Come usare il Bitcoin e le criptovalute e quali sono i rischi delle monete virtuali

Bitcoin e criptovalute

Le valute virtuali costituiscono oggi una nuova forma di ingegneria finanziaria, frutto di un’esplosiva combinazione di tecnologia e visione strategica di business in grado di creare turnover milionari.

“Di fronte a siffatta innovazione - raccontano a Fintastico gli autori di Bitcoin e Criptovalute, Funzionalità e rischi delle monete virtuali, Andrea Danielli, Damiano Di Maio, Michelangelo Gendusa e Gioacchino Rinaldi - abbiamo deciso di approfondire il tema scrivendo il primo ebook sul mondo delle criptovalute, con l’augurio di stimolare i nostri colleghi, coetanei e non, a contribuire al dialogo legale su queste tematiche. Ci siamo messi in gioco per vivacizzare un dibattito che riteniamo avrà grandi impatti sul futuro delle nostre professioni. Abbiamo quindi condiviso le esperienze derivanti da diversi background, con l’obiettivo di fornire un agile strumento divulgativo finalizzato a comprendere il fenomeno criptovalute”.

L’ebook è suddiviso in cinque capitoli ed include una postfazione curata dall’Avv. Fabrizio Vedana, Vicedirettore generale di Unione Fiduciaria S.p.A., nonché tra i massimi esperti italiani in normativa antiriciclaggio.

Nel primo capitolo, l’autore ha cercato di chiarire il funzionamento del complesso meccanismo delle criptovalute e la possibilità di una loro categorizzazione per tipologia e caratteristiche funzionali. Inoltre, sono state approfondite le grandi sfide che attendono regolatori e utilizzatori delle valute virtuali, in relazione alla libertà di pagamenti contro l’alto rischio di uso illecito del sistema e il tema della tutela della privacy nel loro utilizzo.

Nel II capitolo l’autore ha approfondito il tema della qualificazione giuridica della criptovaluta: può essere qualificata come moneta avente corso legale? Oppure è assibilabile al prodotto finanziario o, ancora, ad una commodity? Esaminando la dottrina e la giurisprudenza pronunciatasi sul tema, il lettore potrà avere un quadro delle possibili opzioni classificatorie, fermo restando che, ad oggi, non pare ancora possibile fornirne una definizione certa.

Nel III capitolo l’autore ha analizzato le recenti e diverse tendenze dei regulators internazionali. Quali approcci possono essere condivisibili? Chiusura totale del mercato od orientamento flessibile? Da tale analisi, si ritiene che il fenomeno delle criptovalute non debba essere concepito come un pericolo, ma piuttosto come un’opportunità di business all’interno di un framework regolamentato con strumenti flessibili ed adeguati rispetto a tale innovazione.

Nel IV capitolo, dedicato al contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, l’autore cerca chiarire il rapporto Bitcoin-criminalità. Un primo aspetto delicato riguarda la conoscenza del cliente: l’attività di Know Your Customer sconta la decentralizzazione di Bitcoin ed è possibile probabilmente solo per gli exchange, le piattaforme che scambiano fiat per criptovalute, mentre è esclusa per i semplici possessori di wallet. Quali rischi si corrono? Come dovrà agire il regolatore? Probabilmente impedire agli exchange di cambiare criptovalute eccessivamente attente alla privacy, e condividere le proprie esigenze di vigilanza con le comunità che sviluppano le criptovalute.

Infine, nel capitolo V, l’autore tratta gli aspetti innovativi delle tecnologie legate alle criptovalute, che hanno creato originali fenomeni di riscrittura delle regole del gioco, partendo da inedite architetture e protocolli di Information Technology. Il fenomeno del “Kimci Premium”, per esempio, è sintomo di un’isteria tutta sudcoreana, dove la capillare digitalizzazione della società provoca un’irrazionale “corsa all’oro digitale”, anche se alla fine a vincere è sempre il banco. Gioventù istruite ma tradite da una pesante crisi economica credono che, nell’investimento cripto, possa rinnovarsi quella speranza – ormai spenta - in un futuro più prospero, e riversano nel mercato delle criptovalute i risicati risparmi accumulati con disincanto.

Nel nuovo mondo del Bitcoin il punto centrale della questione resta la ricerca di un bilanciamento tra le prerogative e gli interessi, spesso confliggenti, degli utenti, dei miners, degli exchanges e dei developers dell’ecosistema. Se gli utenti mirano a transazioni rapide, sicure e quanto meno costose possibili, i miners hanno come prima istanza quella di mantenere profittevole la loro attività di validazioni delle medesime transazioni, garantendosi delle fee che permettano l’espansione del loro business, caratterizzato da un’ingente dispendio di energia elettrica e risorse hardware. Altri fondamentali attori, poi, sono gli exchanges, che mirano ad applicare margini sempre maggiori in cambio della loro funzione di cripto-borse caratterizzate da forte liquidità. Impegnati a sviluppare costosissime piattaforme IT che possano assicurare elevati livelli di sicurezza, tali exchanges competono tra loro nell’incessante necessità di scalabilità delle loro infrastrutture IT. Tutto questo mentre restano impegnati a conformarsi alle novità tecnologiche dei vari token listati e, aspetto fondamentale, a svolgere attività di lobbing nei confronti delle autorità regolamentari e finanziarie di tutto il mondo. Infine, i delevopers delle varie blockchain: tra visionari e idealisti che vedono nelle criptovalute il fondamento di un mondo senza barriere e finanziariamente accessibile a tutti, sono tanti coloro che portano avanti battaglie puramente dettate dal profitto e da enormi conflitti di interesse, spesso “ingaggiati” da forti gruppi di potere dietro i quali a volte si nascondono i miners più grandi, a volte spregiudicati “squali” della finanza tradizionale.

Peraltro, Wall Street non resta di certo a guardare dall’esterno, e nuovi contratti derivati con sottostante Bitcoin sono probabilmente soltanto l’inizio di una “ibridazione” tra finanza tradizionale e finanza innovativa appena agli inizi.

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