- 31/10/2019
Abbiamo avuto modo di intervistare Angelica Milani, Associate - Asset & Wealth Management in PwC.
In che modo l'economia comportamentale applicata alla finanza aiuta a comprendere il comportamento degli investitori?
Le teorie finanziarie classiche si basano sull'assunto che i mercati sono costituiti da investitori che compiono scelte di investimento razionali, dopo aver attentamente considerato i fattori di rischio e rendimento, al fine di massimizzare i propri guadagni e limitare le proprie perdite.
Nel tempo, però, numerosi studi hanno dimostrato che l’investitore non sempre si comporta in modo completamente razionale, ma è spesso influenzato da altre variabili, tra cui le proprie esperienze passate, il modo in cui gli vengono comunicate determinate informazioni o i propri stati d’animo nel momento della decisione di investimento: tutti elementi che contrastano con l’assunzione di razionalità incondizionata.
L’obiettivo della finanza comportamentale, un ramo dell’economia comportamentale, è dunque quello di capire l’andamento dei mercati finanziari analizzando il comportamento sia della società che del singolo individuo, distanziandosi dall’ipotesi classica dei mercati efficienti. Riconoscendo, quindi, che l’essere umano non agisce in modo completamente razionale, è possibile individuare alcuni bias o distorsioni cognitive degli investitori che, spesso, li portano a fare scelte di investimento subottimali.
Alcuni di questi bias sono:
Anchoring o Confirmation Bias
Questo bias consiste nella tendenza dell’investitore a sovra-ponderare gli elementi che confermano la correttezza di una propria decisione, con conseguente difficoltà a mutare la decisione sulla base di nuovi elementi.
Representativeness
Il bias della rappresentatività consiste nello stabilire la probabilità di un evento in base a quanto questo evento è “rappresentativo” di una certa tipologia di eventi, senza considerarne le oggettive probabilità o caratteristiche, violando il calcolo probabilistico a favore di una nozione rappresentativa.
Loss aversion
Il bias di avversione alle perdite è stato introdotto da Tversky e Kahneman nel 1979, con la loro Prospect Theory. Nello specifico, esso consiste nel maggior peso dato dall’investitore ad una potenziale perdita rispetto ad un potenziale guadagno in condizioni di incertezza.
Conservatism
Il bias del conservatorismo consiste in una resistenza al cambiamento, una tendenza degli investitori a mantenere vive le proprie convinzioni senza modificarle, anche a fronte di evidenze che le smentiscono.
Come influisce la scarsa conoscenza dei robo advisors sui potenziali investitori?
La scarsa conoscenza dei robo advisors agisce da freno per i potenziali investitori, soprattutto considerato che la diffusione di questi strumenti è ancora molto bassa.
È molto difficile, infatti, che gli investitori nutrano dei sentimenti di fiducia nei confronti dei robo advisors nel momento in cui non hanno esperienza diretta o indiretta (tramite conoscenti) con determinati mezzi di investimento e non ne conoscono il funzionamento.
La scarsa conoscenza, inoltre, viene percepita come un ulteriore rischio nel momento dell’adozione dello strumento, che sommandosi al rischio percepito relativo alle caratteristiche dei robo advisors può diventare eccessivamente alto e trattenere l’investitore anche solo dall'interessarsi maggiormente a queste soluzioni di investimento.
Quali sono le principali barriere nella diffusione e adozione dei servizi di robo advisors da parte degli investitori?
Le principali barriere nella diffusione e adozione di servizi di robo advisors sono la scarsa conoscenza finanziaria, la scarsa influenza sociale e di conseguenza la scarsa fiducia nei confronti dello strumento.
In primis, la scarsa conoscenza finanziaria è uno delle principali barriere all'adozione di servizi di robo advice, così come di qualsiasi altra innovazione fintech. Il potenziale investitore, spesso, non ha gli strumenti per interpretare le informazioni che gli sono fornite relativamente ad un investimento e, quindi, preferisce evitarlo e affidarsi a soluzioni a cui è più abituato, che vengono quindi percepite come lo status quo, più semplici ed immediate.
In secondo luogo, è evidente che, data la scarsa diffusione dei robo advisors in Italia, un'altra barriera fondamentale è l’assenza di fenomeni di network e di comunicazione virtuosi tra gli investitori. Il processo di diffusione di una nuova tecnologia, come sono in questo caso i robo advisors, non è omogeneo tra i potenziali utenti; alcune persone sono predisposte ad adottarla subito, mentre altre preferiscono ricevere feedback da parte di altri investitori prima di effettuare una scelta vera e propria.
È chiaro che questo processo di network non è presente in Italia, dove la scarsa popolarità dei robo advisors non permette che si instaurino dei fenomeni di network tra gli investitori e, al tempo stesso, la scarsa fiducia presente all'interno del gruppo sociale a cui appartiene l’investitore lo trattiene a priori dall'interessarsi o dall'informarsi sullo strumento stesso.
Lo scarso affidamento nei confronti dei robo advisors, quindi, è in parte intrinseco all'investitore, che non ha mai avuto esperienza diretta con lo strumento e, di conseguenza, non lo adotta. La mancata conoscenza del funzionamento e delle caratteristiche di investimento di questi strumenti, inoltre, contribuiscono alla formazione di sentimenti di diffidenza.
In aggiunta, questa diffidenza viene anche rafforzata nel momento in cui viene condivisa da altri membri del medesimo gruppo sociale a cui appartiene il potenziale investitore.
Che ruolo ha la social influence sugli investitori?
Il concetto di influenza sociale può essere derivato dalla Social Comparison Theory sviluppata da Festinger nel 1954. Secondo l'autore, gli individui non sono sicuri delle proprie preferenze e delle proprie azioni e cercano costantemente l'approvazione esterna nel momento in cui devono prendere una decisione, nel tentativo di ottenere una reazione favorevole da parte dei membri del proprio gruppo sociale.
Inoltre, l'influenza sociale è stata ampiamente considerata negli studi di finanza comportamentale come un fattore fondamentale nel determinare gli atteggiamenti e le intenzioni degli investitori. L'ipotesi di base è che gli individui, prima di sviluppare la propria opinione su un nuovo potenziale investimento, si confrontano con i loro pari per ridurre l'ansia causata dall'incertezza legata all'investimento o si affidano totalmente ai consigli di esperti e opinion leader. Nello specifico, si possono distinguere due tipologie di comportamento degli investitori sulla base dell’influenza sociale:
1. Reference groups
Gli individui spesso prendono decisioni finanziarie basate in parte su ciò che hanno fatto i loro gruppi di sociali di appartenenza. Ad esempio, amici, familiari, parenti e colleghi possono influenzare in maniera decisiva le scelte di investimento di un individuo.
2. Herd behaviour
I singoli investitori spesso seguono l'esempio di gruppi più grandi, anche quando la decisione può avere poco senso finanziario per loro. Ad esempio, un investitore potrebbe aver determinato dei personali parametri da soddisfare prima di investire in un determinato titolo. Nonostante ciò, potrebbe essere comunque portato a partecipare, ad esempio, ad una bolla finanziaria (e.g. criptovalute) che non si avvicina affatto a quei parametri di riferimento, convincendosi del fatto che è impossibile che così tanti investitori abbiano fatto una scelta sbagliata.
Quali sono le innovazioni più rilevanti nel settore investimenti?
La gestione degli investimenti si è ampiamente evoluta con l'aumentare delle aspettative dei clienti e la loro sempre maggiore richiesta di soluzioni personalizzate.
Più nello specifico, ritengo che le due aree fondamentali che racchiudono opportunità di crescita e che allo stesso tempo rappresentano i principali driver del cambiamento dell’industria dell’asset e wealth management siano gli investimenti socialmente responsabili (ISR) e la tecnologia finanziaria o fintech.
I primi sono investimenti che utilizzano all'interno dei propri processi di investimento non solo criteri finanziari (e.g. rischio e rendimento), ma anche criteri extra-finanziari, ossia ambientali, sociali e di governance.
Le Fintech, invece, sono le innovazioni tecnologiche e finanziarie che stanno rivoluzionando il modo in cui vengono erogati i servizi finanziari. Entrambi questi settori hanno attirato l'interesse degli investitori negli ultimi tempi e stanno già trasformando il modo in cui le persone investono e valutano i propri investimenti.
Ancora più importante è il fatto che entrambi questi settori stanno offrendo a investitori retail opportunità a cui prima non avevano accesso. Specificatamente, la sostenibilità diventerà più standardizzata: la domanda degli investitori e l'emergere di normative da parte dell’ONU e dell’Unione Europea permetteranno di avere metriche e indicatori chiave di sostenibilità più obiettivi, eliminando alcune delle confusioni o congetture che sono attualmente presenti in questo settore.
In secondo luogo, la tecnologia "democratizzerà" gli investimenti. Il divario tra investitori istituzionali e investitori retail in termini di accesso alle informazioni e opportunità di investimento si restringerà con l’aumentare delle soluzioni che permettono al singolo investitore di avere facilmente accesso a dati online. Le piattaforme automatizzate e mobili, nel frattempo, offriranno ai singoli investitori una gamma più ampia di soluzioni di gestione patrimoniale a costi complessivi inferiori.
Esiste una differenza tra uomo e donna rispetto all'uso dei robo advisors? e rispetto agli investimenti?
Lo studio svolto in collaborazione con PwC: "Il gap tra attitudini e comportamenti degli investitori Italiani: il caso dei Robo-advisors", non ha rilevato differenze significative tra uomo e donna nell'attitudine nei confronti dei robo advisors.
Considerato il fatto che i robo advisors sono sia un’innovazione tecnologica sia un’innovazione finanziaria, la complessità e l'originalità della situazione rende difficile caratterizzare in modo specifico i potenziali utenti, sia per sesso sia per età.
Per quanto riguarda la diversa attitudine agli investimenti tra uomo e donna, studi di finanza comportamentale si sono spesso concentrati sul tema. Alcuni di essi, ad esempio, hanno rilevato che gli uomini, solitamente, adottano atteggiamenti più rischiosi in termine di investimenti rispetto alle donne (per approfondire: Zuckerman, M., & Kuhlman, D. M. (2000). Personality and Risk Taking: Common Biosocial Factors. Journal of Personality, 999-1029) e si ritengono più competenti in materia finanziaria (per approfondire: Prince, M. (1993). Women, Men, and Money Styles. Journal of Economic Psychology, 175–182.).
Altri studi si sono concentrati sul fattore della fiducia all'interno delle scelte di investimento e hanno rilevato che le donne tendono a fidarsi di meno delle proprie capacità, hanno una propensione al rischio minore e un livello più alto di ansia collegato alle decisioni finanziarie, che le spinge a rivolgersi a dei consulenti finanziari più frequentemente rispetto agli uomini.
Le diverse strategie di investimento tra uomini e donne potrebbero essere causate da obiettivi differenti, ad esempio le donne danno una maggiore importanza alla stabilità dei propri investimenti mentre gli uomini prediligono il rendimento (Per approfondire: Powell, M., & Ansic, D. (1997). Gender differences in risk behaviour in financial decision making: An experimental analysis. Journal of Economic Psychology, 605-628.).
Che tipo di relazione c'è tra le attitudini degli investitori nei confronti dei robo advisors e le loro intenzioni comportamentali?
Lo studio ha rilevato una correlazione positiva significativa tra attitudine favorevole nei confronti dei robo advisors e intenzione comportamentale relativa al loro utilizzo.
Gli investitori che hanno attitudini migliori nei confronti dello strumento, quindi, sono coloro che dimostrano anche possibilità maggiori di passare dall'intenzione all'investimento vero e proprio.
Data la natura innovativa dei robo advisors e la loro scarsa diffusione, questo risultato offre una visione significativa per gli operatori del mercato che offrono tali servizi.
È essenziale che gli investitori sviluppino atteggiamenti positivi nei confronti dei robo advisors, anche se hanno scarse conoscenze in materia, in modo che possano sviluppare una reale intenzione di investire in essi successivamente. Un atteggiamento favorevole diventa quindi un prerequisito, il primo obiettivo nel processo di client onboarding, soprattutto nel momento in cui i robo advisors sono ancora all'inizio del loro processo di diffusione.
Quale sarà il futuro dei robo advisors nel panorama dell’asset e wealth management?
Negli ultimi anni, le innovazioni fintech hanno radicalmente trasformato il settore bancario e finanziario, generando una progressiva disintermediazione e deregolamentazione e costringendo le banche e gli istituti finanziari ad attuare cambiamenti necessari per sopravvivere in un mercato altamente competitivo.
Nel caso specifico dei robo advisors, lo studio svolto in collaborazione con PwC ha messo in luce uno scenario in cui la maggior parte degli investitori non è ancora pronta ad adottare meccanismi di automazione come i robo advisors o almeno non è adeguatamente preparata.