- 17/03/2021
Bitcoin è sicuramente la moneta “virtuale” (o meglio, digitale) più famosa al mondo. Ma vi voglio svelare subito un segreto: il bitcoin non esiste!
Non potrete mai prendere in mano un bitcoin. E non perché non siete in banca o non potete permettervelo ma semplicemente perché è una moneta digitale. L’immagine che tutti conosciamo è quindi fuorviante; non c’è metallo, non c’è conio, c’è solo un simbolo, un marchio e un codice (BTC) che la rappresenta…
Storia e futuro di Bitcoin
Ma cominciamo dall’inizio…
Iniziamo con il termine stesso e con i suoi diversi significati. Quando troviamo la parola bitcoin scritta con la lettera iniziale minuscola ci si sta riferendo alla criptovaluta; se troviamo la parola Bitcoin con la lettera maiuscola stiamo invece parlando del protocollo sviluppato per l’utilizzo della criptovaluta.
Con queste definizioni abbiamo introdotto alcuni concetti probabilmente nuovi; uno su tutti quello di criptovaluta.
Essa è una valuta paritaria (il trasferimento avviene tra persone collegate tra loro), decentralizzata (il trasferimento avviene senza il passaggio con un soggetto terzo) e digitale la cui implementazione si basa sui principi della crittografia per convalidare le transazioni e la generazione di moneta in sé. Con crittografia si indica lo sviluppo di metodi per la conversione dei dati da un formato leggibile ad un formato codificato (una serie di cifre e lettere) che non può essere letto o elaborato se non dopo che è stato decrittato (si deve conosce la chiave di lettura del codice).
Altro elemento da analizzare è quello di protocollo open source diffuso da Satoshi Nakamoto nel 2008; ma chi è questo “inventore”? Ad oggi, dopo oltre 10 anni dalla nascita, non siamo ancora in grado di dare un volto ed un nome al padre delle criptovalute. Intatti, Satoshi Nakamoto è solo uno pseudonimo.
Dalla pubblicazione del white paper di Bitcoin (31 ottobre 2008) fino all’ultimo messaggio lasciato sul forum bitcointalk.org (12 dicembre 2010), le informazioni rilasciate da Satoshi sono state moltissime ma tutti inerenti la sua “creatura” e non se stesso. Ci sono comunque moltissime ipotesi sulla sua identità e sulla possibilità che si tratti di un multiple name, ovvero di un nome che rappresenta un collettivo. Si fanno i nomi di Nick Szabo (nformatico e crittografo, autore del paper di Bit Gold, antenato di Bitcoin e appassionato alle tematiche delle valute virtuali), Hal Finney (crittografo partecipante alla Cryptography Mailing List dove comparve il primo messaggio relativo ai Bitcoin), Dorian Prentice Satoshi Nakamoto (un fisico e ingegnere di sistemi che ha lavorato su progetti governativi legati alla difesa e su tecnologie correlate alle compagnie di informatica finanziaria).
Vista la complessità delle materie che coinfluiscono e si interesecano in Bitcoin (es. crittografia, teoria dei giochi, economia, filosofia e matematica solo per citarne qualcuna) sembra difficile che si possa trattare di una persona sola; molto più probabile sia un team di esperti nei singoli settori.
Nel white paper comparve per la prima volta in assoluto il termine bitcoin. Il misterioso Satoshi affermò di aver inventato una moneta elettronica in grado di creare un sistema monetario privo di una parte fiduciaria (come sono le banche) e di aver risolto uno dei problemi più importanti dei sistemi di pagamento elettronici e cioè il double spending (la doppia spesa in economia è una truffa che consiste nello spendere lo stesso titolo valutario due o più volte).
Il paper ci permette di capire che il Bitcoin non è altro che un protocollo che genera una rete tra pari che permette ad ogni nodo che la compone di transare liberamente e in forma pseudoanonima valore ad altri nodi della rete. Tale valore viene generato dal protocollo in modo tale da garantire scarsità, sicurezza nell’ordine delle transazioni, sicurezza del sistema stesso.
Senza entrare nel dettaglio del protocollo (blockchain o “catena di blocchi”) possiamo dire che le transazioni avvengono tramite firme digitali concatenate tra di loro in modo da creare una catena di firme digitali. Ogni transazione contiene degli ingressi, che si riferiscono agli indirizzi da cui vengono inviati i bitcoin, e le uscite, che si riferiscono agli indirizzi a cui vengono inviati. Lightning Network è l’evoluzione della blockchain e viene definita da molti come il protocollo che rilancerà bitcoin e che lo renderà fruibile come mezzo di pagamento destinato alla massa.
La natura e lo scopo alla base del bitcoin sono illustrate in una particolare frase del white paper:
Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System
A purely peer-to-peer version of electronic cash would allow online payments to be sent directly from one party to another without going through a financial institution.
Lo scopo è quindi quello di fornire un sistema di contante digitale.
Ha inoltre una serie di caratteristiche che lo rendono decisamente innovativo rispetto alle valute tradizionali (FIAT) e che gli consentono di risolvere molti problemi che la moneta non è riuscita a superare:
- la decentralizzazione, il fatto che nessuna autorità può controllare o gestire i flussi e il valore dei bitcoin;
- la sicurezza, nessuno può prelevare il tuo denaro senza la tua autorizzazione;
- la trasparenza, ogni transazione rimane in eterno, non può essere cancellata dalla blockchain se non dietro a un accordo della maggior parte dei partecipanti;
- la velocità, pochi minuti per inviare o ricevere bitcoin in tutto il mondo;
- la “non duplicabilità”, risolve il problema del double spending.
Alcune settimane dopo la pubblicazione del whitepaper, il 3 gennaio 2009, Nakamoto chiuse il “blocco zero” della catena e ricevette come ricompensa 50 bitcoin, il “Genesis Block”. Vista la possibilità di inserire un breve testo a chiusura di un blocco, Satoshi decise di inserire la seguente frase, titolo del Times del 3 gennaio 2009: “Chancellor on Brink of Second Bailout for Banks”, che più o meno in italiano possiamo tradurre con "Il Cancelliere è sull'orlo del secondo piano di salvataggio per le banche" una critica diretta al vigente sistema bancario prossimo al collasso (crisi finanziaria dei mutui subprime). Infatti bitcoin nasceva per rendere obsoleto un sistema che avrebbe rischiato di causare chissà quante altre crisi negli anni a venire.
La prima quotazione “ufficiale” fu fatta nell’ottobre 2009 dal New Liberty Standard che sulla base del costo dell’energia necessaria a minare, ovvero l’operazione di validazione di un blocco di transazioni da parte dei pari, decretò che 1 USD era pari a 1.309,13 BTC.
La prima transazione nel mondo reale avvenne nel maggio 2010: in Florida, il programmatore Laszlo Hanyecz pagò 10mila bitcoin per due pizze. A novembre dello stesso anno, la valuta digitale raggiunse la quotazione di mezzo dollaro. Ad oggi il valore di quei 10mila bitcoin è uguale a circa 500 milioni di euro; possiamo dire senza ombra di dubbio che sono le pizze più care della storia!
Il valore del singolo bitcoin viene stabilito dall’incontro tra la domanda e l’offerta. Nessuno Stato o banca può stabilirne o garantirne il valore. Il prezzo si forma istantaneamente quando domanda e offerta si incontrano.
Un bitcoin, come un euro, è frazionabile; l’euro arriva fino al centesimo. Il bitcoin è frazionabile in satoshi (1 satoshi = 0,0000001 bitcoin); non è quindi necessario scambiarsi o comprare un intero bitcoin ma anche sue frazioni.
Il numero di bitcoin che si potranno avere in circolazione (importo preannunciato dal suo inventore e definito nel protocollo) è di poco meno di 21 milioni; per questo motivo il bitcoin è un bene scarso e la sua inflazione è destinata a scendere fino allo zero.
Ma dove si comprano i bitcoin? Si deve aprire un conto corrente in banca?
Anche se ci sono banche che si stanno avvicinando a questo nuovo mondo dando la possibilità di acquistare e negoziare bitcoin come una qualsiasi altra valuta (vedasi il caso di Banca Generali che permetterà ai propri clienti di avere bitcoin nei propri portafogli attraverso la collaborazione con Conio), il metodo principale al momento per avere bitcoin è quello di iscriversi ad un exchange autorizzato. Su queste piattaforme online, aprendo un account e versando moneta FIAT (tramite bonifico o carta di credito), sarà possibile eseguire il cambio in bitcoin. In ogni momento sarà poi possibile eseguire il passaggio inverso e quindi passare da bitcoin a moneta FIAT.
Alcuni consigli che mi sento di dare per chi è incuriosito da questo mondo:
- approcciate il sistema partendo con piccole somme e preferibilmente evitando il trading (almeno nel periodo iniziale);
- non convertite mai in criptovaluta più di quello che siete disposti a (e potete sopportare finanziariamente di) perdere completamente;
- utilizzare solo exchange conosciuti.
Conclusioni
Non si può spiegare il bitcoin in un poche righe e non si può nemmeno far cambiare idea a chi ne ha già sentito parlare ma è scettico sulla sua vera utilità (se non vedo non credo).
Negli anni ’90, quando da poco si parlava di una “roba strana chiamata internet”, tutti la snobbavano e la denigravano ritenendola una tecnologia inutile, costosa e comprensibile solo ai tecnici.
Adesso, internet è usato da tutti e non ci domandiamo più quale sia il meccanismo sottostante; stessa cosa, probabilmente, succederà per bitcoin e il suo protocollo. Ritengo sia poco utile capire il tecnicismo sottostante alla generazione del bitcoin (il cosiddetto mining di bitcoin); è molto più importante capire la sua funzione altamente innovativa di scambio di valore.
Per capire cos’è e come può evolvere bitcoin e come si mescola con la società, è vivamente consigliata la pratica: scaricare un wallet (un portafoglio), acquistare moneta in differenti modalità, trasferire moneta da un exchange ad un wallet proprio, fare acquisti online, e soprattutto, trascorrere qualche ora all’interno di comunità (come la “Bitcoin Valley” a Rovereto) dove è possibile letteralmente “vivere in Bitcoin” dialogando con i piccoli commercianti che appunto, al di là della grammatica, costituiscono la pratica della criptovaluta.