- 29/01/2017
Alcuni dei servizi finanziari presenti su Fintastico ci sono stati segnalati dai nostri partner che ci compensano.
La valutazione di Fintastico deriva dalla media ponderata delle valutazioni provenienti da Trustpilot, App Store, Google Play store
Le imprese fintech hanno significativamente alterato il panorama dei servizi bancari e grazie alla loro pressione competitiva le banche hanno iniziato a ripensare il loro ruolo nel settore dei servizi finanziari.
L'inesorabile diffusione della cultura digitale non solo ha creato i presupposti per la nascita e la crescita delle società fintech, ma in molti casi ha permesso a questi nuovi interlocutori di essere gli attori principali del cambiamento. Non importa se non siete appassionati di finanza e tecnologia, o avete scoperto il fintech da poco, gli effetti positivi di questa rivoluzione sono sempre più diffusi e a portata di click. I vostri desideri e i vostri bisogni stanno modificando l’industria finanziaria in meglio, con servizi più convenienti e più sicuri che mai.
Avete mai pensato a come sarebbe bello accedere ai vostri dati finanziari da una qualunque app di vostra scelta? Avete mai desiderato un modo più facile e agile di vedere le vostre spese, gestire il vostro reddito, monitorare i vostri risparmi e scaricare immediatamente gli estratti conto delle vostre carte di credito? Se la vostra risposta è si, la buona notizia è che non siete i soli e che le istituzioni finanziarie sono molto più inclini ad assecondare questi bisogni perché oltre a preoccuparsi dell'abbandono dell propria clientela per un concorrente con un'offerta similare, adesso devono preoccuparsi della concorrenza delle società fintech.
Sono già migliaia le società fintech nel mondo (135 in Italia) e continuano nascerne di nuove con livelli di investimento che si mantengono a livelli altissimi. Queste imprese sono il fulcro dell’innovazione nel settore finanziario. Qualcuna è nata nei dipartimenti di ricerca e sviluppo delle grandi banche. Altre sono state avviate da amici che cercavano un sistema alternativo e più efficiente per gestire i propri soldi. Probabilmente Peter Thiel, uno dei più importanti "venture capitalist" al mondo, ha iniziato in questo modo quando ha fondato Paypal.
L'attuale offerta delle banche e di altre società operanti nel settore dei servizi finanziari è frutto di un salto evolutivo originatosi ai tempi della famigerata bolla delle società "dotcom" (fine anni '90). A distanza di 15 anni, grazie alla continua diffusione di internet e alla costante crescita della "web economy"', i consumatori e le aziende pretendono dalle banche un'aggiornamento dei propri servizi e un allineamento agli standard di servizio diffusi sul web.
Per chiunque abbia dimestichezza con il web o sia possessore di uno smartphone, è abbastanza consueto utilizzare un app di "terze parti" per accedere ai propri dati o effettuare operazioni. Questa modalità è resa possibile grazie alle API (acronimo di Application Programming Interface - Interfaccia di Programmazione di un'Applicazione).
Anche in ambito fintech questa prassi è molto diffusa ma, in attesa che le banche realizzino le proprie API, in alcuni casi le startup fintech accedono a dati sensibili degli utenti attraverso lo screen scraping, ovvero l’estrazione di dati contenuti in una pagina web per mezzo di software che emulano la navigazione di un esser umano.
Sebbene adottata nel tentativo di fornire ai propri utenti un'esperienza analoga a quella che sperimentano quando utilizzano Facebook o Dropbox, ad esempio, la pratica dello screen scraping è inaffidabile e rischiosa per le istituzioni finanziarie, per il consumatore e per l'intero ecosistema fintech. Dati non aggiornati o non precisi possono ridurre la fiducia degli utenti nelle istituzioni finanziarie, ridurre la disponibilità delle funzioni disponibili nelle applicazioni e infine portare l’utente a ricercare e adottare soluzioni alternative. I clienti potrebbero decidere di lasciare quelle banche che rendono particolarmente difficile accedere ai loro dati. Per questo è fondamentale che le banche, le assicurazioni e tutti gli operatori tradizionali del settore dei servizi finanziari si affrettino a rilasciare le proprie API.
Le API sono come un ponte che inizia all’interno della mia banca e finisce nel palmo della mia mano con l’utilizzo di una app direttamente sul mio smartphone fornitami da una impresa fintech. Le banche italiane devono capire se vogliono continuare a costruire il “famoso ponte sullo stretto di Messina” lasciando sempre incompleto questo potenziale di innovazione del sistema finanziario o se dotarsi di piattaforme aperte, che permetteranno a sviluppatori e utilizzatori di API di creare nuove e più efficaci soluzioni finanziarie. Le API permetteranno alle banche delle partnership naturali con le imprese fintech. Attraverso le API, una banca può ottenere un vantaggio competitivo e permettere ai propri clienti di controllare e gestire i loro fondi attraverso una continua fornitura di dati sicuri e in tempo reale. In Fintastico stiamo catalogando tutte le API finanziarie che ci sono in circolazione, dai un’occhiata qui e se ne vedi qualcuna che manca aiutaci per favore e aggiungila.
Le banche sopravviveranno al fintech solo se impareranno a convivere e cooperare con le startup che stanno innovando i servizi finanziari. Devono imparare ad operare in un contesto in cui i propri clienti possono disporre dei propri dati come meglio credono. Ogni impresa fintech nel suo piccolo è una opportunità per una banca di ottenere un vantaggio competitivo e sbloccare l’innovazione all’interno delle loro strutture gerarchiche troppo spesso antiquate.
La domanda per servizi finanziari innovativi è destinata a crescere a lungo, le banche devono decidere solo una cosa: abbracciare il cambiamento o finire per essere ridimensionate e messe in un angolino. Spero sceglieranno di abbracciare il cambiamento.