- 25/11/2021
Nell’era della trasformazione digitale le Fintech sono sicuramente tra le protagoniste indiscusse.
Negli ultimi cinque anni infatti hanno evidenziano una crescita ormai costante. Un risultato rilevato anche dallo IAG Index, termometro dell’ecosistema startup, che ha registrato una crescita del settore, raccogliendo circa 460 milioni di euro nel periodo gennaio-settembre 2021.
Un settore quello delle fintech che unisce tecnologia e finanza, entrambi ambiti in cui la percentuale delle donne è da sempre a livelli spaventosamente bassi. Sia per la bassa presenza di donne in ambito STEM sia per la presenza ancora più residuale delle donne in ruoli apicali in finanza.
Senza contare il Gap salariale, secondo le analisi della Commissione Europea, che tengono conto delle ore lavorate sulla retribuzione mensile lorda in Italia la differenza in busta paga è addirittura del 23,2% nonostante le donne lavorino più ore.
Tutti dati che cozzano con la consapevolezza che avere diversity nelle posizioni apicali generi valore, dimostrato da diversi studi, tra cui quello di Credit Suisse, secondo cui, solo per fare un esempio, le aziende con ceo donne mostrano un rendimento del capitale proprio del 19% superiore e dividendi più alti del 9%.
Sempre secondo l’IAG Index il 37,4% delle 477 startup analizzate dal network di angels italiani nel periodo luglio 2020-giugno 2021 hanno mostrato un business “responsabile”. Dall’analisi emerge inoltre che durante gli ultimi 12 mesi si è verificata una inversione di tendenza registrando un incremento sostanziale della presenza di almeno una donna nel team delle startup fintech. In pratica più di una su 3 rispetta questa caratteristica (35%, rispetto al 25% del 2020).
Quello che delude però è il profondo divario tra imprenditori donne e uomini quando si tratta di raccogliere fondi per le proprie startup, che si rivela ancora molto significativo. Disparità che la pandemia da Covid-19 minaccia di aumentare ulteriormente.
Come evidenziato dal rapporto The State of European Tech 2020, si evidenziano segni di cambiamento in positivo sugli investimenti early stage raccolti da sole donne. La quota di team tutti al femminile in grado di chiudere round sotto i 10 mln, sale al 6,3% rispetto al 5,9% del 2019. Anche nei round 10-20 milioni e 20-50 milioni si verificano sottili miglioramenti, che nel 2020 crescono rispetto al 2019. Ma le cifre diventano desolanti per quanto riguarda round da cifre maggiori. Nessun team di sole donne ha capitalizzato più di 50 milioni per la propria startup, una tendenza che va invertita.
Così come a seguito della crisi finanziaria del 2008 è nata la necessità di una innovazione più rapida nel settore dei servizi finanziari, che ha contribuito all'ascesa delle fintech, anche dalla crisi dovuta al COVID-19 potrebbe contribuire a creare l'opportunità di abbattere il gap di genere nel settore fintech?
Perchè il Covid può aprire le porte alle donne nel Fintech
I danni economici provocati dalla pandemia hanno registrato un impatto negativo sul proprio business per l’87% delle donne. Tra i fattori ad aver provocato questa potenziale tragedia sociale ci sono la sproporzionata rappresentanza nei settori più colpiti dalla crisi e le crescenti pressioni per le responsabilità legate alla gestione dei figli e della casa.
Il divario di genere nei finanziamenti è stato particolarmente evidente durante i periodi di incertezza, come l'attuale pandemia, tuttavia non ha fermato le donne fondatrici che, nonostante le difficoltà che affrontano nell'accedere ai fondi, sembrano essere ancora più resilienti e in grado di generare maggiori ritorni sugli investimenti.
Queste difficoltà non sono state però un ostacolo ma, al contrario, occasione per crearsi autonomamente nuove opportunità sfruttando le difficoltà a loro vantaggio andando spesso alla ricerca di opportunità per soddisfare bisogni insoddisfatti generando idee innovative e creando soluzioni basate sulle proprie esperienze.
Le ricerche mostrano pertanto, da altri punti di vista, uno scenario positivo per il futuro dell’imprenditoria femminile, rivelando come la pandemia possa trasformarsi in un acceleratore del progresso verso l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile. Ma in che modo?
Nonostante le sfide a cui sono costantemente sottoposte e le barriere al successo continuano a dimostrare tenacia e fiducia affrontando le nuove modalità di lavoro imposte dalla pandemia. Difatti, il 42% di loro è passata al modello di business digitale, mentre il 34% ha individuato nuove opportunità di business post pandemia.
Come e chi può creare una società più inclusiva per le donne?
Ci sono molte iniziative che possono essere intraprese da investitori, donne fondatrici di start up e istituzioni finanziarie al fine di aiutare a migliorare i risultati del fintech al femminile e abbattere la diversità di genere.
Gli investitori ed in particolare i venture capitalist hanno il potere di apportare cambiamenti significativi presentandosi ai tavoli di lavoro senza pregiudizi di genere mentre prendono decisioni di investimento.
Sfruttare l'effetto moltiplicatore può essere una strategia, infatti è stato rilevato che per ogni donna nominata in ruoli di comando, c'era un triplice aumento del numero di donne nella leadership senior. Infatti le donne VC hanno il doppio delle probabilità di investire in aziende con una fondatrice o cofondatrice alla fase iniziale dello sviluppo dell'azienda. Tuttavia, attualmente, solo il 12% dei responsabili delle decisioni nelle aziende di venture capital e nei gruppi di investitori sono donne.
Una possibile soluzione per le aziende al femminile può essere prendere in considerazione fonti alternative di capitale come il crowdfunding, in quanto queste piattaforme capita che tendano a favorire le donne in quanto percepite dai partecipanti come più affidabili.
Da non sottovalutare la realizzazione e sviluppo di opportunità di scambio reciproco, network e mentoring che spesso aiutano a raggiungere un successo maggiore, più velocemente..
Ed infine anche le istituzioni finanziarie ricoprono un ruolo determinante nel raggiungimento della parità di genere con iniziative per abbattere il gap. Ad esempio, l'iniziativa Launch with GS di Goldman Sachs mira a investire 500 milioni di dollari in società e gestori di investimenti diversificati di genere.
Allo stesso modo, JP Morgan, in collaborazione con The Vinetta Project, ha recentemente lanciato un'iniziativa per supportare le donne fondatrici fornendo loro un maggiore accesso al capitale, alle opportunità di networking ed ai servizi di consulenza, promuovere partnership con aziende fondate da donne possono creare opportunità più eque.
Iniziative che possono portare vantaggi all’intero sistema, secondo infatti un'indagine di McKinsey, le aziende dove c’è un buon equilibrio hanno redditività superiore del 21% rispetto ai competitor.
Le donne del Fintech Italiano
Anche in Italia possiamo andare orgogliosi di diverse donne che si sono sapute distinguere nel Fintech creando la loro impresa. Tante storie di successo che meritano una speciale menzione senza la pretesa di essere una lista esaustiva e senza un ordine di importanza.
Maura Rossetti
Con oltre 30 anni di sviluppo progetti internazionali per le banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Deutsche Bank) e società di consulenza come Accenture, McKinsey e PWC. Maura (co)fonda la fintech LoanXchain, marketplace del credito interamente digitale per rispondere alla sempre crescente necessità di liquidità la quale, attraverso l’utilizzo della blockchain, connette direttamente tra loro banche, fondi di credito e assicurazioni con i player fintech contribuendo ad aumentare la liquidità e la trasparenza del mercato.
Serena Torielli
Laurea alla Bocconi, svolge a New York il JP Morgan Training Program diventando Vice President Fixed Income Sales and Trading esordendo nel mondo finanziario. Dopo un’iniziale esperienza nel trading di titoli di stato italiani passa ad occuparsi della distribuzione di prodotti a reddito fisso a compagnie assicurative ed asset manager italiani. Nel 2000 assume l’incarico di Managing Director FICC per Goldman Sachs International diventando responsabile della vendita di prodotti e derivati fixed income, oltre che responsabile del team commerciale dedicato al settore assicurativo.
Nel 2007 passa a Banca Leonardo in qualità di Head of Asset Management Sales: qui realizza la startup di Asset Management, costruendo il team di gestori, commerciali e le SICAV necessarie alla distribuzione dei fondi comuni di Banca Leonardo e di DNCA Finance alla clientela istituzionale italiana. Dal 2010 ha co-fondato, insieme ad un team con un forte background nel settore finanziario, la fintech Virtual B, società Fintech specializzata in soluzioni di AI per il settore finanziario che fornisce analisi e soluzioni digitali per la gestione patrimoniale con una forte attenzione all'innovazione e alle tecnologie rivoluzionarie. Nel 2011 con Virtual B lancia AdviseOnly, il primo Robo-Advisor in Europa. È una delle “Inspiring Fifty” lista delle 50 donne considerate più influenti nel settore della tecnologia in Italia.
Laura Oliva
Vanta una pluriennale esperienza nei mercati dei capitali per banche d’affari. È stata Responsabile Debt Capital Markets nel Gruppo Allianz, ha lavorato per banche d’affari. Scrive di fintech, mercati finanziari e risk management su riviste internazionali e blog online italiane ed estere (tra cui Deutsche Bank e Caboto). Nel 2019 è stata nominata “Woman in Fintech of the Year” dall’Ambasciata Britannica in Italia. Esperta di tecnologie FinTech, è co-fondatrice di Ekuota, società fintech per il financial risk management che grazie alla sua tecnologia innovativa ma allo stesso tempo di semplice utilizzo, offre strumenti di gestione dei rischi agevolando al massimo gli imprenditori, spesso persi in procedure burocratizzate e penalizzanti applicando tecniche avanzate di analisi statistica per sviluppare meccanismi automatici che selezionano le migliori strategie finanziarie. Da protagonista dell’ecosistema digitale, ha scelto di impegnarsi in iniziative di inclusione e diffusione delle competenze di investimento tra le donne
Sara Noggler
Dopo un percorso nel mondo del credito e della finanza si avvicina al mondo della blockchain nel 2016 creando momenti di scambio tra gli esperti e nel 2017 è co-fondatrice della comunità NdT, un punto d’incontro tra aziende, interessate a sviluppare un piano operativo, e venditori. Nel 2018 crea il primo blockchain Business Case Summit a Milano, patrocinato da Assofintech e Assintel.
Dal 2018 è Consulente Public Affairs di San Marino Innovation e membro ufficiale del Comitato Scientifico. È fondatrice e CEO di Polyhedra, società di consulenza e comunicazione specializzata in Public Affairs, Gestione eventi, Formazione, PR e Project Management in ambito Blockchain e Fintech per startup, Corporate e Istituzioni che costruisce sistemi e prodotti che funzionino per tutti e supportino la collaborazione.
Insieme ad altri partner ha fondato il primo Think Tank italiano dedicato alla Blockchain: Distributed Mind che si pone come obiettivo quello della creazione di un ecosistema blockchain basato sulla qualità e sull’adozione, dove inclusione, sostenibilità per il business e trasversalità si uniscono allo studio e applicazione concreta di questa tecnologia.
Antonella Grassigli
Imprenditrice, commercialista e revisore, matura una particolare esperienza nella consulenza strategica, nel finance, in operazioni di M&A, di redazione piani di risanamento e di ristrutturazione del debito. Co-Founder e CEO di Doorway, piattaforma Fintech di equity investing on line che consente di investire in modo smart e sicuro su startup e PMI validate, con lo scopo di innovare l’industria della raccolta di capitali di rischio destinata a startup e PMI ha fatto della sua società la prima fintech con qualifica di BCorp in Italia (qualifica le imprese in grado di avere un impatto positivo sulla collettività) e primo portale di equity crowdfunding guidato da una donna offrendo una corsia preferenziale alle aziende femminili, come risposta alla discriminazione di genere, in accordo con Angels for women, l'associazione formata da venti donne Business Angel che supporta startup e progetti al femminile.
Conclusioni
Insomma, nessun grido alla discriminazione ma anzi, lavorare, studiare, innovare e comunicare saranno le più efficaci strategie per una cultura che sta già vivendo una nuova rivoluzione e cambiamento. Una cultura in cui non si guarda più al lavoro delle donne come atto di inclusione ma semplicemente normalità.