Gli exchange: il vero problema delle criptovalute

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Il 19 marzo la Banca d'Italia ha recepito gli avvisi delle istituzioni finanziarie europee e ha rilasciato un comunicato che evidenzia i punti critici delle criptovalute. Le accuse più taglienti sono il rischio di volatilità estrema, l'assenza di opzioni di uscita, la mancanza di trasparenza sui prezzi e le interruzioni delle operazioni. Senza entrare nel merito risulta facile comprendere che la causa di tutti questi problemi sono gli exchange. 

Cosa sono e come funzionano gli exchange?

Gli exchange di valute digitali (DCE) sono delle piattaforme che permettono lo scambio di criptovalute con altri assets, ovvero valuta corrente o altre criptovalute. Gli exchange svolgono la funzione di market makers: in base alla quantità di domanda e quella d'offerta stabiliscono il prezzo d'equilibrio. Nel concreto si comportano da intermediari tra coloro che vogliono comprare e coloro che vogliono vendere le proprie criptovalute. Ovviamente per questi servizi gli utenti corrispondono una commissione alle piattaforme in questione. 

Negli ultimi anni, per sostenere la crescente domanda, sono nati empre più exchange che permettono l'acquisto delle criptovalute più disparate. Questi sono alcuni dei più grandi:

  • Binance: uno dei più grandi exchange al mondo, permette il trading da mobile e sta sviluppando una propria blockchain (Binance Chain) per decentralizzare la piattaforma
  • Bitfinex: l'exchange con i volumi più elevati e al centro di molte critiche per l'ambiguo rapporto con Tether, la società che ha rilasciato USDT la criptovaluta ancorata al prezzo del dollaro
  • Kraken: uno dei primi exchange nati e tra i più in voga tra gli utenti europei
  • Coinbase: il primo exchange in Europa, recentemente ha ottenuto la licenza della Financial Conduct Authority (FCA) per gli istituti di credito e di moneta elettronica
  • Bittrex: l'exchange utilizzato per fare trading con le altcoins
  • Gemini: è l'exchange dei fratelli Winklevoss, gli ex proprietari di Facebook

Gli exchange sono un problema per l'intero ecosistema

Per capire la ragione della moltitudine di critiche che gli exchange ricevono da parte dell'intera community serve investigare la natura dell'ecosistema delle criptovalute. Le valute digitali sono nate in risposta al bisogno di decentralizzazione e di privacy degli utenti, risulta lapalissiano sottolineare che gli exchange non rispondono a questa necessità. Le piattaforme di cambio oltre a registrare i dati degli utenti, con annessi problemi di custodia, hanno accentrato il potere e lo stanno sfruttando in maniera speculativa. 

Per comprendere quanto gli exchange abbiano influito negativamente sullo sviluppo del mercato bisogna ritornare al 2010, quando fu fondato Mt. Gox, uno dei primi siti che permetteva l'acquisto di Bitcoin. Nel 2014 la piattaforma contava circa il 70% di tutte le transazioni Bitcoin giornaliere, questo fino a quando nel Febbraio dello stesso anno la società dichiarò bancarotta attestando il furto di circa 850 mila Bitcoin. Il caso Mt. Gox è tornato sotto i riflettori mediatici recentemente poiché alcuni analisti hanno scoperto che il curatore fallimentare della piattaforma, a partire da Settembre, ha iniziato a vendere mensilmente circa 80 milioni di dollari in Bitcoin. Ovviamente 80 milioni di dollari possono sembrare irrisori rispetto alla capitalizzazione di Bitcoin dell'ultimo trimestre del 2017. Non è così. Un altro servizio offerto dagli exchange è la possibilità di applicare una leva finanziaria sulle proprie operazioni: 80 milioni di dollari venduti con una leva finanziaria all'interno di un mercato sensibile e irrazionale come quello delle criptovalute hanno un'influenza notevole. Ecco, a mio parere questo è un altro problema degli exchange. La possibilità di applicare leve finanziarie sulle operazioni causa, oltre ad un'esposizione maggiore degli utenti, notevole volatilità e permette agli exchange di ragionare, come le banche, su logiche di riserva frazionaria, influenzando l'intero mercato. 

Un altro punto critico degli exchange è sicuramente la loro discontinuità nella fornitura del servizio, spesso infatti vivono dei momenti di crash. In più di un'occasione i siti principali hanno imposto barriere al mercato manipolandolo. Nei casi più banali hanno chiuso l'iscrizione osteggiando la crescite del mercato, in altre situazioni hanno cancellato ordini di acquisto/vendita degli utenti in maniera arbitraria o addirittura, è capitato che i siti andassero offline nei momenti più hot del mercato impedendo agli utenti di operare per tutelare i loro asset. Kraken e Coinbase non sono nuovi a queste procedure, note sono le chiusure del sito durante i picchi di volumi. Certo, la causa potrebbe essere stata una semplice insufficienza dello spazio cloud a disposizione nei server, ma questi errori non sono giustificabili quando ci sono in ballo gli interessi e i risparmi di milioni di utenti. 

Il caso Bitfinex e Tether

Sicuramente avrete sentito parlare di Tether, la società che ha rilasciato il primo stable coin della storia, ovvero una criptovaluta (USDT) ancorata al prezzo del dollaro che permette di assicurare i propri assets nei momenti di grande volatilità del mercato. Tether è stata oggetto di molte discussioni proprio a causa del suo dubbio rapporto con Bitfinex, uno dei maggiori exchange, con il quale condivide il CEO. Secondo i detrattori più complottisti, Tether avrebbe manipolato l'intero mercato "coniando" USDT senza avere una quantità sufficiente di dollari come collaterale e avrebbe poi comprato molti Bitcoin su Bitfinex utilizzando gli USDT che in realtà non avevano alcun valore, in quanto non realmente ancorati a dollari sottostanti. Queste teorie ovviamente non sono mai state provate. Nonostante la mancanza di trasparenza tra Bitfinex e Tether sia lampante, è anche vero che il cold wallet di Bitfinext è il più ricco del pianeta visto che contiene circa 150 mila Bitcoin, una garanzia più forte rispetto a quelle che spesso ci vengono fornite riguardo la solidità degli istituti bancari (es. BpV).

Gli exchange decentralizzati: la soluzione?

Per risolvere le criticità già elencate, alcuni sviluppatori hanno elaborato una soluzione al problema degli exchange: degli exchange decentralizzati. Gli exchange decentralizzati sono delle piattaforme di scambio che non fanno affidamento su enti centrali o terze parti. Gli scambi, acquisti e vendite si basano solo sull'incontro della domanda e dell'offerta. 

Quali sono i vantaggi offerti dagli exchange decentralizzati?

L'utilizzo di piattaforme decentralizzate per il trading tutelerebbe gli utenti che non dovrebbero più fare affidamento sulla presunta onestà e sicurezza degli exchange. Un altro vantaggio (o forse svantaggio) del modello decentralizzato sarebbe la privacy garantita all'utente in quanto, essendo decentralizzato e quindi sorretto da un network distribuito di più computer, non dovrebbe sottostare alle norme legali previste sia per il trattamento dei dati, sia per la custodia e l'erogazione di servizi finanziari. In ultimo non deve essere sottovalutato il fatto che, proprio per la sua natura decentralizzata, l'exchange non andrebbe mai offline a causa di un sovraccaricamento dei server, cosa che attualmente accade di frequente. 

Conclusioni

Dall'analisi compiuta si evince che i problemi sottolineati dal comunicato della Banca d'Italia possono essere tutti ricondotti alla fragilità degli exchange di valute digitali e all'ostruzionismo proposto dalle banche nei loro confronti. In quest'ottica è sintomatico il recente successo di Coinbase che, dopo aver subito un divieto da parte delle banche che impedivano il versamento di somme verso il conto corrente della piattaforma, ha ottenuto la licenza FCA e ha stretto una partnership con Barclays. Queste dinamiche continueranno a minare la fiducia dell'intero ecosistema finché non si arriverà ad un utilizzo più diffuso degli exchange decentralizzati che impediranno la paralisi dei sistemi, l'utilizzo di leve finanziarie e l'accentramento del potere nelle mani di poche entità, favorendo la reale decentralizzazione dell'intero network. 

Questo articolo è un'esclusiva di Next Generation Currency in accordo con la partnership stretta con Fintastico

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Gabriele Sabbatini

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