Le challenger banks diventano grandi e l'Italia è sul podio

Vediamo come si sta evolvendo il mercato delle challenger banks con un focus su funding, ricavi e regolamentazione.

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Le challenger banks, ossia le banche digitali di nuova generazione, hanno iniziato ad affermarsi dal 2010 in poi con l'intento di sfidare il sistema bancario tradizionale con i propri servizi erogati attraverso app e smartphone.

Un report di Mediobanca pubblicato il 14 luglio 2022 dal titolo "Progressi tecnologici e pandemia hanno favorito lo sviluppo delle banche digitali" mostra come questo settore sta crescendo sia dal punto di vista del funding che da quello della redditività, oltre a fornire dati anche sull'inquadramento regolamentare delle challenger bank europee.

Stato del funding, dei ricavi e della regolamentazione delle challenger banks

In un articolo pubblicato l'anno scorso sul blog di Fintastico si analizzava come la profittabilità fosse il tallone d'Achille delle challenger banks, che sono per larga parte finanziate da capitali esterni tramite grandi round di finanziamento.

Le challenger banks europee hanno infatti raccolto €3,5 miliardi nel 2021 (+129,5% sul 2020) e ulteriori €1,8 miliardi nel primo semestre 2022.

Tuttavia, le challenger banks hanno una redditività ancora negativa con un ROE medio al -13,9%, in miglioramento del +0,1% sul 2019. Per esse, il raggiungimento del breakeven è legato all’incremento della customer base, ma soprattutto dall'ampliamento dei servizi offerti.

L'offerta di maggiori servizi e funzionalità è cruciale in quanto i costi delle operazioni bancarie più tradizionali sono per i clienti molto esigui, conseguentemente per le challenger banks i profitti su questo tipo di operazioni sono esigui.

In tutti i casi, nel 2020 i ricavi delle challenger banks europee sono aumentati del 3,9% sul 2019, mentre il risultato netto aggregato è peggiorato del 12,7%.

Nello specifico, i ricavi delle challenger banks costituite prima del 2010 sono risultati in contrazione (-7,1%), risentendo degli effetti delle misure di contenimento sanitario. Inclusi in questo cluster vi sono infatti alcuni player che affiancano all’operatività online anche una snella presenza fisica.

Al contrario, la diffusione della pandemia ha giovato alle challenger banks prettamente digitali, che hanno registrato crescite dei ricavi nell’ordine del 20%.

A fine giugno 2022 solo 34 operatori avevano già pubblicato i bilanci 2021, in cui si evidenzia un generale incremento dei ricavi rispetto all'anno precedente, ma tra le challenger banks sono ancora numerosi gli operatori con risultati netti negativi.

Per quanto riguarda la regolamentazione invece, delle 96 challenger bank europee:

  • 63 detengono una licenza bancaria completa,
  • 20 agiscono in qualità di agenti di operatori terzi,
  • 6 sono in possesso di licenza di Imel o di Istituto di Pagamento
  • 7 hanno una licenza bancaria con restrizione o sono in fase di Application, hanno cioè avviato la procedura con un’operatività ad oggi limitata.

Inoltre è notizia recente che Starling, challenger bank inglese, ha abbandonato la sua application per la licenza bancaria europea, che sarebbe servita ad espandersi in tutta Europa, per concentrarsi su "azioni più redditizie".

Italia nella top 3 per numero di challenger banks in Europa

L'Italia ha partorito 12 delle 96 challenger banks europee, che la fanno entrare nel podio dei paesi con il maggior numero di challenger banks.

Le challenger banks italiane hanno registrato una crescita dei ricavi nel 2021 del 22,8% rispetto al 2020. Gli operatori italiani appaiono tuttavia di dimensioni minori e presentano valori inferiori alla media per ricavi e totale attivo.

L’Italia con le sue 12 challenger banks è il paese più rappresentato dopo il Regno Unito (37) insieme alla Francia (12); seguono Germania (8) e Spagna (7).

Le challenger banks italiane hanno beneficiato grandemente della pandemia, che in un paese poco digitale come l'Italia ha portato i consumatori a cambiare le loro abitudini e a passare ad istituti totalmente digitali.

Infatti si è registrata una forte crescita sia del margine di intermediazione (+42,2% sul 2019) che del risultato operativo (>100%), inoltre sono diminuite le perdite su crediti (passate da -31,3 milioni del 2019 ai -10,3 milioni del 2020) e ciò ha contribuito al miglioramento del risultato netto.

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Daniele Marino

26, Business Analyst @Fintastico