- 22/02/2019
Le banche e le fintech sembrano aver capito di dover correre insieme. A maggior ragione se ciò consente l’ingresso in nuovi mercati ed espande l’accesso all'economia finanziaria per quei segmenti di popolazione sotto-serviti o non serviti affatto dalle banche tradizionali.
Le banche hanno bisogno di aprirsi all'innovazione per produrre valore ridisegnando schemi nuovi, uscendo fuori dalle logiche tradizionali: una qualsiasi impresa che vuole fare innovazione deve rivedere la sua organizzazione interna ed aprirsi a metodologie nuove implementando nuovi importanti asset per gestire la realizzazione di nuovi progetti, servizi, prodotti. Prendendo in prestito una definizione di Gianluca Abbruzzese, innovazione è parlare una nuova lingua.
Un report del 2017 del Center for Financial Inclusion Accion e dell’Institute of International Finance si focalizza sulle alleanze tra Incumbent Institutions (banche e compagnie assicurative) finalizzate a rendere la finanza più inclusiva, esaminando 14 partnership e estrapolandone le best practice.
Findings:
- Le migliori partnership rappresentano una soluzione win-win per le startup fintech e per le banche, nonché per l’inclusione finanziaria. Gli istituti incumbent migliorano la propria offerta di prodotti, incrementano l’efficienza e abbattono i costi – obiettivi che hanno ancora più rilevanza ai clienti low-income, spesso tagliati fuori dai circuiti finanziari classici. Le fintech, d’altro canto, riescono a scalare la loro tecnologia e hanno accesso al capitale per crescere.
- Le banche – preoccupate ormai dei GAFA e degli altri giganti tecnologici sempre più presenti nelle vite dei consumatori di servizi digitali e finanziari - riescono a cogliere opportunità d’integrazione (di conoscenze, sistemi, persone, risorse) e ad offrire un miglior engagement alla clientela, attraverso servizi e prodotti digitali, innovativi e più accessibili.
- Le partnership segnano un lento ma pervasivo passaggio verso un sistema customer-centric, o comunque ne disegnano i primi passi per avvicinarsi a segmenti di clientela dimenticati.
Sono 4 le buone pratiche principali che il report evidenzia:
Accesso a nuovi segmenti di mercato
AXA sta collaborando con MicroEnsure per estendere i propri prodotti assicurativi a nuova clientela nei mercati emergenti;
Diamond Trust Bank e Kopo Kopo hanno inaugurato una partnership in Kenya e Uganda;
Mastercard e Net1 stanno collaborando per servire i beneficiari di sussidi sociali non sovvenzionati in Sud Africa;
Sociètè Gènérale vuole attrarre nuovi clienti in Costa d’Avorio e Senegal attraverso prodotti bancari mobile-enabled e ha stretto alleanza con TagPay;
Creazione di nuovi prodotti per clienti esistenti
ICIC Bank vuole sviluppare un network di pagamenti via Blockchain ai propri clienti in India, attraverso una partnership con Stellar;
Santander e PayKey stanno lavorando insieme per una piattaforma di pagamenti P2P attraverso le messaging app Whatsapp e Facebook Messenger;
Raccolta, utilizzo e gestione dei dati
BBVA Bancomer sta collaborando con Destacame, per estendere l'accesso al credito a clienti in America Latina attraverso l'analisi dei dati;
Santander ha una partnership con Entrepreneurial Finance Lab (EF) in America Latina per la valutazione e l'affidabilità creditizia degli studenti universitari;
DemystData ha iniziato con un sistema proprio di valutazione dei finanziamenti alternativi al credito delle banche e ha esteso il suo supporto alle istituzioni finanziarie per includere test dei dati, pulizia e standardizzazione e migliorare in questo modo per l'accesso ai dati e la loro conformità;
Incremento customer engagement
BBVA Bancomer in Messico sta collaborando con Juntos e il suo servizio di conversazioni SMS automatizzate;
PNB MetLife e Imaginate stanno offrendo una esperienza di filiale virtuale per i sottoscrittori di polizze assicurative in India.
In conclusione, l’inclusione digitale può fungere da catalizzatore per l’inclusione finanziaria nei Paesi emergenti e la tecnologia può giocare un ruolo cruciale nell’accesso ai servizi finanziari di base, attraverso uno smartphone o i dispositivi wearable. Anche la Banca Mondiale unitamente al G20 hanno posto sul tavolo la preoccupazione per il tema dell’inclusione finanziaria universale entro il 2020. C’è ancora tanta strada da fare.