- 23/04/2021
La digitalizzazione è stata sicuramente uno dei temi più caldi del 2020. Infatti molti imprenditori si sono trovati a fare i conti con il loro tasso di maturità digitale e ad accelerare notevolmente l’adozione di strumenti innovativi. Il trend continua anche nel 2021, come confermano le indagini svolte da Qonto, servizio finanziario 100% digitale rivolto a imprese e professionisti, e dall’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano.
Nonostante l’indice che misura la digitalizzazione delle PMI italiane sia al di sotto della media europea, in questo anno pieno di difficoltà si registrano alcuni risultati molto positivi. I pagamenti digitali in Italia nel 2020 valgono 268 miliardi di euro, pari al 33% del totale transato (rispetto al 29% del 2019). La maggior propensione all’adozione di strumenti digitali è un trend in crescita non solo per i cittadini ma anche per il business. L'indagine svolta da Qonto sui propri clienti italiani evidenzia che il 56% delle imprese partecipanti all’Osservatorio percepisce molto alto il proprio livello di digitalizzazione ed il 78% afferma che, da sempre, utilizza strumenti e servizi digitali.
In questo articolo facciamo un bilancio di tutti i recenti sviluppi e per questo parleremo di cos’è la digitalizzazione, di dove si posiziona l’italia rispetto a questo tema e dell’importanza di cavalcare l’onda in questo momento storico. Concluderemo con alcune evidenze dal terreno e tireremo le somme di un periodo difficile ma anche pieno di nuove opportunità.
Cos’è la digitalizzazione?
La digitalizzazione aziendale non deve essere confusa con l’utilizzo della tecnologia nella nostra quotidianità. Infatti, nonostante la nostra vita sia (quasi) interamente basata su strumenti digitali che ci permettono di comprare e vendere beni in ogni parte del mondo, questo non è altrettanto immediato per un’azienda.
La digitalizzazione aziendale non riguarda solamente la digitalizzazione delle lettere in email, bensì l’adattamento di tutta una serie di processi interni ed esterni. Una riorganizzazione che parte dai processi aziendali interni, come lo smart working e l'adozione di strumenti di lavoro scalabili e distribuiti. Ma non solo, lo sviluppo di nuove competenze per il personale ed un radicale cambio di mentalità. I processi esterni riguardano invece il ripensamento della filiera di approvvigionamento, vendita e distribuzione online di prodotti e servizi.
Per le PMI più tradizionali il passaggio non è per niente banale, soprattutto in un mondo sempre più competitivo, in cui il cliente finale vanta un crescente potere contrattuale. Per questo, fino a poco tempo fa non era difficile trovare imprenditori restii alla digitalizzazione. Ma ecco che nonostante le tante difficoltà legate all'attuale crisi, abbiamo registrato una maggior apertura da parte di tutti gli imprenditori che si sono resi conto di quanto la digitalizzazione non sia solo un'esigenza, ma anche un'opportunità per risparmiare tempo e denaro.
Come si posiziona l’Italia?
L’indice DESI (Digital Economy and Society Index), creato dalla Commissione Europea per misurare il progresso digitale dei Paesi europei, posiziona ancora il livello delle PMI italiane al di sotto della media europea. Ma è evidente che qualcosa sta cambiando. Come sottolinea l’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, la recente crisi sanitaria ha sicuramente dato una spinta importante, dimostrando il grande valore del digitale in relazione all’ottimizzazione dei costi e all’incremento della flessibilità. Infatti, nonostante le difficoltà del momento, PMI e professionisti hanno trovato metodi innovativi (necessariamente digitali viste le restrizioni) per restare in contatto con i clienti e continuare a distribuire loro i propri prodotti/servizi.
L’Osservatorio Qonto evidenzia il settore informatico e delle telecomunicazioni come quello più avanzato (in una scala da 0 a 5, l’86% delle PMI nel settore valuta tra 4 e 5 il grado di digitalizzazione della propria industria), seguito subito dopo dal settore dei servizi professionali e alle imprese (52%). Consulenti d’impresa, commercialisti, agenzie di marketing e altri fornitori di servizi risultano infatti i principali ambasciatori di nuovi strumenti digitali.
Al contrario, l’edilizia risulta il settore meno incline alla trasformazione digitale, ma anche il più propenso a recuperare terreno. Il settore delle costruzioni si è infatti dimostrato pronto al cambiamento, avvicinandosi in primis ai nuovi strumenti fintech. In questo senso infatti, la normativa PSD2 ha segnato un passo importante nel rendere i servizi finanziari molto più vicino alle esigenze delle imprese.
Perché è importante cavalcare l’onda della digitalizzazione?
L’osservatorio Qonto lo ha chiesto direttamente alle PMI italiane: oltre il 70% dei partecipanti al sondaggio prevede di aumentare gli investimenti in digitalizzazione nel 2021. Ma perché?
Le PMI italiane hanno capito che i rischi di non investire in digitalizzazione sono elevati, il 38% teme di perdere competitività, il 25% di sperimentare un calo del fatturato ed il 24% si aspetta anche un aumento dei costi.
Spinti dalla paura di perdere il treno, la maggior parte delle imprese ha reagito recuperando terreno. Tutto questo fa sperare che le basi di oggi possano avere un riflesso positivo nella trasformazione di lungo periodo.
Nel frattempo, l’Osservatorio del Politecnico di Milano evidenzia alcuni freni, tra cui costi troppo elevati, mancanza delle competenze e cultura e di supporto da parte delle istituzioni. Infatti, una trasformazione digitale di successo deve coinvolgere tutti gli attori del mercato, dalle imprese alla Pubblica Amministrazione.
Evidenze dal terreno: le imprese italiane che trainano la digital transformation
Tutto sommato, le PMI sono consapevoli del ruolo strategico occupato in questo periodo storico. Un trend confermato dal fatto che il 61% dei vertici aziendali partecipanti all'Osservatorio del Politecnico di Milano riconosco il ruolo necessario dell'innovazione digitale per lo sviluppo aziendale.
È altrettanto vero che spesso sono le aziende più giovani (per costituzione, non per età dei loro imprenditori) le più propense allo sviluppo digitale, come conferma l’Osservatorio Qonto.
Inoltre, dall’indagine svolta si evince che le imprese con budget maggiori per gli investimenti in digital transformation sono proprio quelle nate negli ultimi 12 mesi. In particolare, l'82% delle start up sotto l’anno di età prevede un maggior sviluppo digitale nel 2021, contro il 64% delle aziende mature.
Uno dei risultati più sorprendenti riguarda la figura del promotore della digitalizzazione in azienda: che si tratti di aziende giovani o mature, è pur sempre l'imprenditore a spingere per l'adozione di strumenti digitali e nel 60% dei casi di tratta di persone oltre i 40 anni di età.
Sono tante le tecnologie che le imprese dovrebbero conoscere ed implementare, da dove partire? Dall’analisi di Qonto risulta che sono proprio i servizi Fintech (Finanza Tecnologica) gli strumenti digitali più scelti (63%), addirittura più degli strumenti per lo smart working come le video-conference (45%), dei servizi di marketing online (34%) e delle piattaforme di e-commerce per la vendita dei propri prodotti (28%).
Il motivo lo conosciamo tutti, probabilmente perché lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. Soprattutto in questo periodo di emergenza, il rapporto con le proprie banche è stato spesso travagliato e gli istituti tradizionali hanno riscontrato difficoltà nell'adottare in modo rapido nuovi processi, prodotti, servizi ed esperienze.
Al contrario, i servizi finanziari online sono riusciti a restare vicino al business dei propri clienti in qualsiasi momento, supportandoli sia a livello economico che informativo e continuando a sviluppare nuovi prodotti facilmente adottabili dagli utenti. Come ci si poteva aspettare, troviamo anche le piattaforme di e-commerce sul podio dei servizi finanziari più scelti. L’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano evidenzia una crescita del +50% nell'utilizzo delle piattaforme e-commerce nel 2020, rispetto al periodo pre-Covid.
Un’altra evidenza è che l’incertezza economica e sanitaria globale ha contribuito alla decisione delle PMI di appoggiarsi a piattaforme terze piuttosto che creare piattaforme proprietarie, per cui sarebbero comunque mancate risorse economiche, competenze e capacità di adattamento delle strutture e dei processi aziendali.
Conclusione e consigli
La situazione attuale ed i risultati delle recenti indagini confermano quindi una situazione di grandi sfide ma anche opportunità. Ora è più che mai necessario che le imprese italiane, insieme alle istituzioni pubbliche, facciano di necessità virtù e sfruttino il momento per strutturare un approccio strategico e di lungo periodo.
In questo senso, la strada maestra è perseguire l’ottimizzazione dei processi, ovvero trovare soluzioni che permettono di fare il proprio lavoro in maniera più veloce ed efficiente.
Con questo obiettivo, servizi finanziari come quello di Qonto lavorano ogni giorno per offrire ai propri utenti un prodotto intuitivo, efficiente e completo per la gestione delle attività d’impresa.