- 31/01/2018
Nell'anno appena concluso l'equity crowdfunding italiano ha raccolto 11.75 milioni di euro, contro i 4.3 milioni del 2016, sono state finanziate 50 campagne sulle 80 complessive dal 2014 (erano 16 nel 2016), il numero medio degli investitori per offerta è salito da 39 a 65 (con casi, di cui abbiamo già scritto, con oltre 300 nuovi soci per alcune startup). E ancora: gli investitori complessivi sono stati 3.239, l'anno precedente si erano fermati a 747 (fonte mercato 2017: crowdfundingbuzz.it I dati citati fanno riferimento alle campagne chiuse con successo, non comprendono quelle in corso), e il settore equity è quello che ha registrato l'incremento più importante rispetto alle altre forme di finanziamento diffuso: + 150% rispetto al 2016 contro il 42% del Do it yourself, il 38% del donation/reward, il 34% del modello lending crowdfunding (fonte: Report "Il crowdfunding in Italia", Starteed 2017).
Quali prospettive per il 2018? Senza dubbio, come accaduto e sta accadendo in altri mercati, dopo una fase di crescita dettata dalla domanda, seguirà l'affermazione degli attori migliori, verso i quali poi solitamente si rivolge in modo naturale tutta la domanda. Pensiamo che la qualità dei progetti sia un aspetto fondamentale che guiderà la prossima evoluzione anche del nostro mercato. Inoltre sulla scia dei risultati raggiunti nell'anno appena concluso, per quello nuovo ci aspettiamo una crescita anche superiore. Infatti all'aumentare della conoscenza e della consapevolezza dell'importanza dello strumento da parte di startup e PMI, si irrobustirà anche la presenza degli investitori che ne scopriranno sempre più le opportunità. Un decisivo supporto in questo senso viene dal nuovo regolamento Consob entrato in vigore il 3 gennaio 2018.
Anche le PMI non innovative. Tra le integrazioni più interessanti è da evidenziare l'apertura alle PMI non innovative. Fino al 2017 una campagna di equity crowdfunding poteva essere lanciata da: startup e PMI innovative; organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) che investono prevalentemente in startup e PMI innovative. Dal 2018 lo strumento vinee allargato a tutte le PMI, anche quelle non tradizionali. Per PMI si intendono le società che in base al più recente bilancio annuale soddisfino almeno due dei tre seguenti criteri: abbiano un numero medio di dipendenti nel corso dell'esercizio inferiore a 250; uno stato patrimoniale complessivo non superiore ai 43 milioni di euro; un fatturato netto annuale non superiore ai 50 milioni di euro. Ricorrere alla ricerca di capitali online non è soltanto una strada alternativa per autofinanziarsi. Questa novità potrebbe risolvere uno dei limiti storici delle nostre piccole e medie aziende: superare la diffidenza delle banche a concedere prestiti quando una azienda non è sufficientemente patrimonializzata. D'ora in poi anche le PMI potranno andare in banca avendo già dimostrato che qualcuno crede nei loro progetti ed è disponibile a finanziarli: le due strade non sono alternative, ma un percorso può sostenere l'altro.
La partecipazione dell'investitore professionale. La soglia di sottoscrizione obbligatoria dell'offerta sul portale da parte di un investitore professionale si riduce dal 5% al 3% per le offerta fatte da PMI in possesso della certificazione del bilancio e dell'eventuale bilancio consolidato (relativo agli ultimi due esercizi precedenti l'offerta), se redatti da un revisore contabile o da una società di revisione iscritta nel registro dei revisori contabili. In caso contrario, a certificare la raccolta di capitale online rimane la soglia del 5%.
Le informazioni sull'offerta. In aggiunta alle informazioni sull'offerta già presenti nell'Allegato 3 (che comprende l'informativa sui rischi insiti nell'offerta, gli strumenti finanziari offerti, ecc.), l'offerente dovrà inserire informazioni sull'organo di controllo, con indicazione dei dati anagrafici dei componenti; informazioni sul soggetto incaricato della revisione legale dei conti; informazioni sui consulenti legali e/o finanziari di cui si è avvalso in relazione all'offerta. Un altro punto inserito nel nuovo regolamento infine è l'obbligo di adesione delle piattaforme a un sistema di indennizzo a tutela degli investitori o stipula di un'assicurazione di responsabilità professionale.
Con questi presupposti ci aspetta un 2018 pieno di sfide, nel quale mettere a frutto il percorso fatto negli ultimi 12 mesi. L'equity crowdfunding italiano è pronto per accogliere nuove società e nuovi investitori.