- 16/07/2020
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Nelle ultime settimane l’Associazione bancaria italiana si è mostrata favorevole a partecipare alla progettazione e sperimentazione di una valuta digitale europea. Non sarebbe il primo progetto di questa tipologia nel mondo, anzi ci sono paesi che già la stanno implementando, come la Cina, per esempio, o la Svezia con il suo piano per una e-krona. Secondo il report della Banca dei regolamenti internazionali, il 70% delle 63 banche centrali interpellate starebbe lavorando a una valuta digitale.
Ma che cosa comporta avere una valuta digitale di stato, quali sono i vantaggi? Cerchiamo di capirlo insieme.
La Central Bank Digital Currency (CBDC) è un nuovo tipo di valuta a corso legale emessa dallo stato che permette l’accesso digitale ai conti della banca centrale - oggi limitato esclusivamente alle banche commerciali - combinando la natura digitale dei depositi bancari con i vantaggi tradizionali del contante. Una moneta digitale pubblica come forma di pagamento sarebbe una risposta efficace alla progressiva marginalizzazione di quella cartacea, in alternativa ai depositi privati e sarebbe in grado quindi di rafforzare gli attuali strumenti, permettendo di aprirsi a nuovi canali di trasmissione monetaria - come quella diretta sul portafoglio digitale, la distribuzione di helicopter money o l’estensione del credito al settore privato, rivoluzionando di fatto l’asset bancario tradizionale.
Con l’entrata in vigore di una valuta digitale, però, altri strumenti di pagamento devono ridursi gradualmente fino a scomparire del tutto quando si scende al di sotto di una certa soglia - per evitare soprattutto che ci siano effetti collaterali nell'economia. In uno scenario di esempio, il calo dell’utilizzo del cash potrebbe portare le banche a ridurre gli sportelli automatici e gli esercizi commerciali potrebbero rifiutarsi di accettare contanti (come sta già accadendo in Svezia).
Una moneta digitale ha vantaggi non trascurabili: è disponibile 24 ore su 24, può essere trasferita rapidamente a distanza, può fruttare interessi e, all'occorrenza, essere anonima.
Per l’Associazione Bancaria Italiana (ABI), la creazione di una valuta digitale europea rappresenterebbe un’innovazione nel campo finanziario, in grado di rivoluzionare in profondità la moneta e lo scambio, apportando benefici in termini di efficienza dei processi operativi e gestionali.
Così come l’Italia, anche le altre banche si sono rese disponibili a lavorare a un progetto simile, a condizione però che vengano preservati la stabilità monetaria e il rispetto della cornice regolamentare.
Per loro, tra i vantaggi si annoverano un’evoluzione del denaro contante e un nuovo rapporto con il pubblico, basato su maggiore fiducia e sicurezza da un lato, e, dall’altro, la riduzione sempre maggiore dell’interesse per strumenti simili ma emessi da privati, come la Libra di Facebook, o comunque non identificabili e caratterizzati da maggiori fattori di rischio, come il Bitcoin o le altre criptovalute.
Inoltre, una CBDC europea avrebbe il vantaggio di favorire la trasmissione di denaro tra pari, agevolando gli scambi tra persone e macchine o macchine e macchine, riducendo i processi di carattere amministrativo.
A inizio maggio la Cina ha avviato il suo progetto pilota di valuta digitale in quattro aree diverse del paese. Un progetto che ha avuto come protagonisti 19 merchant (del calibro di McDonald’s, Starbucks e Subway) nella prima area di Xiongan, ma che è decisamente più avanzato a Suzhou, dove sono stati caricati wallet digitali sugli smartphone di una fetta di dipendenti pubblici, che riceveranno i contributi per i trasporti direttamente in forma digitale. Le altre due aree sono Shenzhen e Chengdu.
Come funziona lo yuan digitale (Digital Currency Electronic Payment - DCEP)? Si tratta di un modello che si differenzia dalle criptovalute principalmente per tre motivi: è centralizzata, non controllata da algoritmi o gestita da miners; la blockchain è gestita dal governo cinese; funziona come una moneta tradizionale, col vantaggio però di essere 100% digitale.
Nelle prime fasi lo yuan dovrebbe essere destinato solo alle banche commerciali, ma in un secondo momento dovrebbe poi essere ampliato anche a imprese e famiglie. Se tutto andrà secondo i piani, questa valuta potrebbe diventare realtà effettiva entro fine anno.
Se la Cina si trova a uno stadio così avanzato nella sua sperimentazione di una valuta digitale, è per merito (o colpa?) di Facebook e della sua Libra.
Anche se c’è stato un ridimensionamento molto profondo rispetto al progetto iniziale di criptovaluta basata su un paniere di monete - che fungesse sia da strumento di pagamento che da sistema finanziario radicato su basi nuove, aspramente criticato da governi e banche centrali, si tratta di un’idea che ha permesso a questi ultimi di porre maggiore attenzione sul tema, per dare avvio a un dibattito che potesse portare a risultati concreti.
Ma non c’entra solo Facebook: alla base di questa corsa ci sarebbero anche le continue tensioni economiche e commerciali tra la Cina e gli Stati Uniti di Trump, quindi la necessità di scrollarsi di dosso la dipendenza dal dollaro e il rischio continuo di sanzioni che eliminerebbero la Cina dal sistema di pagamento internazionale.
In un mondo sempre più digital-first, i cui processi di digitalizzazione sono stati accelerati dal coronavirus, diventa sempre più indispensabile ripensare quei paradigmi tradizionali che lo hanno regolato fino a oggi. E soprattutto, stati e governi non sono esenti dalla corsa contro la concorrenza e devono riuscire nell’impresa di trovare strumenti e metodi che possano rendere meno attraenti le offerte dei privati (un chiaro esempio è appunto la Libra di Facebook).
Nei prossimi mesi assisteremo a ulteriori passi in avanti verso l’adozione da parte di sempre più Stati di una valuta digitale nazionale.