Intervista a Ronnie Laureana, Presidente di iN² - INSQUARED. Lo sguardo dei business angels sul fintech.

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Oggi vi presentiamo l'intervista a Ronnie Laureana, Presidente di iN² - INSQUARED

Cosa è Insquared (iN²) e come funziona? 

Insquared Holding è una società di capitali fondata nel novembre del 2018 con oggetto sociale l’assunzione di partecipazioni in Startup innovative e, in genere Società, o enti con attività ad alto contenuto tecnologico ed innovativo, sia per quanto riguarda l’innovazione di prodotti che di processi. Il percorso di costituzione di iN² ha avuto inizio nei primi mesi del 2018 dove un gruppo di imprenditori e investitori, si sono riuniti per confrontarsi e analizzare il mercato crescente della finanza alternativa che ha fatto il suo ingresso di recente in Italia, ma che è già attiva da tempo all'estero. Negli ultimi anni, individualmente abbiamo investito oltre 300.000 euro in progetti dove singolarmente contiamo poco e nulla come investitori all'interno dell’azienda ma oggi con una società veicolo come iN², siamo parte attiva nelle nostre partecipate. La nostra filosofia è INSIEME SIAMO ANCORA PIÙ GRANDI. iN² è nata con lo scopo di entrare a pieno titolo nelle organizzazioni delle Start Up innovative, sfruttando le risorse economiche, le competenze e il network dei singoli soci, per occupare ruoli rilevanti all'interno dei CdA ed avere quindi potere decisionale presso le partecipate.

Cos'è un business angel e quali caratteristiche pensi debba avere? 

Uscendo dalle definizioni classiche e stereotipate, ritengo che possa essere considerato business angel una persona con un profondo bagaglio culturale e professionale e che decide di metterlo al  servizio di startup innovative. Non si tratta necessariamente di persone benestanti ma di individui in grado di creare network professionali, di avere un ruolo di advisor a supporto dei team delle società nelle quali decide di investire, in grado di trasferire conoscenze ed equilibrio alle organizzazioni.

Quanti business angels attivi avete in iN² e quali criteri utilizzate per decidere l'investimento in una startup?  

Tutti i nostri soci sono dei business angel e possono proporre un progetto da far valutare al CdA. Successivamente un comitato di investimento, costituito ad hoc a seconda delle necessità e delle competenze richieste, valuta la bontà dei founder e la scalabilità del business. I fattori di valutazione sono molti ma tra i primi voglio elencare: professionalità, per i founder la startup non deve essere un hobby ma una missione di vita dove in primis hanno creduto nella loro idea con capitali propri e impegno a tempo pieno; pre-money sostenibile, difficilmente valutiamo progetti che hanno una valutazione superiore a 2 milioni di euro. Tra le nostre priorità c’è la visione di partecipare a start-up giovani, pronte a cambiare rotta se il mercato lo  richiede e non ingessate in schemi mentali e psicologici di chi ha “speso troppo” per arrivare dove è arrivato. Una start-up giovane è come un adolescente che ha l’entusiasmo di fare ma l’umiltà di ascoltare. Un imprenditore anziano molte volte è stanco e la prima cosa che dice di fronte ad un cambiamento: "Io ho sempre fatto così". Questo va in contrasto con la definizione ricerca e innovazione; esperienza, i founder devono provenire dal settore di destinazione. A seguire vengono i numeri, le metriche e un business plan ben fatto.

In che fase di sviluppo siete della vostra iniziativa? 

Sebbene iN² sia una Holding giovanissima, di strada ne è stata fatta parecchia. Siamo già presenti nel capitale di 7 società e abbiamo recentemente chiuso dei deal per aderire ad altre 3 portando a 10 il numero di start-up entro metà marzo. Obiettivo di fine 2019 è arrivare a 20 partecipate ed entro la fine del 2021 a 50. Oltre a quanto sopra, abbiamo già concluso con esito favorevole una campagna di raccolta personale offline con un aumento di capitale. Questa raccolta era finalizzata ad espandere il nostro network e nuove competenze utili per le nostre start-up. Oltre alle start-up, iN² sta dialogando con profili Corporate per dei progetti importanti a livello internazionale. La strada di iN² è già tracciata, solo il tempo ci darà ragione.

Dal punto di vista normativo, quali interventi ritieni opportuni per far sviluppare il venture capital nel nostro Paese?   

Avviare programmi pubblici di investimento attraverso i PON (Programmi Operativi Nazionali) del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, dedicati esclusivamente alle start up innovative. Tali programmi pubblici dovrebbero prevedere anche l’apporto del capitale privato. Per ogni Euro messo da un investitore (o una serie di investitori) il Governo centrale ce ne mette un altro. Il Governo può aumentare questo rapporto in caso il business della start up concorre a migliorare la “mission” dello Stato (riduzione della spesa pubblica, innovazione nel sistema sanitario, applicazioni di e-government, etc.).

Se ne sta parlando da poco ma sarebbe “disruptive” rendere obbligatorio ai fondi di previdenza obbligatoria (scusa il giro di parole) di investire in fondi di venture capital.

Prevedere alcune misure per governare meglio l’exit delle start up che vengono acquisite al 100% da società di capitali. Le misure agevolative dovrebbero essere destinate a chi acquisisce, con delle deduzioni fiscali significative. Un intervento normativo di questo tipo renderebbe efficace l’operazione poiché permetterebbe alla start up una crescita in aziende innovative strutturate (garantito dal fatto che per avere le deduzioni fiscali la società di capitali acquirente deve detenere le quote della start up per almeno 3/5 anni, a seconda dei settori).

Pensi che il syndicate investing possa essere un buon metodo per i business angels di proteggersi dai rischi connessi con l'angel investing?

Credo che sia un ottimo metodo per proteggere i propri capitali e cercare maggiori sicurezze. Il syndicate investing è una tipologia di coinvestimento che spesso viene utilizzata in operazioni tra i business angels ed i venture capital. Esso permette a tutti gli investitori di coinvestire con investitori esperti in round d'investimento solitamente poco accessibili. In questo modo è possibile dotare la start up dei capitali necessari al percorso di crescita, diminuendo il rischio di investire da soli. In questo modo, inoltre, con la stessa allocazione di capitali è possibile accedere a più opportunità di investimento e quindi diversificare il proprio portafoglio. Pertanto la “syndacation” è un buon metodo di protezione e fa bene dunque all'intero ecosistema. I numeri del syndicate investing nel mondo corroborano il motivo per cui questo modello funziona (basti pensare che la sola AngelList, piattaforma che permette di costruire syndicate di soli investitori accreditati, ossia con determinati requisiti patrimoniali o di reddito, ha raccolto oltre 600 milioni di dollari).

In che tipo di imprese avete investito fino ad oggi? 

Ad oggi Insquared ha 7 partecipazioni nel settore del Real Estate, Food e Fintech. Abbiamo investito in Trusters, una piattaforma di crowdfunding immobiliare, modalità lending; Rentopolis, specialisti internazionali nello short-rent; GoVolt, sharing mobility di scooter elettrici; You Are My Guide, proprietaria della tecnologia di intelligenza artificiale GhostWriter che permette di scrivere contenuti seguendo i reali interessi dei follower; FooxEat, l’aggregatore di app delivery che permette all'utente di scegliere cosa mangiare a casa senza dover navigare nei siti dei diversi players; Feat Food,  azienda specializzata in preparazione di piatti personalizzati, sani e bilanciati con consegna a domicilio in tutta Italia; Criptomining, la prima mining farm milanese. Inoltre abbiamo firmato 2 commitment a febbraio: 24Max, Società di mediazione finanziaria ed una Società (il nome per il momento deve restare riservato) che ha inventato un hardware per bar e ristoranti.

Con il Brexit pensi ci possano essere maggiori o minori possibilità di sviluppo per le start-up che operano nel fintech nel nostro paese? Perché? 

Nel cambiamento vedo sempre delle opportunità. L’ombra della Brexit sta rendendo il futuro incerto per alcuni comunitari europei che si erano trasferiti nel Regno Unito per sviluppare la propria creatività e competenza. Diversi amici che vivono nella Great London stanno anche valutando l’ipotesi di rientrare nel Bel Paese contattando aziende del nostro territorio. A prescindere dalla Soft Brexit o Hard Brexit io credo che qualche bella personalità tornerà nella nostra Italia e contribuirà allo sviluppo delle nostre Aziende specialmente nel settore fintech mettendo sul tavolo: idee e know out maturato in un territorio molto competitivo ma altrettanto meritocratico.

La finanza alternativa, come le piattaforme di peer-to-peer lending e quelle di real estate crowdfunding, offrono ritorni interessanti. Cosa credi sia necessario nel nostro Paese per farli conoscere e diffondere anche al resto della popolazione?  

Le piattaforme di lending stanno rivoluzionando il mercato finanziario. Fino a qualche anno fa un soggetto, fisico o giuridico, se aveva bisogno di risorse economiche per realizzare un’idea, poteva rivolgersi solo a Istituti di credito come Banche o Fondi.  Nel non troppo lontano 2005, il sito web inglese Zopa, sviluppò una piattaforma che ad oggi ha erogato quasi 1000 milioni di sterline. Attualmente sono molte le piattaforme operanti sul territorio italiano che mettono in contatto due privati: richiedente e prestatore. Il mondo del real estate non poteva rimanere fuori da un mercato così fiorente e noi di iN² abbiamo deciso di investire proprio in una piattaforma di lending immobiliare: Trusters, la prima piattaforma 100% italiana presentata al pubblico a dicembre del 2018 e che ha già finanziato due operazioni su Milano.

Come vi distinguete rispetto ad altri network di business angels presenti in Italia? 

iNSQUARED ha alcune caratteristiche che fino ad oggi poche altre compagini, con Mission assimilabile, hanno espresso: l'inclusività di tutti i soci.

Siamo nati e restiamo degli investitori appassionati di start-up e innovazione che per opportunità hanno deciso di unire le loro forze con uno scopo ben preciso: sostenere in maniera sostanziale le aziende nelle quali investiamo.

iN² ha alla base la "Teoria delle Intelligenze Multiple" basato sull'idea che un' organizzazione che intende raggiungere un buon livello di inclusività deve tenere in considerazione le diverse forme di intelligenza e di conseguenza le differenze nel modo di arrivare a un risultato che queste forme di intelligenza innescano. 

Quando il comitato investimenti di iNSQUARED valuta un nuovo investimento, oltre a considerare parametri standard, ragiona in maniera trasversale consultando le diverse anime della holding per ottenere una visione "laterale". Le start-up che ci hanno contattato sin ora sono entusiaste di lavorare con noi. Ricevono periodicamente stimoli a poter migliorare i loro prodotti e servizi ma anche supporto per scelte commerciali e strategiche oltre che l'introduzione e canali preferenziali in determinati ambienti di business anche esclusivi. Per saperne di più sulla nostra iniziativa potete scriverci una email a info@insquared.it.

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