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Questa settimana una selezione di alcune delle migliori soluzioni tecnologiche per semplificare le donazioni e permettere di tracciare gli aiuti finanziari alle persone in difficoltà. Con un approccio innovativo e una facilità d'uso senza paragoni, stanno aiutando un numero crescente di donatori che decidono di donare utilizzando canali digitali.
Tanto semplice quanto efficace. Basta registrarsi attraverso la mail o un account social, quindi aggiungere la HelpfreelyApp al navigatore del proprio computer: apparirà automaticamente quando si visita un negozio partner e a quel punto una percentuale degli acquisti effettuati sarà destinata alle Cause che si è scelto di sostenere. E' Help Freely Foundation, progetto senza fini di lucro lanciato per aiutare le No Profit di tutto il mondo grazie alla tecnologia.
Come si sostiene Helpfreely Foundation? Sono i Negozi Partner a pagare una commissione per ogni vendita generata attraverso la app: fino al 95% della somma viene devoluto alla No Profit scelta, mentre la cifra restante viene usata per sviluppare il progetto. Helpfreely lavora con molte No Profit di tutto il mondo, ed è possibile appoggiare fino a tre di queste organizzazioni contemporaneamente.
Più di 30.000 utenti, tra associazioni, donatori e semplici persone ispirate la utilizzano tutti i giorni per realizzare i loro progetti. Stiamo parlando di BuonaCausa.org, una piattaforma semplice e gratuita per organizzare raccolte fondi, crowdfunding e petizioni, gestita senza scopo di lucro dall’Associazione BuonaCausa (ex Associazione Treeware).
Ma come funziona? Si deve aprire (gratis) una pagina per descrivere la propria iniziativa, quindi si può avviare una raccolta fondi per un particolare progetto o anche un appello/petizione per raccogliere una community attorno a un tema. Le donazioni andranno direttamente al promotore della pagina e Buonacausa.org ne garantirà la trasparenza (senza trattenere alcuna percentuale), tracciando ogni contributo e rendendolo pubblicamente visibile.
576 donazioni per un totale di 26 campagne. Questa, oggi, è Helperbit, la piattaforma nata nel 2014, da un'idea del suo attuale a.d., Guido Baroncini Turricchia, ingegnere che dopo gli scandali sulla gestione dell’emergenza e delle donazioni del terremoto dell’Aquila nel 2009 pensò di creare un servizio per risolvere il problema legato alla trasparenza delle donazioni in caso di emergenze umanitarie.
Come funziona Helperbit? Chi vuole effettuare donazioni si iscrive e sceglie se versare una somma di denaro a un'organizzazione umanitaria o ai singoli utenti danneggiati. Attraverso una serie di servizi di analisi, sulla piattaforma è possibile vedere precisamente il percorso della propria donazione. Il valore aggiunto dell’applicazione è infatti la trasparenza: i flussi economici in gioco sono visibili e tracciati tramite blockchain, mentre le donazioni possono essere effettuate con carta di credito e debito oppure utilizzando direttamente bitcoin. Per gli individui il vantaggio nell’iscriversi alla piattaforma è duplice: oltre a monitorare i propri fondi versati, i singoli utenti registrati possono ricevere donazioni dirette da tutto il mondo qualora vengano colpiti da una calamità.
In home page campeggia il progetto “Abitare la cura – Coronavirus, una mano per alleggerire gli ospedali”. La piattaforma di crowdfunding che ospita questa (e altre) raccolte è Kendoo, promossa da Media on (società del Gruppo Sesaab di Bergamo che edita "L’Eco di Bergamo"). Kendoo offre la possibilità di pubblicare online il proprio progetto, affinchè, attraverso la promozione e il contributo dei donatori, possa ottenere la cifra necessaria per realizzarlo.
Per ogni transazione che viene effettuata Kendoo trattiene il 5% (già comprensivo di Iva) per mantenere i server e coprire le spese minime che deve sostenere. I progetti devono rispettare l'appartenenza ad alcune categorie ben definite: tutela dell’ambiente, miglioramento della condizione di una comunità, iniziative di solidarietà, musicali o tecnologiche. Non sono concesse, per intendersi, raccolte per persone.
Il progetto, ambizioso, è quello di creare un ecosistema che permetta di realizzare l'inclusione finanziaria delle categorie più deboli (dagli homeless ai rifugiati) con l'utilizzo della tecnologia, in modo da arrivare nel 2023 a permettere il dono di oltre 20 milioni di pasti e più di due milioni di notti sicure. L'idea (e l'app) sono di Irene López, un'imprenditrice spagnola che vive a Londra.
Come supportare però persone che non hanno nulla, figuriamoci un conto bancario a un telefono? Giving Streets funziona così: i potenziali beneficiari hanno semplicemente un codice QR che i potenziali donatori scansionano con le telecamere sui loro telefoni. Una volta scansionato, il codice indirizza i donatori a un sito Web in cui possono effettuare una donazione anonima una tantum dell'importo scelto o possono registrare i propri dati per diventare donatori regolari. Le persone che ricevono la donazione chiedono i soldi tramite il loro codice QR che funge da portafoglio digitale. La piattaforma è già pronta, sono state create partnership, il lancio è atteso per quest'anno.