- 07/06/2022
Il grande exchange di criptovalute Binance ancora una volta nell’occhio del ciclone, questa volta una inchiesta giornalistica di Reuters svela che il crypto exchange avrebbe favorito il riciclaggio di crypto asset rubati dagli hacker tra il 2017 e il 2021.
2,35 miliardi di dollari di controvalore riciclati dagli hacker sulla piattaforma a seguito di furto da altri crypto exchange o da furti operati ai danni di societĂ ed investitori, oppure frutto di proventi derivanti da attivitĂ illecite come la vendita di droghe nel darknet.
L’inchiesta parte dall’hacking nel settembre 2020 del crypto exchange slovacco Eterbase ad opera del gruppo di pirati informatici Lazarus che si ritiene appartenere alla Corea del Nord, e che sarebbe riconducibile direttamente al governo di questa nazione.
Per quel furto di asset digitali del valore di 5,4 milioni di dollari furono aperti due dozzine (24 conti) di account anonimi su Binance, permettendo agli hacker del gruppo Lazarus di riciclare in breve tempo la somma e di farne sparire le tracce per evitare che le autorità di polizia potessero ricostruire il “filo di Arianna”.
Queste informazioni, riporta Reuters nell’inchiesta giornalistica, derivano dallo scambio di comunicazioni tra la polizia slovacca e la società Binance.
In soli nove minuti gli hacker sarebbero stati in grado di aprire i conti anonimi usando un semplice indirizzo di posta elettronica come unica forma di identificazione, quindi scambiare nel mercato il malloppo rubato e ritirare la liquiditĂ da Binance senza lasciare ulteriori tracce.
Il cofondatore di Eterbase, Robert Auxt, ha affermato a Reuters che Binance non avrebbe idea di chi ha effettuato le transazioni economiche per via della natura anonima degli account creati.
Dal 2017 al 2021 Binance usato come lavanderia dagli hacker
L’accusa pesante rivolta dall’inchiesta Reuters a Binance, è di aver anche solo indirettamente (senza dolo) favorito il riciclaggio di 2,35 miliardi di dollari in crypto asset rubati dai pirati informatici durante vari hacking, o frutto di altre attività illecite. Reuters afferma di essere arrivata a questo totale analizzando la documentazione ufficiale raccolta dalle forze di polizia di vari paesi del mondo, che di volta in volta si sono occupati dei casi di furto di criptovaluta o di riciclaggio di denaro.
L’agenzia di stampa ha inoltre analizzato i dati pubblici scritti immutabilmente nelle blockchain.
Per arrivare a questi risultati l’agenzia di stampa riferisce anche di essersi avvalsa di due società specializzate nell’analisi delle blockchain (tra cui Crystal Blockchain con sede ad Amsterdam), e di aver dato i dati a due esperti del settore perché indipendentemente rifacessero i calcoli.
Questi ultimi concordano con la stima di Reuters.
L’analisi di Chainalysis per conto del governo degli Stati Uniti
Nel 2020, in una analisi separata e condotta da Chainalysis per conto di una agenzia del governo degli Stati Uniti che l’aveva commissionata, è venuto fuori che nel corso del 2019 la piattaforma Binance era stata scelta come “lavatrice” di riferimento per un totale di 770 milioni di dollari.
In quell'occasione il fondatore di Binance, Changpeng Zhao, accusò Chainalysis di crearle un danno commerciale.
La difesa di Binance e il nuovo corso del crypto exchange
Reuters riporta anche di aver ricevuto una risposta scritta non dal fondatore di Binance, ma dal responsabile della comunicazione dell’exchange Patrick Hillmann, il quale ha affermato che la società non ritiene accurati i calcoli dell’inchiesta giornalistica.
Hillmann, inoltre, fa presente che Binance ha costituito uno dei migliori team d’informatica forense “del pianeta” allo scopo di contrastare questi crimini e di migliorare la capacità dell’exchange di rilevare ogni forma di attività illecita condotta dagli utenti. Tuttavia, ancora l’inchiesta fa notare che la piattaforma di scambio solo a partire da agosto 2021 ha adottato nuove misure per l’identificazione dei suoi clienti esistenti e nuovi.
I guai normativi di Binance nel 2021
Il 2021 non è stato un anno facile per Binance, numerosi gli alert ricevuti da parte delle autorità finanziarie di mezzo mondo compresa la Consob italiana.
L’autorità finanziaria del Regno Unito è stata la prima a vietare, nel mese di giugno dello scorso anno, lo svolgimento di attività regolamentate nel Regno Unito, quindi seguirono il Giappone, la Germania, gli Stati Uniti e la Thailandia, che presero di mira le attività dell’exchange perché, tra le altre criticità rilevate, non ha una vera sede legale preferendo svolgere l’attività imprenditoriale in maniera diffusa.