- 10/12/2019
Oggi vi presentiamo l'intervista a Francesco Magagnini, founder di Kellify, la fintech che porta arte, sneakers e design nei wallet dei Millennials e Gen Z grazie all'AI
Ciao Francesco, Kellify è entrata nel mercato delle sneakers da collezione per dialogare con Millennials e Gen Z. Ci puoi spiegare meglio?
Non solo sneakers: immagina di poter guardare un paio di Nike Air Mag Back To The Future BTTF, le iconiche sneakers indossate da Marty McFly in “Ritorno al Futuro”, una bottiglia di Château Leoville-Barton o una Birkin di Hérmes, intercettarne le traiettorie e la liquidità future e potervi approcciare, a partire da pochi euro, con lo stesso spirito con cui i baby-boombers investivano (e investono) in fondi comuni, azioni, obbligazioni.
Dalla spinta "must-have”, connessa al possesso dell’oggetto fisico (e a bisogni di aspirazione e segnalazione sociale), a uno scenario legato alla personal finance delle nuove generazioni “emotion seekers” di investitori consapevoli e guidati nelle proprie scelte dall'intelligenza artificiale.
Come e dove è possibile tutto questo?
Il machine learning di Kellify è in grado di razionalizzare tanto i passion asset, da un’opera di Rothko a un paio di Air Jordan da collezione, da un orologio Audemars Piguet a i migliori skateboard edizione limitata, quanto la propensione all'acquisto dei target di riferimento, anticipandone tendenze e gusti. Questa combinazione consente di intercettare valori basati sulla reale rivendibilità dei singoli beni, consentendo una visione a 6-12 mesi ed evitando l’immobilizzazione del capitale nel medio e lungo periodo (come accade ora a chi investe in arte per diversificare o per passione).
Sarà inoltre possibile comporre il proprio wallet digitale a partire da pochi euro: grazie alla tokenization -gestita a monte dalle challenger banks tramite startup che già consentono l’acquisto di una piccola % di un’opera d’arte- all’utente non resta che selezionare il proprio budget e attendere che l’intelligenza artificiale di Kellify componga il proprio portfolio data-driven.
Ti aspettavi di arrivare fin qui?
Siamo partiti per passare da qui e continuare il nostro modello esponenziale, non pensavamo di fare un giochino. Ora sta cambiando il livello di responsabilità : negli ultimi due anni abbiamo portato Kellify da zero a più di 25 persone (per arrivare a 40 entro la primavera 2020) con un nutrito numero di investitori. La posta in gioco, anche economica, è alta: dopo il primo round da 1.5 milioni di euro del 2018, nei prossimi mesi si chiuderà un aumento di capitale (Series A) da 5 milioni di euro. Il 2020, dopo l’apertura a New York di metà 2019, sarà l’anno dell’espansione internazionale partendo dalla Cina.
Saper scalare un team tecnologico e di prodotto in modo efficace ed efficiente non è un compito facile e convenzionale; ci sono libri, eventi e persino programmi MBA che trattano argomenti simili.
Sembra esserci un vuoto, tuttavia, su come passare dal “garage” a un’organizzazione globale senza morire nel processo. Questo vuoto è lasciato agli imprenditori. Non c'è una politica, non c'è una procedura: c’è un solo obiettivo e persone con la stessa metrica per il successo.
Investire per valutare come i nuovi talenti si avvicinano al rischio è la strada per la crescita, che sta proseguendo spedita.
Quali sono gli aspetti e le qualitĂ secondo te fondamentali per far scalare con successo una start-up?
Fondare una start-up è un percorso in salita in cui serve tanta resilienza: si cresce alla velocità della luce in un mercato enorme in cui si è spesso i più piccoli e con meno soldi, ma i più efficaci nel definire un modello esponenziale e attuarlo, raggiungendo un consenso tra la user base impensabile per una corporation.
I passi falsi, come ci insegna il metodo lean, devono essere sfruttati appieno e condivisi in un ambiente pari a un laboratorio mai fermo: c'è la sensazione nel mio team che tutti possano fare brainstorming liberamente o sperimentare idee e strategie in ambiente di test che possano anche fallire? Concentrarsi sulla costruzione di competenze interne e su ciò che è fondamentale per il nostro business è necessario avere il miglior team per ciò che conta.
Nel mio caso appartenere alla Gen Y (o Millennials) ed aver avuto la fortuna di lavorare in oltre 12 paesi differenti, dalla Turchia al Giappone, dalla Namibia all'Irlanda, dalla Cina alla Scozia, mi ha aiutato ad allontanarmi dalla riduzione “ad unicum” di mondi diversi che connota il pensiero occidentale. Un fenomeno che riduce la ricchezza di una tavolozza di colori -le culture dei vari paesi- a un paio di tinte obbligate.
Viaggiare vuol dire conoscere e riappropriarsi dell’intera gamma di colori. Tutto il resto è spinto dalla forza propulsiva di una tecnologia eccezionale.
Grazie Francesco per la tua disponibilitĂ e alla prossima!