- 08/10/2019
Motivi ideologici o cause pratiche, poco importa: il fatto è che nel mondo attuale il contante sembra avere... i giorni contati. Con l'avvento di una tecnologia sempre più disruptive, oggi esiste già relativamente poca valuta materiale nel nostro mondo. Le abitudini di pagamento (parliamo di app e transazioni via smartphone) soprattutto dei più giovani (ma non solo dei millennial) stanno infatti indirizzandosi verso metodi alternativi rispetto al contante, che avrà comunque ancora un futuro a fini transazionali fino a quando sarà utilizzato nei micro-pagamenti.
Lotta all'evasione e alla criminalità
A spingere verso questa importante trasformazione ci sono anche motivazioni di carattere socio-economico, visto che a differenza dei metodi tradizionali, i pagamenti con carte scoraggiano la rapina e altri reati connessi al denaro contante, legati per esempio alla droga, all’evasione e al terrorismo. Non è un caso quindi, parlando solo dell'Italia, che il Governo da tempo abbia collegato il tema della lotta all'evasione fiscale al potenziamento dei pagamenti elettronici obbligatori, con la necessità intravista e auspicata di ridurre drasticamente i costi di transazione.
Anche Confindustria ha diffuso a inizio settembre 2019 due proposte elaborate dal suo Centro studi per contrastare l’utilizzo del contante. La prima prevede di "garantire un credito di imposta del 2% al cliente che effettua i pagamenti mediante transazioni elettroniche (incentivo all’uso della moneta elettronica)". La seconda di "introdurre una commissione in percentuale dei prelievi da ATM o sportello eccedenti una certa soglia mensile (disincentivo allʼuso del contante)". Secondo la Confindustria, infatti, "per scoraggiare l’evasione soprattutto nel settore distributivo e in presenza di transazioni regolate in contanti occorre stimolare l’uso di strumenti di pagamento tracciabili, soprattutto della moneta elettronica, riducendo l’uso del contante anche per transazioni di valore limitato".
Carte e pagamenti digitali, Italia fanalino di coda
Tutto molto bello e giusto, ma bisogna fare i conti poi con le reali abitudini e attitudini delle persone. E se guardiamo al nostro Paese, gli italiani sono ancora molto tradizionalisti: stando infatti agli ultimi dati dell’Osservatorio Carte di Credito e Digital Payments curato da Assofin, Nomisma e Ipsos con Crif, l’Italia è fanalino di coda in Europa nell'uso di sistemi alternativi al contante: siamo al 24°esimo posto su 28. Questa “classifica” (che vede in testa Regno Unito, Portogallo e Francia) è stilata in base al rapporto tra il valore delle transazioni effettuate con carte di pagamento e il PIL. In Italia il contante in circolazione rappresenta circa l'11,6% del PIL, percentuale superiore a quella dei principali paesi europei quali la Germania (9,4%) e la Francia (10.1%). Il peso sul PIL scende ancora per i paesi del Nord Europa: nei Paesi Bassi tale percentuale arriva all'8,7%.
Qualche passo avanti comunque lo abbiamo fatto, visto che nel 2018 in Italia erano attive circa 15 milioni di carte di credito contro i 56.3 milioni di carte di debito. Cresce il numero di transazioni effettuate con carte di credito che nel 2018 hanno raggiunto il record degli importi transati, oltre gli 80 miliardi di euro. Il valore medio delle transazioni effettuate con tale tipologia di carta è leggermente diminuito a conferma di un utilizzo più diffuso anche per acquisti di medio-basso valore. Quello delle carte di credito è uno scenario che nel 2019 si mostra dinamico e in evoluzione. Prosegue infatti il trend di diffusione presso i giovanissimi capifamiglia (18-24 anni) avviato negli ultimi anni e si registrano interessanti cambiamenti che evidenziano una maggiore familiarità e ingresso della carta nelle abitudini di spesa del mercato.
I vantaggi delle soluzioni digitali
A rendere il quadro ancora più articolato, perché caratterizzato da una maggiore offerta, possibilità di scelta e concorrenza tra attori, è l’utilizzo delle nuove tecnologie che stanno rendendo il mondo dei pagamenti più fluido e digitale. Molti operatori, anche tra quelli tradizionali, sono impegnati nella proposta di soluzioni di mobile payments, instant payments e/o mobile wallets, seppur ancora poco utilizzati. A dare una spinta a questo sistema stanno intervenendo le tante soluzioni fintech, alcune totalmente made in Italy: le nuove app e i nuovi applicativi sono sempre più gettonate soprattutto per acquisti di piccolo importo.
Lo certifica l’Osservatorio Mobile Payment del Politecnico di Milano, da cui emerge come i New Digital Payment continuino a crescere ad un ritmo elevato (+56%) e arrivino a rappresentare un terzo del totale dei pagamenti digitali con carta per un totale di 80 miliardi di euro. Anche i pagamenti presso i punti vendita attraverso il cellulare (Mobile Proximity Payment) crescono in maniera esponenziale (+650%) e raggiungono i 530 milioni di euro transati nel 2018, con oltre 15,6 milioni di transazioni effettuate. Raddoppiano, inoltre, sia il numero di persone che l’hanno utilizzato (1 milione in totale a fine 2018) sia la spesa annuale media, che supera i 500 euro per persona.
Per allargare l’universo degli attori in gioco, è arrivata la PSD2. La seconda Payment System directive europea sui sistemi di pagamento, entrata nella sua piena operatività, punta ad adeguare e armonizzare le norme a livello comunitario. Ma in cosa consiste? Innanzitutto, secondo il principio per cui i dati non sono dell’istituto di credito che li possiede ma del correntista che li produce, l’utente è adesso libero di passare i propri dati a operatori non bancari che si sostituiscono agli intermediari tradizionali. Così l’arena diventa più competitiva a vantaggio dell’utente che può forse spuntare condizioni migliori. Per non diventare in prospettiva dei semplici luoghi di deposito, le banche dovranno inoltre spingere sull’innovazione per poter guidare questo cambiamento, migliorando l’offerta con servizi prima inimmaginabili.
Come risparmiare
La grande differenza in termini di costo è data tra carte di debito (il classico bancomat oppure le carte ricaricabili) e le carte di credito vere e proprie. Da evitare assolutamente il prelievo di contante all’estero, in particolare quando si è in un paese dove circola una moneta diversa dall’euro. Oltre alla commissione per anticipo contante c’è sempre una commissione legata al tasso di cambio che fa salire molto i costi: controllate che la vostra banca sia trasparente nell’indicare i costi. Qui i nuovi operatori fintech sono totalmente assenti. Diverso il caso della carta di debito.
Ricevere un bancomat può non costare nulla se ci rivolgiamo ad alcuni operatori fintech anche se alcuni operatori tradizionali riescono a essere molto competitivi sia nel rilascio, sia nelle commissioni di prelievo da altri istituti in Italia e all’estero. Ma per tutti vale un suggerimento: quando si preleva contante in valuta diversa dall’euro si paga sempre una commissione per il tasso di cambio. La vera differenza, oltre ai costi, la fanno i servizi aggiuntivi dove la concorrenza è veramente vivace. C’è chi consente delle protezioni assicurative e chi attiva sistemi di risparmio, oppure app gratuite o regala una carta prepagata per il figlio minore. Tutti fattori (costi ma anche servizi) da prendere in considerazione quando si sceglie.