- 13/11/2020
Era il 13 gennaio 2018 quando è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il D. lgs. 15 dicembre 2017, n. 218 di attuazione della PSD2 e da quel giorno molti sono stati i cambiamenti all’interno del mercato finanziario.
Abbiamo visto le banche reagire in modo differente alla direttiva europea: alcune hanno iniziato a lavorare per raggiungere gli obiettivi stabiliti, altre a studiare strategie per mantenere la propria posizione competitiva e, ancora, a trasformarsi piano piano in piattaforme per l’erogazione di diversi servizi, nuovi e innovativi.
La PSD2 (Payments Services Directive 2) è la direttiva europea, stretta conseguenza della forte evoluzione degli smartphone e dell’arrivo dei social nelle nostre abitudini. A settembre 2020 sono stati oltre 28 milioni gli utenti unici che hanno navigato su smartphone e che, approssimativamente, hanno trascorso 16 ore sui social media.
Per la prima volta le banche europee sono state obbligate ad aprire le proprie API (Application Program Interface) a società fintech e ad altre aziende che si occupano di servizi finanziari.
Sono tre gli obiettivi principali della PSD2 e si basano su:
- Trasparenza. Maggiori diritti agli utenti nell’Unione Europea - che possono avere voce in capitolo su ciò che riguarda le loro informazioni bancarie - e standard di rendicontazione più rigorosi per le banche.
- Sicurezza. Introduzione di requisiti SCA (Strong Customer Authentication) con l’obiettivo di ridurre il rischio di frode. Per dimostrare la propria identità e avere così accesso ai propri dati o ai propri account, gli utenti devono effettuare almeno due azioni indipendenti di verifica.
- Accesso ai conti. Istituzione di standard tecnologici, in base ai quali gli istituti finanziari devono consentire a servizi di terze parti di connettersi con i loro sistemi per avere informazioni sul conto e avviare pagamenti per conto dei clienti.
L’obiettivo generale è quindi quello di rendere più facili e fluidi i pagamenti digitali. Alla base della PSD2, però, c’è anche l’intento di costruire una nuova esperienza da zero, più precisamente un’esperienza customer first: dalle app di chat agli SMS, passando per filiali online, offerte self-service via wizard, funnel di comparazione, per arrivare a chatbot, video, KYC (e tanto altro ancora).
Le Big Tech hanno provveduto a erogare servizi che permettessero di effettuare pagamenti digitali all’interno delle proprie piattaforme: ne è un esempio Facebook Pay (ad oggi disponibile solo negli Stati Uniti), che fornisce un’esperienza di pagamento comoda, sicura e coerente tra Facebook, Messenger, Instagram e WhatsApp; e lo stesso Amazon Pay (disponibile anche in Italia), il sistema che permette di acquistare sui siti aderenti e pagare, dopo aver inserito username e password, con il proprio account Amazon.
Si concretizza così il concetto di Open Banking, il nuovo paradigma secondo cui è possibile, previo consenso e autorizzazione del cliente, condividere dati relativi ai propri conti di pagamento tra diversi attori dell'ecosistema dei pagamenti.
Come hanno reagito le banche all'obbligo di esporre le proprie API?
Eccetto per Banca Sella, che è stata la prima banca ad anticipare la PSD2 con il lancio di una piattaforma di open banking, sono state diverse le reazioni da parte delle banche per rispettare la direttiva europea:
- Banche come UniCredit, CheBanca! e Fineco hanno iniziato a sviluppare internamente il settore IT;
- Poste Italiane, Banco BPM, Intesa Sanpaolo e Crédit Agricole si sono affidati a provider di terze parti;
- Conto corrente arancio ING e Deutsche bank, appartenendo a grandi gruppi internazionali, hanno sviluppato inbound il settore IT;
- Istituti bancari di grandi gruppi internazionali si sono affidati a provider di terze parti;
- Unipol banca e Banca Popolare di Bari hanno sviluppato il settore IT in outsource.
Quali sono invece le novità che la PSD2 ha portato nel mercato finanziario?
La maggior parte delle funzioni da noi conosciute non sono sparite, bensì sono state ridisegnate. Oggi vediamo nuove competenze svilupparsi all’interno delle banche, delle assicurazioni e delle società.
La PSD2 e, di conseguenza, l’open banking, segnano un cambiamento radicale nel modo in cui siamo abituati a percepire la banca, sempre meno istituzione e più piattaforma tecnologica customer oriented che eroga diversi servizi, nuovi e innovativi.
In primo luogo, vengono a mancare quei confini molto chiari, caratteristici del mercato finanziario: se prima era possibile individuare le realtà del mondo Insurance e quelle del Banking, ora tutto costituisce un macro mercato dove la user experience è fluida. Cambia poi la relazione tra banca e cliente, passata da un approccio one-to-one con una catena di valore lineare a un ecosistema di collaborazione grazie alla condivisione delle API, e quindi delle informazioni del cliente (dove, come, quando e per cosa spende i propri soldi) al fine di aiutare le società fintech e gli istituti finanziari a offrire un'esperienza sempre più fluida ai clienti finali.
Ancora, quelle architetture IT legacy, performanti in termini di data throughout, danno vita a una piattaforma digitale in grado di supportare il delivery e la monetizzazione del servizio. Ciò che più è stato colpito dal punto di vista del mercato è stato il vantaggio competitivo: se prima le banche potevano contare sul proprio know-how, ora questo risulta non essere più sufficiente, in quanto la leva diventa il know-where, cioè la conoscenza di dove sono collocati gli attori in grado di contribuire alla generazione di valore della banca.
Dall’entrata in vigore della tanto attesa direttiva europea: l’open banking è stato il trend dominante dal quale ci si aspettava una forte rivoluzione e che ha, sicuramente, accresciuto la collaborazione tra le entità coinvolte (le realtà del mondo bancario, le startup del fintech e tutti gli altri player). Ad oggi sembra riduttivo parlare solo di questo fenomeno. La spinta degli attori a predisporsi, o iniziare a pensare, a maggior aperture in ottica di open innovation ha permesso di iniziare a poter parlare di Open Finance, termine che comprende tutti quei settori industriali che possono offrire servizi finanziari: case automobilistiche, retailer, utility e imprese di molti altri settori, esterni alle banche.