- 22/04/2022
Pochi giorni fa, ha destato particolare scalpore l’improvviso ed inaspettato blackout dei tradizionali circuiti di pagamento nel nostro Paese. Nella tarda mattinata di venerdì 15 Aprile, infatti, per circa mezz’ora i POS hanno smesso di funzionare in tutta Italia. Gli italiani si sono trovati all’improvviso catapultati indietro di trent’anni, impossibilitati com’erano ad utilizzare bancomat e carte di credito.
Problemi con bancomat, POS e pagamenti elettronici
Un problema più serio di quanto possa sembrare a prima vista: casse dei supermercati bloccate, persone che non potevano saldare le proprie consumazioni, code nelle biglietterie ferroviarie, esercenti che vedevano volatilizzarsi le vendite. Sembra comunque che i prelevamenti agli sportelli abbiano continuato a funzionare, consentendo così una mezz’ora di acquisti a dir poco vintage.
Non dobbiamo però immaginarci un Paese intero intento a controllarsi le tasche o a contare monetine. Sono ormai tantissimi, infatti, gli italiani che scelgono soluzioni di pagamento innovative che coniugano semplicità , economicità e -soprattutto- sicurezza.
Questi consumatori probabilmente si sono accorti di quanto stava accadendo solo guardandosi intorno, in quanto i fornitori di servizi di pagamento più evoluti utilizzano tecnologie all’avanguardia, particolarmente sicure e stabili ed in grado di funzionare anche quando i circuiti tradizionali risultano fuori uso.
L’intero ecosistema di pagamenti basati su open banking, ad esempio, non ha minimamente risentito di quanto stava accadendo ed ha continuato a processare transazioni senza problemi, anzi incrementando il numero di pagamenti gestiti e fornendo così un’alternativa davvero valida a quei consumatori che non sapevano come pagare i propri acquisti.
I disservizi sono durati circa mezz’ora, trascorsa la quale esercenti e consumatori hanno ripreso la normale attività e sono iniziate le indagini volte a comprendere cosa sia realmente accaduto.
Le banche coinvolte, il loro provider di pagamento Nexi ed il fornitore tecnologico IBM si sono affrettati a dirsi non responsabili dell’accaduto mentre il Governo ha immediatamente avviato un’indagine. Al momento non sembrano esserci certezze ma l’ipotesi di un sabotaggio esterno ha acquistato sempre più credito con il passare delle ore.
Non è certamente questa la sede per fare speculazioni geopolitiche, ma è comunque evidente che l’attuale situazione di forte tensione internazionale ben si presti ad attacchi informatici. Insomma, non sarebbe difficile immaginare una guerra fredda del nuovo millennio, combattuta su campi di battaglia virtuali che rischia di mettere in pericolo i risparmi dei cittadini.
Sicurezza e protezione dei dati
La sicurezza informatica era infatti un tema di grande attualità anche prima dello scoppio della guerra in Ucraina ma oggi acquista davvero carattere di massima urgenza.
La normativa comunitaria che tutela i consumatori e le loro transazioni è la nota PSD2. Essa ha introdotto concetti ormai familiari a molti come la strong customer authentication e, più in generale, strumenti per rendere più sicuri i pagamenti di tutti i giorni.
Si è trattato di un deciso passo avanti rispetto al passato che appare comunque ancora largamente insufficiente. Non passa giorno, infatti, senza che i pirati informatici non riescano ad accedere a carte, conti e transazioni rubando significative quantità di denaro e ancor più rilevanti moli di dati.
La stessa normativa ha però introdotto anche una strada alternativa per avviare e ricevere pagamenti. Un nuovo percorso che elimina completamente il passaggio più rischioso: la condivisione dei dati delle carte di pagamento.
Quando si effettua una transazione, sia online che presso un negozio fisico, avviene infatti una trasmissione criptata di dati che consentono la conclusione del pagamento. Appare quindi evidente che, qualora un terzo riuscisse ad introdursi nella trasmissione di questi dati, questi potrebbe effettuare nuove transazioni fraudolente. Oppure come una semplice interruzione di questi flussi informativi, possa bloccare la nostra economia.
Pensiamo, ad esempio, a cosa sarebbe potuto accadere se l’interruzione non si fosse conclusa in trenta minuti. I danni derivanti dalla mancata conclusione di milioni di transazioni si sarebbero cumulati con quelli causati da un calo della fiducia nel sistema di scambi monetari. Inutile dire che, in questo contesto globale, l’incertezza rappresenti uno dei principali pericoli per la crescita e la ripresa economica. Insomma, un attacco portato con competenza e determinazione potrebbe davvero mettere in ginocchio la nostra già claudicante economia.
Open Banking e pagamenti
La natura di assoluta urgenza di un profondo rinnovamento delle abitudini di pagamento è sotto gli occhi di tutti. Meno noto è che le alternative già esistono e, stranamente, sono anche più economiche e semplici dei vecchi metodi.
Avviare un pagamento tramite l'open banking è infatti straordinariamente semplice per gli utenti e particolarmente economico per gli esercenti. Inoltre, consente di migliorare il circolante e semplificare le operazioni contabili di riconciliazione.
Il procedimento è molto lineare: il venditore invia una richiesta di pagamento al proprio cliente. L’operazione avviene in tempo reale, impedendo quindi a terzi di poter clonare o quantomeno introdursi nell’operazione.
Il soggetto pagatore avvia un ordine di pagamento verso la propria banca protetto dalla strong customer authentication e -soprattutto- dalla tecnologia: la comunicazione tramite API, non prevede infatti in nessun modo l’accesso ai conti ma solo l’invio di un ordine alla propria banca.
In pochissimi secondi la transazione è chiusa sia da un punto di vista monetario che contabile. Inoltre, non è stato trasmesso alcun dato che un terzo possa intercettare ed usare fraudolentemente in seguito.
Per semplificare, l'open banking consente di eliminare diversi passaggi e la condivisione delle chiavi per effettuare pagamenti. Questo impedisce le truffe e riduce considerevolmente rischi ed impatti di un attacco informatico.
In un mondo sempre più legato alle transazioni online, garantire la sicurezza ed impedire possibili blocchi è un’esigenza primaria per tutelare l’economia. L'open banking rappresenta non solo l’alternativa più avanzata in questo senso ma anche e soprattutto una soluzione pronta a recepire le future indicazioni normative.
Addirittura, alcuni player come Yapily sono sistematicamente chiamati a partecipare ai tavoli di discussione con i regolatori al fine di rendere le nuove disposizioni sempre più aderenti alle necessità del mercato. Di conseguenza, l'open banking costituisce una garanzia di sicurezza ed economicità ma anche e soprattutto di stabilità . Un ecosistema destinato quindi ad accompagnare l’economia internazionale verso il futuro.