- 12/03/2019
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Quando si sente la parola "startup", la maggior parte delle persone pensa alla Silicon Valley, a Facebook, Uber e Airbnb, o comunque a una parte del mondo finanziario a cui non può accedere o nemmeno avvicinarsi.Â
Oggi però con le piattaforme di equity crowdfunding investire in startup è diventato sempre più accessibile.
C’è da chiarire una cosa prima di tutto: in ambito tecnologico soprattutto, ogni volta che nasce una nuova azienda, viene qualificata come "startup". Non tutte le nuove aziende però sono startup: una startup è caratterizzata dal livello di crescita, dalla sua scalabilitĂ e dalla replicabilitĂ del suo modello di business; sono le ragioni principali per cui investire in startup sta diventando sempre piĂą interessante.Â
Investire in una startup, tramite equity crowdfunding, vuol dire quindi puntare su aziende che hanno un grande potenziale di crescita e diventarne soci a tutti gli effetti.
Ma quali sono i motivi che spingono un investitore a mettere gli occhi su una startup e cosa significa investire in questo tipo di azienda?
Potremmo individuare due macro momenti nella valutazione di un investimento in startup, Prima e Dopo.
Prima
- Diversificare gli investimenti. Investire in startup significa investire in economia reale, in aziende che hanno un elevato potenziale di crescita, e significa entrare in contatto con un mercato sì d’avanguardia, ma anche sicuro e regolamentato: l’Italia è stato il primo Paese europeo a dotarsi di una regolamentazione strutturale, promossa da Consob; in questo modo gli investitori sono tutelati. Attraverso l’equity crowdfunding è possibile diventare soci di startup anche con cifre relativamente basse, come 500€, permettendo sempre a più persone di crearsi un portfolio di investimenti vario e che copre aziende in più settori.
- Contribuire all'innovazione del paese. Investire in una startup significa, anche, contribuire all’innovazione del proprio paese: che sia un investimento da 20.000€ o 500€, stai dando una mano a sviluppare un prodotto o un servizio innovativo che potrebbe cambiare la vita di tutti i giorni di molte persone. L’intenzione dunque, oltre ai fini ovvi di un investimento, è quello di dare il proprio contributo all’innovazione, creare nuovi posti di lavoro, rilanciare il settore e partecipare per migliorare l’ecosistema globale.
- Detrazione fiscale. Oltre alla possibilità di veder crescere il tuo investimento nel tempo, puoi detrarre il tuo investimento. Se investi in una startup hai il diritto a una detrazione fiscale del 40% sul tuo investimento. Stesso discorso per le PMI innovative, per le quali è sempre riservata la detrazione al 40%.
Come valutare però un investimento in startup?
Le startup si inseriscono nel mercato per risolvere un problema nel loro specifico settore e proprio per questo crescono molto velocemente.
Il tasso di crescita vale come unità di misura del successo, utilizzando parametri di riferimento come i ricavi, utenti attivi giornalieri/mensili, clienti nuovi rispetto a quelli già esistenti, ecc. Quando questi parametri iniziano a stabilizzarsi (per esempio, il numero di nuovi clienti ogni mese diventa costante) è un problema perché la crescita sta rallentando: è un brutto segno, visto che il punto forte delle startup è proprio una crescita rapida e continua.
A questo punto, quali sono le possibilità di ritorno una volta compiuto l’investimento? Qui ci addentriamo nel Dopo.
Dopo
Ricordati sempre che l’investimento in startup attraverso, anche piattaforme di equity crowdfunding, è un investimento con orizzonte temporale medio-lungo.
Aspettando e avendo pazienza, vi è la possibilità di avere un ritorno, tendenzialmente di 3 tipologie:
- si può avere un ritorno sugli importi investiti nel caso in cui la società venga venduta a terzi (solitamente grossi competitors, incumbent o fondi di investimento, che decidono di acquisire le startup o le PMI innovative permettendo agli investitori di cedere le proprie quote e realizzare una plusvalenza);
- la stessa tipologia di ritorno può essere ottenuta a seguito della quotazione in borsa dell'azienda (ciò permette agli investitori di cedere sul mercato le proprie quote/azioni);
- la terza tipologia di ritorno può essere data dalla distribuzione di dividendi, che però resta comunque a discrezione dell'azienda.
L’ultimo punto però, non può essere applicato alle startup innovative: le startup innovative infatti hanno il divieto di distribuire utili per almeno 5 anni, cioè fintanto che viene mantenuto lo status di “startup innovativa”. Superato questo periodo di tempo, anche le startup innovative possono distribuire utili e consentire un ritorno sugli investimenti ai suoi investitori.