- 29/01/2021
Turismo, retail e trasporti: questi sono i tre settori sui quali l’impatto del Covid-19 è stato di maggiore entità. Piccoli e medi imprenditori si sono trovati a dover fare i conti con la chiusura di attività nelle quali avevano investito energie, tempo e, ovviamente, capitali. Capitali che in moltissimi casi erano derivanti da fonti di finanziamento esterne, tra le quali tradizionalmente gli istituti bancari.
Le opportunità del mercato NPE oggi
I Non Performing Exposures (NPE) frutto della recente crisi sono andati ad alimentare un mercato che da 10 anni a questa parte, in particolare dal crollo del 2008, era già caratterizzato da cifre notevoli: nel 2015 i crediti deteriorati raggiunsero il picco di €341 miliardi di valore lordo.
Appena un anno fa, gennaio 2020, una pandemia mondiale era ancora un’eventualità improbabile nella mente dei più ed il sistema bancario italiano sembrava aver superato il momento più critico, seppur si trovasse davanti ad obiettivi di deleveraging sempre più sfidanti e impegnativi. Certo, i numeri erano elevati anche allora, ma le previsioni piuttosto ottimistiche mostravano un andamento futuro caratterizzato da coefficienti negativi alimentato dall’appetito degli investitori per i non-core e non-performing assets. Appetito che in risposta all’imprevedibile momento storico vissuto si è fatto oggi più grande ed ha messo legislatore ed istituti finanziari di fronte ad esigenze reali ed immediate dei potenziali acquirenti.
La questione “scartoffie”
A livello giudiziario la necessità più importante è sicuramente quella di snellire le procedure al fine di facilitare ed incentivare la cessione dei titoli, i quali, a causa della temporanea chiusura dei tribunali, si sono andati ad accumulare sugli scaffali allungando i tempi di recupero.
Dai medesimi fattori scaturisce una seconda impellente richiesta: è fondamentale riabilitare l’attività giudiziaria al 100% per poter rimettersi in pari con le procedure rimaste bloccate in questi mesi e portare l’operatività ad un livello ancora più elevato. Sono questi i primi passi per riprendere i ritmi precedenti la crisi, ma soprattutto è questo il “la” che serve per rinnovare tutto il sistema.
Iter burocratici alleggeriti ed elevata operatività sono alla base della radicale trasformazione del mercato dei crediti deteriorati, da tempo auspicata dagli enti governativi e dalle banche da un lato, dai privati avidi di nuove opportunità d’investimento dall’altro. D’altronde la riforma relativa ai requisiti patrimoniali per i crediti deteriorati delle banche emanata dall’UE nell’aprile 2019 (modifica del regolamento UE n. 575/2013) mirava già a tale trasformazione, mettendo sotto particolare pressione il sistema italiano, ai tempi in vetta tra i Paesi europei per volume di NPL (153 miliardi di euro), seguito da quello francese (130 mld), spagnolo (95 mld) e greco (90 mld). La modifica in oggetto introduceva una "rete di sicurezza prudenziale", cioè una copertura minima che le banche devono accantonare per assorbire il rischio dei crediti deteriorati.
Servicer conto terzi e nuove tecnologie
Chiaro dunque il collegamento tra la nuova ondata di insolvenze dovute alla crisi Covid-19 e la preoccupazione delle banche. Un interessante sviluppo che ne deriva è l’utilizzo di servicer conto terzi per la gestione dei crediti deteriorati, che diventerà pratica sempre più comune al fine di incrementare il volume d’affari degli istituti bancari. Tale incremento e le nuove norme sanitarie rendono inevitabile il ricorso via via più massiccio a strumenti telematici, come ben noto in forte evoluzione “grazie” alla recente emergenza. La speranza, sia in ambito sanitario che economico, è quella che le interazioni fisiche diventino gradualmente superflue ed il digitale divenga colonna portante per l’evasione delle sentenze, la visualizzazioni di portafogli, le attività di assessment, due diligence e, addirittura, per la conduzione e la chiusura di trattative.
Come la blockchain sta rivoluzionando il mercato NPL
Sono molte la innovazioni che stanno prendendo forma, a partire da quelle che ormai fanno parte della quotidianità di quasi chiunque, come le piattaforme per le videoconferenze, a quelle studiate appositamente per il mercato Npl.
Il mercato delle insolvenze, seppur ricco, è tipicamente lento ad abbracciare le nuove tecnologie, ma il momento storico che stiamo vivendo ha spinto il settore a ricercare nuove soluzioni in grado di sfruttare le opportunità latenti.
Con l’aiuto della tecnologia si sta cercando oggi di superare le classiche sterili “vetrine” dirette dai pochi players del mercato, al fine di aprire quest’ultimo a tutto il bacino di investitori.
L’ecosistema attuale consiste in molte reti isolate, caratterizzate da poca interoperabilità e troppi intermediari che, in realtà, non aggiungono alcun valore. La tecnologia blockchain risulta dunque ideale in tale contesto, in quanto registro decentralizzato per definizione.
I vantaggi dell’applicazione di un registro distribuito alla compravendita degli NPL sono così riassumibili:
- riduzione dei costi grazie all’efficientamento delle procedure e dei flussi delle transazioni che rende superfluo l’intervento di intermediari;
- maggiore trasparenza di tutti i dati, con conseguente eliminazione dell’asimmetria informativa;
- maggiore accessibilità ai dati e agli investimenti, quindi più facile adeguamento alla GDPR.
I progetti più promettenti
In questo contesto il panorama italiano vanta più di un progetto promettente. Per menzionarne alcuni, da citare sicuramente Wizkey, la quale ha recentemente siglato un accordo con SIA S.p.A. (società hi-tech europea leader nei servizi e nelle infrastrutture di pagamento controllata da Cdp Equity), ed NPlus, soluzione studiata e sviluppata da noi di Mangrovia Blockchain Solutions.
Le due aziende hanno messo a punto piattaforme che, oltre a rendere semplice, affidabile e sicuro lo scambio dei crediti deteriorati, si distinguono appunto per l’utilizzo della tecnologia blockchain. Tale tecnologia risulta infatti fondamentale in quanto consente di tagliare i problemi di fiducia tra le aziende, semplificare le relazioni B2B, condividere dati ed eseguire transazioni in totale sicurezza, accelerando ogni fase del processo.
DLT ed NPE: prospettive
In definitiva la tokenizzazione degli NPL offre oggi una opportunità nuova, ovvero trasformare quelli che tradizionalmente vengono considerati semplicemente debiti in uno strumento finanziario collegato ad un asset sottostante. L’uso del token apre inoltre il mercato anche a quella categoria di investitori denominata “passiva”, dando loro la possibilità di diversificare ulteriormente i propri portafogli.
Lo shock causato dal Covid-19 che ha scosso le economie mondiali potrebbe in conclusione risultare il tanto atteso stimolo per il consolidamento e la crescita di un mercato secondario che, oltre a risanare la situazione bancaria italiana, creerà un’interessante e vivace piazza di incontro tra operatori del settore ed acquirenti privati.
Per approfondimenti:
EY Italy - Gli operatori bancari investitori in NPE: quali ruoli e opportunità nel nuovo contesto di mercato?
PwC - The Italian NPL Market