- 14/02/2018
Il mezzo? Internet. La modalità? Partecipativa. L'obiettivo? La raccolta di risorse per realizzare un progetto imprenditoriale in cambio di un ritorno dell'investimento. Protagonisti? Sia le persone fisiche che gli investitori (istituzionali e professionali). Ecco a voi il crowdinvesting, un sottoinsieme del grande mondo del crowdfunding.
Tanto per cambiare, il mercato di riferimento per il crowdfunding è rappresentato dal Nord America (gli Usa in particolare), mentre l'Asia è l'area geografica caratterizzata dal maggiore tasso di crescita, superando nettamente l'Europa per flusso di raccolta annuale.
E in Italia, a che punto siamo? Il mondo degli investimenti alternativi targati fintech quasi non esisteva prima del 2012, ora invece rappresenta un mercato pari a 189,2 milioni di Euro, di cui 138,6 generati tra il 1 luglio 2016 e il 30 giugno 2017 i dati, aggiornati ad allora, sono tratti dal secondo Report Italiano sul Crowdinvesting, realizzato dall'Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano. Il nostro Paese sta quindi recuperando terreno (grazie anche al contributo determinante di capitali esteri), attraverso le quattro differenti tipologie che costituiscono il fenomeno: equity crowdfunding, lending crowdfunding, invoice trading e real estate crowdinvesting.
Equity crowdfunding
L'equity crowdfunding consiste nella raccolta di capitale attraverso la sottoscrizione diretta sul web di titoli partecipativi del capitale di una società. In base al D.L. 'Sviluppo-bis' del 2012 era un'opportunità riservata solo a startup e PMI innovative, mentre la Legge di Stabilità 2017 ha allargato l'equity crowdfunding a tutte le PMI (con una detrazione fiscale del 30% per gli investitori di startup e PMI innovative).
Un'analisi dei numeri l'avevamo già fatta qua. I dati più aggiornati parlano di 22 portali autorizzati (di cui 20 gestori autorizzati e 2 di diritto) con 159 offerte pubbliate, di cui il 61,4% chiuse con successo e 19 in fase di raccolta (con 8 già oltre la soglia minima di accesso). Le offerte sono promosse da 135 startup innovative, 14 PMI innovative, 3 da veicoli d'investimento e 1 da altre PMI, con un target medio di raccolta di 223.148 euro e una quota media del capitale di rischio offerto del 15,54%.
Tra i portali italiani MamaCrowd, il cui gestore è SiamoSoci, dal 2011 è leader italiano del matching tra investitori e startup, avendo raccolto in 5 anni più di 16 milioni di euro, supportato 160 progetti, coinvolto 2000 business angel. Two hundred è una piattaforma di equity crowdfunding che conta su un'esperienza congiunta di oltre 50 anni in finanza, information technology e digital marketing: l'investimento attraverso il portale è gratuito e accessibile a chiunque, direttamente online e possibile a partire da soli 500 euro. Anche WeAreStarting seleziona le migliori opportunità tra startup, PMI e organismi di investimento specializzati in imprese innovative del tessuto imprenditoriale italiano.
Invoice trading
L'invoice trading permette alle PMI di raccogliere liquidità immediata cedendo agli investitori (professionali o meno) i propri crediti commerciali vantati attraverso le fatture, al prezzo più competitivo sul mercato e attraverso una piattaforma crowd: l'azienda decide il prezzo minimo e ottiene così un anticipo "prosoluto", trasferendo l'onere del pagamento e l'eventuale recupero del credito da un debitore all'acquirente.
L'invoice trading non è quindi propriamente un'operazione di raccolta di capitale, ma rappresenta lo smobilizzo di un'attività (una fattura commerciale) è associata agli stessi effetti finanziari, traducendosi in un ingresso di cassa. La possibilità di cessione di una fattura commerciale assume, ovviamente, tanto più valore per un'impresa a corto di liquidità quanto maggiori sono i tempi di pagamento che i clienti si concedono. E l'Italia, con 52 giorni di pagamento B2B resta ben al di sopra della media UE (24 giorni), lontana ad esempio dai 19 giorni della Germania e dai 26 di UK, vicina ai 46 della Francia, facendo meglio solo della Spagna che si attesta a quota 55. (Fonte: European Payment Report 2017, Intrum Justitia).
In Italia i portali dedicati all'invoice trading sono passati da 1 a 5 in un anno: si tratta di Workinvoice (l'unico presente anche nel 2016), Cashinvoice, Credimi, CashMe e Crowdcity. Le risorse raccolte attraverso Internet al 30 giugno 2017 ammontavano a 88,5 milioni di uero, 8 volte quelli cumulati l'anno precedente. Le fatture cedute da imprese italiane attraverso l'invoice trading sono ormai più di 2.000 (rispetto alle 220 dell'anno precedente).
Lending crowdfunding
Con il lending crowdfunding chi investe presta denaro attraverso Internet a persone o aziende, denaro che verrà restituito con un interesse. Con il modello diffuso, la piattaforma di crowdinvesting attribuisce un rating al prestito e diversifica il rischio tra diversi investitori; con il modello diretto, invece, il progetto viene sottoposto alla Rete che può decidere se finanziarlo o meno. Rispetto al tradizionale credito bancario, l'aspetto più conveniente non sono tanto le condizioni, quanto la rapidità di risposta.
In Italia ci sono sei piattaforme di lending crowdfunding in ambito consumere (tra cui Smartika) e tre in ambito business (come Borsadelcredito.it) che hanno raccolto 88,3 milioni di euro, di cui ben 56,6 tra luglio 2016 e luglio 2017.
Ma chi presta? E chi prende in prestito? L'Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico ci fornisce un interessante identikit (sempre aggiornato al luglio 2017). I prestatori iscritti alle piattaforme consumer risultavano essere oltre 11.000, per il 90% maschi con un'età media fra i 38 e i 46 anni. Gli individui finanziati avevano un'età simile, per il 71% maschi e la motivazione dominante per il prestito è la necessità di liquidità generale, seguita dall'acquisto di un veicolo e dal consolidamento del debito. Le imprese italiane finanziate dalle piattaforme business risultavano essere 261, di cui 198 con meno di 2 milioni di fatturato.
Real estate crowdinvesting
Complica la ripresa del mercato di riferimento, potrebbe avere un buon margine di sviluppo anche il real estate crowdfunding, modalità di finanziamento partecipativo online per il settore immobiliare.
L'idea è quella di voler impiegare una somma per contribuire alla realizzazione di un'opera immobiliare, da casa e senza particolari capitali: una realtà già consolidata in UK e USA che sta crescendo in modo esponenziale anche in Germania e Francia e che è sbarcata da non moltissimo in Italia grazie alla nascita di due portali dedicati.
I portali di real estate crowdinvesting attivi nel nostro Paese sono Housers, creato e lanciato nel 2015 in Spagna, che a oggi conta oltre 50 mila utenti e dà la possibilità di investire su uno o più asset partendo da un capitale di 50 euro e Walliance, una startup trentina che nasce da una visione del Gruppo Bertoldi. Non è un vero e proprio portale, ma una "rete d'impresa che opera solo nella consulenza", CrowdRe, creata da Antonio Campagnoli per contemperare le esigenze del crowdfunding con quelle del civic & social real estate. CrowdRe infatti non è una vera e propria piattaforma ma una rete d'imprese che operano in ambito consulenziale. In Italia CrowdRe opera attraverso accordi con piattaforme di equity crowdfunding autorizzate dalla Consob e in Europa e Stati Uniti con le migliori piattaforme internazionali operanti nel Real Estate.