- 30/05/2019
Paolo Gianturco, partner Deloitte, vanta più di 25 anni di esperienza professionale nel settore bancario. Paolo ha lavorato con i principali gruppi bancari italiani, conducendo importanti progetti di trasformazione tecnologica in ambito finanziario, gestione del rischio e fintech. Abbiamo avuto la possibilità di incontrare Paolo per scoprire insieme a lui le attività di Deloitte in ambito fintech e confrontarci sugli ultimi trend del settore.
Il settore Fintech è una moda passeggera o è qui per restare?
Il fintech definisce il processo di innovazione nel mondo delle banche e delle assicurazioni trainato dall'affermarsi di nuove tecnologie. Per gli incumbent e, più in generale, per tutta l’industria dei servizi finanziari, rappresenta una grande opportunità da cogliere. Il fintech rappresenta infatti un’occasione per allargare il proprio business ritagliandosi nuove posizioni all'interno del mercato, con la conseguente possibilità di incrementare i propri ricavi ed aumentare la propria market share.
Questo fenomeno non può più certo essere considerato come qualcosa di passeggero ma piuttosto come un naturale processo di innovazione che sta modificando e continuerà a modificare il modo in cui vengono erogati i servizi finanziari. A prova di ciò, i dati raccolti dall'Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano di cui Deloitte è stabilmente main sponsor, testimoniano come nel corso dell’ultimo anno, in Italia, gli utenti di servizi fintech siano stati più 11 milioni (tra i 18 e 74 anni), pari al 25% della popolazione italiana. Inoltre, il numero di servizi fintech è in forte crescita rispetto l’anno precedente (+16%).
Le banche sono sufficientemente preparate per il futuro digitale?
Il settore delle banche è in profonda trasformazione: l’ingresso di nuovi player non bancari, l’affermarsi di realtà fintech, l’introduzione della direttiva PSD2 stanno ponendo le banche di fronte a nuove sfide e alla necessità di modificare l’approccio nell'offerta di servizi ai clienti.
Per questo motivo, le banche stanno acquisendo sempre più consapevolezza circa l’importanza di favorire processi di innovazione: gli incumbent stanno investendo in modo importante sull'innovazione, sia a livello di ricerca interna sia attraverso collaborazioni con startup fintech. È fondamentale comprendere come integrare queste tecnologie all'interno della propria struttura organizzativa in modo da coglierne appieno i benefici.
Quali dovrebbero essere i punti chiave della trasformazione digitale in banca?
La banca tradizionale deve capire in fretta come muoversi, quali servizi offrire in maniera diretta alla clientela e quali invece fornire tramite accordi con terze parti, siano essi startup fintech o colossi tech già affermati. La difficoltà maggiore per gli incumbent è quella di dover modificare una cultura che tradizionalmente non è favorevole ai cambiamenti.
Dal mio punto di vista, ci sono due strategie che le banche possono seguire per cavalcare l’onda dell’innovazione:
- La prima consiste nel creare “in casa” realtà esterne che fungano da satelliti del gruppo, lasciando loro lo spazio e la possibilità di sviluppare soluzioni innovative senza interferire con i processi bancari standard, in piena libertà di operare con un modello operativo agile e orizzontale, che ritengo fondamentale per il buon successo di qualsiasi innovazione.
- La seconda, sicuramente più difficile da realizzare, è quella di sviluppare ed implementare internamente nuovi modelli operativi, agendo direttamente sui processi e le tecnologie attualmente in uso.
In che modo la collaborazione con una fintech può servire ad alleviare eventuali problemi o "lacune" all'interno di una banca?
Inizialmente l’attività delle fintech sembrava volta a colmare i vuoti di offerta lasciati dagli operatori tradizionali del settore e, di conseguenza, le istituzioni finanziarie vedevano questi nuovi player come una potenziale minaccia.
Oggi invece, possiamo dire che realtà fintech ed incumbent sono consapevoli della necessità reciproca: i primi per la facilità di accesso a clienti e capitali; i secondi per accelerare i processi di innovazione.
Come sappiamo le banche hanno strutture organizzative tradizionalmente molto verticali e strutturate, che sono poco favorevoli all'innovazione. Le fintech, realtà nuove con organizzazioni generalmente molto agili e dinamiche risultano così partner fondamentali per l’innovazione del settore bancario.
Quali tecnologie emergenti vedi come game changers e con il maggiore impatto nel settore bancario?
Tra le tecnologie emergenti, ritengo che le più significative e potenzialmente disruptive nel medio-lungo termine per il settore bancario sono: cloud, blockchain, RPA e cognitive technology.
- Il Cloud rappresenta un cambiamento fondamentale nel modo in cui le soluzioni tecnologiche vengono sviluppate. Ad oggi, molte società stanno lavorando su progetti cloud con l’obiettivo di trarne i maggiori benefici possibili: le piattaforme cloud consentono alle aziende di sviluppare e lanciare rapidamente nuovi prodotti e servizi e valutarne l’impatto in tempo reale, migliorando l’efficienza e aumentando il coinvolgimento dei clienti.
- La blockchain rappresenta uno degli hottest topic nel mondo dell’innovazione, confermando il crescente trend di interesse relativo a questa nuova tecnologia, che avrà impatti e ripercussioni su moltissime industry, principalmente con obiettivi di aumento di efficienza, trasparenza e sicurezza. Un’applicazione della blockchain che ritengo particolarmente rilevante è la “tokenizzazione” degli asset che consiste nel processo di emissione di un token blockchain (in base alla tipologia di token si può parlare di security, utility o hybrid token offering) rappresentante digitalmente un bene negoziabile “reale”. Questa nuova frontiera permette di creare la cosiddetta “Token Economy”, ovvero un mondo finanziario nuovo nel quale cambia il ruolo degli intermediari e lo scambio di beni si realizza in modalità peer to peer.
- RPA (Robotic Process Automation) : fa riferimento a tutte le tecnologie, prodotti e processi coinvolti nell’automazione dei processi lavorativi che utilizzano software intelligenti (robot o “bot”) al fine di eseguire in modo automatico le attività ripetitive degli operatori, imitandone il comportamento e interagendo con gli applicativi informatici nello stesso modo dell'operatore stesso. In tal modo è possibile velocizzare i processi, riducendo al minimo gli errori e liberando il capitale umano per attività di maggior valore aggiunto.
- Cognitive technology : la tecnologia cognitiva è fortemente connessa alla ricerca sull'intelligenza artificiale: si tratta di quel ramo dell’AI che in futuro ci consentirà di interagire con i computer in modo molto più immediato e naturale di oggi, sfruttando la loro capacità di imparare dall'esperienza (machine learning). Si tratta di un settore non ancora maturo come quello dell’RPA ma che porta con sé un enorme potenziale di trasformazione.
Le banche stanno iniziando a utilizzare le tecnologie cognitive insieme a RPA per soluzioni di riconoscimento vocale, robo-advisor e machine learning per automatizzare attività percettive e basate sul giudizio, tradizionalmente eseguite dagli esseri umani. I costi decrescenti connessi al data storage e all'elaborazione dei dati stanno abilitando rapidi sviluppi nel campo dell'AI.
È disponibile un pool di talenti sufficiente per le banche e le istituzioni che sviluppano innovazione o è necessaria più istruzione e formazione?
Questa forte ondata di innovazione tecnologica richiede competenze specifiche per poter comprendere e sfruttare in pieno tutte le potenzialità delle nuove tecnologie.
Per questo motivo, dal mio punto di vista, è fondamentale che le banche svolgano due azioni in parallelo: da una parte devono sicuramente ingaggiare persone con il giusto livello di conoscenze in questo ambito, molto difficili da reperire nel mercato, dall'altra devono invece strutturare una formazione strategica interna.
Ad oggi ritengo comunque che le banche non abbiano ancora a disposizione un adeguato numero di risorse specializzate in innovazione finanziaria.
Deloitte ha creato il Blockchain Lab, che servizi eroga e con quali tecnologie lavorate?
Il nostro è un approccio agnostico, parte essenziale del DNA di Deloitte per indagare, testare e collaborare continuamente con tecnologie complementari. Abbiamo una roadmap tecnologica formalizzata che dà priorità sulle tecnologie Blockchain più pronte per l'azienda, come Bitcoin o Ethereum, ma consente anche ai nostri team e sviluppatori di impegnarsi a esplorare e proporre nuove tecnologie con cui lavorare.
Le nostre principali attività si concentrano sullo sviluppo di architetture stand alone oppure integrate con le architetture esistenti del cliente. Offriamo inoltre supporto nella due diligence di business model complessi e lavoriamo costantemente per offrire ai nostri clienti casi d’uso in linea con le novità del mercato.
Quali modelli di business vedremo all'interno del settore bancario con l'entrata a pieno regime della PSD2? C'è spazio anche in Italia per gli aggregatori bancari?
L’evoluzione normativa gioca un ruolo fondamentale non solamente per gli oneri che impone ma anche per le possibilità che, in teoria, offre di evoluzione del modello di business.
Rappresenta uno di quei macro-trend che porteranno progressivamente ad una scomposizione e ricomposizione della catena del valore e a una ridefinizione delle modalità operative con cui i processi di banking saranno svolti.
Con l’introduzione della PSD2 i processi e i bisogni fino a ieri prerogativa assoluta del sistema bancario, potranno essere soddisfatti anche da altri operatori più efficaci, e magari meno costosi. Tutto ciò porterà ad una profonda revisione dei modelli di servizio e di business di molti istituti finanziari verso modelli sicuramente più customer centric e collaborativi.
La mia opinione è che nel prossimo futuro avremo quattro modelli operativi open non mutuamente esclusivi tra cui le banche potranno scegliere:
- full-service provider: mantenere lo status quo con un’offerta completa di servizi e prodotti proprietari distribuiti attraverso una rete controllata direttamente e una minima interazione e collaborazione con terze parti;
- utility: rinunciare alla creazione dei prodotti e alla loro distribuzione ma offrire servizi e infrastruttura tecnologica (es. servizi di AML/KYC, payment gateway, …) ad altri operatori finanziari che gestiranno il prodotto e la relazione con il cliente;
- supplier: focalizzarsi sulla fabbrica prodotto per offrire elevati gradi di performance e personalizzazione ma rinunciare alla distribuzione che sarà affidata a piattaforme e canali gestiti da altre banche e terze parti;
- interface: concentrarsi sulla distribuzione e sulla relazione con il cliente creando una piattaforma e un’interfaccia unica attraverso la quale offrire prodotti e servizi di terze parti.
Quanto sarà importante nei prossimi anni l’intelligenza artificiale in ambito finanziario?
Quella della AI è una materia che si studia da tanti anni ma solo ora diventa possibile applicarla con efficacia grazie alla potenza dei computer e alla possibilità di archiviare una grande mole di dati nel cloud. Grazie ad essa, abbiamo la possibilità di migliorare e rendere i servizi finanziari sempre più efficienti e customer oriented.
All'interno del settore finanziario l’utilizzo dell’AI può comportare un’automatizzazione e un miglioramento delle operazioni di back-office e consentire un engagement maggiore per la clientela, aumentando, in questo modo, l’accuratezza, la tempestività e le prestazioni dei servizi e prodotti offerti e una maggiore sicurezza per tutto il sistema finanziario.
Grazie Paolo da parte di tutto il team di Fintastico per la tua disponibilità e alla prossima!