino straniero possa richiedere il codice fiscale, questa mancanza costituiva una forte barriera all’entrata. Nei fatti: non investivano più, il che equivaleva ad una perdita per le società italiane. Ecco perché quella di oggi è una conquista importante.
Abbiamo visto come, nel caso del proptech, la forma diventi sostanza. Il settore immobiliare è arrivato a conquiste importanti, riuscendo a raggiungere il giusto equilibrio tra la tutela degli investitori e l’evitare le lungaggini della burocrazia. Così, la norma per cui non è più necessario che i cittadini stranieri si dotino di codice fiscale per investire in Italia è un nuovo passo in avanti nel cambio di mentalità.