- 02/10/2019
Le implicazioni relative all’energia rinnovabile, ovvero quella prodotta da fonti naturalmente reintegrate in un arco temporale (luce solare, vento, calore geotermico) hanno acquisito negli ultimi anni un collocamento sempre piu’ presente nella nostra vita quotidiana.
L’esigenza di esaudire in maniera decisiva al crescente fabbisogno energetico con una attenzione a implicazioni legate all'impatto ambientale si associa alla necessità di ottimizzare il rapporto produzione/consumo, cosi’ come di garantire con sicurezza che l’energia in questione provenga effettivamente da fonti rinnovabili.
In questo contesto l’adozione della tecnologia blockchain sta consentendo l’identificazione di soluzioni pratiche, spingendo molte aziende del settore a indirizzare in tale direzione una cospicua parte dei propri investimenti.
Si stima infatti che il valore degli investimenti in blockchain nel mercato dell’energia, è stato superiore ai 220 milioni di dollari nel solo 2018, possa avere per il periodo 2019-2025 un tasso annuo di crescita composto, CAGR, pari al 50% (fonte: Global Market Insight).
Un esempio fra tutti può essere dato da SP Group, il principale gestore e distributore di elettricità e gas a Singapore: a ottobre del 2018 ha costituito un mercato digitale per certificati energetici green (REC, Renewable Energy Certificate) basato proprio sulla tecnologia blockchain.
Sfruttando le peculiarità principali della tecnologia blockchain quali integrità, sicurezza e tracciabilità il marketplace è in grado di garantire una negoziazione di REC a prescindere dalle dimensioni e dal tipo di attività delle controparti interessate, siano esse locali o internazionali. In tale maniera tutti, venditori ed acquirenti, sono messi in grado di reperire una rapida copertura, tracciabile e certificata, in un’ottica di sempre più ampia integrazione della rete elettrica e delle fonti di energia rinnovabile.
Per soggetti intenzionati a fare investimenti nelle energie rinnovabili, senza disporre di particolari fondi, la blockchain potrebbe facilitare investimenti collettivi, tramite la creazione di rewards per la generazione di energia (es. SolarCoin) e di certificati di energia rinnovabile/crediti di CO2.
A livello Europeo è la normativa stessa a presentare delle possibili situazioni di utilizzo della blockchain, come ad esempio la combinazione di smart metering e di smart contract. Il riferimento è alla Direttiva 2022/2018 sull'efficienza energetica (EED) che prescrive all’art 9 (Misurazione del gas e dell’energia elettrica) che gli Stati Membri provvedano affinché i clienti finali di energia elettrica/gas naturale ricevano “a prezzi concorrenziali contatori individuali che riflettano con precisione il loro consumo effettivo e forniscano informazioni sul tempo effettivo d’uso”.
Prendendo questo esempio e considerando tre elementi essenziali quali:
- Un sistema di contatori IoT, con connettività wireless, per la rilevazione puntuale dei consumi;
- Una rete di comunicazione Smart;
- Un sistema gestionale che raccolga, validi e associ i dati dei vari contatori su processi automatizzati di valorizzazione dei consumi su utenze e emissione di fatture e bollette (Smart Contract)
Adottando questi tre elementi essenziali, si è in grado di gestire un modello competitivo e personalizzato di fatturazione, più economico in quanto basato su effettivi consumi, e fruibile da tutti i soggetti coinvolti (utenti privati, amministratori di condominio, installatori, manutentori e ovviamente gestori).
Quanto detto fin qui dimostra un utilizzo immediato della tecnologia blockchain nel caso di grandi aziende o laddove la normativa ne dia possibilità a livello nazionale. Ci sono pero’ dei casi che possono avere applicazione anche prettamente locale.
Se andiamo a vedere infatti come si è sviluppata la diffusione e l’impiego crescente di piccole installazioni ad energia rinnovabile (es. pannelli fotovoltaici sui tetti delle abitazioni) possiamo immaginare come la blockchain, favorendone il suo decentramento, possa stabilizzare la rete elettrica. L’obiettivo è quello di creare le condizioni per cui si faciliti il consumo locale di energia nel momento in cui viene prodotta, favorendo gli scambi peer-to-peer.
Il soggetto chiave per consentire transazioni energetiche di questo tipo è rappresentato in questo caso dal Prosumer, ovvero colui che è allo stesso tempo produttore e consumatore di energia: elemento cardine di una rete smart (smart grid), consuma energia autoprodotta immettendo in rete la parte non utilizzata.
L’energia in eccesso viene venduta alla tariffa di mercato indifferentemente agli appartenenti della sua comunità o alla rete principale. Le transazioni possono di conseguenza avvenire tra migliaia di agenti autonomi, e sulla rete il sistema governato dalla tecnologia blockchain è in grado di ottimizzare l’offerta, autenticare le transazioni, effettuare i controlli e dare l’esecuzione ai contratti sottostanti.
Al momento i diversi progetti pilota hanno registrato elevati livelli di successo e penetrazione del mercato (si pensi alla Microgrid di Brooklyn, New York, o a Bangkok, dove il peer-to-peer energy trading dei residenti che utilizza la tecnologia blockchain ha raggiunto una capacità di generazione complessiva pari a 635 kW).
Ma si dovrà aspettare ancora per una diffusione capillare nei sistemi, pur avendo senza dubbio un enorme potenziale, in quanto permangono i rischi di mettere in discussione alcuni ruoli tradizionali quali rivenditori, fornitori intermediari e tecnici; e la necessità di una normativa chiara e definitiva è, come sempre, essenziale.