- 29/01/2021
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Verso la fine del 2020 è partito un progetto coraggioso del Governo Italiano, che dopo tanti anni di “propaganda” sul supporto alle startup, con molte leggi ma pochi interventi che dessero uno scossone, ha lanciato un nuovo strumento chiamato Fondo Nazionale Innovazione.
Il Fondo Nazionale Innovazione parte con l’obiettivo di dare uno stimolo istituzionale al settore del Venture Capital, per sua natura ancora asfittico e con pochi player attivi. Ma la sua missione globale è certamente più alta: accelerare l’innovazione in Italia.
Con un PIL tendente allo zero da troppo tempo, l’unica possibilità che ha il Paese di risollevare l’economia e creare occupazione, è quella di investire in innovazione che, attenzione, non riguarda solamente le startup, ovviamente, ma ha nelle startup il suo punto di partenza.
C’è chiaramente un aspetto culturale da superare, oltre a quello della mancanza di investimenti, come racconta chiaramente Massimo Bottura nel suo libro Never trust a skinny Italian chef. Per troppo tempo la tradizione, vestita da status quo, ha fermato l’innovazione in questo Paese.
Ora è il momento di accelerare, di evolvere la mentalità del Paese ed abbracciare il cambiamento. E questo è possibile farlo solo con un segnale forte delle istituzioni.
Il Fondo Rilancio dunque è uno degli strumenti messo a disposizione del Fondo Nazionale Innovazione, con l’obiettivo di investire risorse in startup e PMI innovative, adottando una, intelligente, modalità di co-investimento con soggetti privati.
Dal sito istituzionale del Fondo, la mission risulta quella di:
"Supportare lo sviluppo e sostenere progetti di rilancio di attività di startup e di PMI innovative italiane, con l’obiettivo di dare un forte impulso all’ecosistema imprenditoriale, per il rilancio economico del Paese".
La cosa positiva è che, a differenza di altri strumenti pubblici, in questo caso la valutazione dell'investimento la fanno i privati. E secondo noi è la chiave del possibile successo, visto che per investire in startup, oltre a trovarle e selezionarle (che già di per sé è complesso), poi le si deve anche seguire nel loro percorso di crescita. Certamente CDP non poteva entrare nelle governance di tutte queste società, ma doveva necessariamente affidarsi a co-investitori già attivi sul campo.
Anche lo strumento di investimento scelto, il c.d. Convertendo, sembra particolarmente allineato con le finalità del fondo, ovvero con l’obiettivo di accelerare questo ecosistema imprenditoriale senza perdere troppo tempo in negoziazioni che non producono vantaggio per la società che sta raccogliendo i fondi.
Per creare il desiderato effetto leva il Fondo Rilancio investe fino a quattro volte gli importi sottoscritti dai co-investitori qualificati o regolamentati, ovvero i soggetti deputati a presentare le opportunità di investimento al Fondo.
Ovviamente la possibilità di co-investimento è estesa anche alle raccolte di crowdfunding dove, per definizione, è presente un investitore qualificato che sottoscrive almeno il 5% della raccolta. Chiaramente il co-investimento è limitato agli importi sottoscritti dallo stesso o da altri investitori qualificati.
In definitiva siamo convinti che lo strumento risponda esattamente alle esigenze attuali del mercato, in particolare visto la probabile recessione che affronteremo nei prossimi mesi generata dalla pandemia. La speranza è che non resti un caso isolato, ma che venga utilizzato come case study per la creazione di ulteriori strumenti volti rafforzare l’ecosistema ed in generale il Venture Capital in Italia.