- 19/03/2019
Snellire il movimento fisico delle merci fa parte delle attività primarie comunemente considerate negli scambi commerciali internazionali, ed è senz'altro importante. Le nuove tecnologie digitali stanno aprendo nuovi canali per la comunicazione, per il commercio e per le transazioni commerciali. E’ un dato di fatto che l'accelerazione della digitalizzazione attraverso architetture aperte, soluzioni di intelligenza artificiale, machine learning, elaborazione del linguaggio naturale, big data, tecnologie distributed ledger e contratti intelligenti stia dematerializzando il commercio internazionale.
Per quanto possa sembrare strano, però, è mancato finora lo stesso livello di attenzione (e soprattutto di investimenti) sugli utilizzi delle tecnologie digitali per snellire l’erogazione degli strumenti di finanza commerciale (Trade Finance). Forse perché, dopo tutto, i servizi di trade finance sono ben pagati e fonte di profitto per le banche. Nel corso del tempo, però, e soprattutto a seguito della crisi finanziaria del 2008, le aziende hanno preso coscienza che gli strumenti di finanziamento per il commercio internazionale sono una risorsa scarsa - soprattutto se si è una piccola-media impresa (PMI) - e componenti fondamentali alla base del funzionamento dei flussi e delle relazioni commerciali globali, il “lubrificante” dei meccanismi di approvvigionamento internazionali.
Le banche sembrano finalmente essersi accorte del “gap” e stanno correndo ai ripari, creando consorzi basati su piattaforme digitali di ultima generazione (ad es. basate su blockchain, intelligenza artificiale, robotic process automation) per fornire sostegno finanziario a gruppi di imprese appartenenti ad una catena di approvvigionamento comune (la c.d. supply chain).
Questo articolo vuole infatti illustrare come le dinamiche del trade finance stiano influenzando le operatività degli istituti bancari che su queste piattaforme potranno distribuire il rischio di credito tra tutti gli appartenenti al gruppo, trasferendolo dall'azienda che funge da riferimento (detta anche azienda di “ancoraggio”) a tutte le aziende partecipanti (fornitori, distributori, operatori logistici, centri di distribuzione). Inoltre, i dati acquisiti sulla piattaforma di consorzio e l'analisi delle prestazioni operative dei partecipanti alla supply chain rappresenteranno le garanzie di finanziamento per la banca del futuro: la “Banca della supply chain”.
Va bene, questo nel futuro. Ma come avviene il commercio internazionale, oggi?
Ad oggi, in molti paesi le imprese coinvolte nel commercio internazionale devono regolarmente preparare ed inviare ai propri clienti ed alle autorità governative grandi moli di informazioni e documenti, per rispondere ai requisiti normativi richiesti per l'importazione, l'esportazione ed il transito delle merci. Queste informazioni e la documentazione accessoria devono essere inviate tramite molteplici agenzie, ognuna con i propri sistemi specifici (manuali o automatizzati), il più delle volte mediante moduli cartacei.
Non c’è molta differenza in quanto ad inefficienze quando ci si rivolge alle attività che le banche svolgono per finanziare i propri clienti impegnati a trattare flussi commerciali internazionali. I fornitori, per la grandissima maggioranza rappresentanti di PMI, sono collegati a catene di approvvigionamento transfrontaliere e internazionali e sono spesso localizzati nei mercati emergenti e in via di sviluppo, dove la difficoltà di accesso a finanziamenti a prezzi accessibili costituisce un’ulteriore complicazione per il commercio. A queste inefficienze si aggiunge il fardello che gli strumenti finanziari non sono stati finora considerati come parte integrante dei programmi di trade facilitation, e sono pertanto rimasti indietro nell'ottenere investimenti per essere digitalizzati.
Le banche non fanno nulla?
Le banche sono consapevoli che il commercio “paperless” (senza carta) aiuta non solo a ridurre il rischio negli scambi globali, grazie ad un miglior uso dei dati, ma aumenta l'efficienza operativa, riducendo i costi delle transazioni commerciali. Tuttavia, la transizione verso un commercio mondiale paperless è molto verosimilmente un processo graduale, piuttosto che rivoluzionario.
Mentre le tecnologie basate su Internet hanno compiuto passi da gigante nelle banche, lo stesso non si può dire per il trade finance che rimane ancorato al "business as usual". Sebbene le banche siano pienamente coscienti di dover tradurre in formato digitale le proprie soluzioni di trade finance, per rispondere alle esigenze dei clienti aziendali, questa mossa sembra più una reazione d’impulso, dettata dalla pressione competitiva, che una decisione chiara, presa a seguito di un programma strategico.
Applicazioni software innovative (ad esempio, blockchain, intelligenza artificiale, robotic process automation) e tecnologie più "tradizionali" stanno fornendo le infrastrutture necessarie per eseguire le transazioni sulle piattaforme. Il passaggio da un trade finance ostaggio di documenti e moduli cartacei ad uno digitale, consente alle banche immediato accesso alle informazioni sulla supply chain dei propri clienti (ad esempio, data dell'ordine, emissione di fatture, debiti contabili e registrazioni dei crediti), che gli istituti di credito possono utilizzare per agevolare l'emissione di finanziamenti ai sub-fornitori dei clienti aziendali, in un approccio graduale.
La corsa alle soluzioni di electronic-banking sta spingendo le istituzioni finanziarie a decidere definitivamente se vogliano riconsiderare le proprie strategie IT. Mentre la tecnologia dell'informazione si è rivelata un fattore di differenziazione competitivo per lungo tempo, le banche sono ora costrette a favorire un approccio più adattivo, in cui fondere le applicazioni “legacy”, sviluppate internamente, con soluzioni software specializzate, sviluppate da terze parti.
E’ importante però che le banche resistano alla tentazione di seguire l'ultimo grido dell'innovazione software: infatti, sebbene importante, la tecnologia, da sola, non è il motore della decisione strategica. Le banche devono comprendere che i cambiamenti tecnologici seguono analisi e reingegnerizzazione dei processi necessari all'erogazione dei servizi destinati ai clienti.
Allora cosa occorre fare? E perché si parla di consorzi bancari per il trade finance?
L'ascesa delle tecnologie digitali sta creando aspettative elevate presso i clienti aziendali che desiderano adottare soluzioni facili da usare e più coinvolgenti. Le tecnologie innovative oggi vanno oltre le soluzioni basate su browser e le applicazioni software basate sui distributed ledger vengono sempre più adottate da una varietà di piattaforme di trade finance.
Blockchain, intelligenza artificiale, robotic process automation insieme a tecnologie più "tradizionali" forniscono congiuntamente le infrastrutture necessarie per processare le transazioni sulle piattaforme. Diversi importanti consorzi di trade finance stanno muovendo i primi passi nell'integrazione di scambi di finanza commerciale, tradizionalmente basati su carta, con equivalenti digitali. Il forte aumento delle tecnologie digitali sta aprendo nuovi canali per la comunicazione, per il commercio e per le transazioni commerciali, e le banche sono pienamente consapevoli delle opportunità che si offrono loro.
Ma allora qualcosa si sta già muovendo?
Proprio così. Quello che segue è una veloce descrizione delle caratteristiche, degli obiettivi, dell'infrastruttura tecnica, di alcuni consorzi che fondano la propria infrastruttura su protocolli distributed ledger.
WE.TRADE
Il consorzio attualmente si rivolge agli scambi commerciali delle PMI europee. Affronta direttamente gli aspetti di rischio per l’esportatore (in genere una PMI) negli scambi transfrontalieri, consentendone il finanziamento (le opzioni sono factoring o forfaiting) e dando la possibilità ad entrambi, acquirente e fornitore, di monitorare la transazione. La piattaforma del consorzio we.trade rende più fluidi gli scambi commerciali nazionali e transfrontalieri tra le imprese europee, al contempo riducendo i costi associati al finanziamento delle attività di import/export per le PMI.La piattaforma include anche alcuni elementi non-blockchain, tra cui una funzione di albo fornitori. In esso le aziende possono trovare il proprio partner commerciale e dargli un voto “tipo social”, in maniera simile a quanto si fa su Amazon o eBay. Questo albo rende certa l'identificazione di controparti sconosciute, dal momento che sono state validate e classificate dai partecipanti al consorzio we.trade, che a loro volta hanno superato uno screening di KYC (know your customer), prima di essere accolti sulla piattaforma.
MARCO POLO
Il network Marco Polo è una rete commerciale, che collega banche, società e fornitori di servizi di terze parti, con l'obiettivo di aiutare le piattaforme bancarie a connettersi in modo più efficiente agli ERP dei propri clienti aziendali, per erogare soluzioni di finanziamento del capitale circolante e di trade finance, vale a dire lettere di credito, factoring e impegno di pagamento, con e senza finanziamento.Le applicazioni di finanziamento del capitale circolante integrate con gli ERP consentono alle aziende di trasmettere i dati dei crediti, dei debiti e delle giacenze di magazzino direttamente dal proprio sistema gestionale all'istituto finanziario, oltre a connettersi con altri partecipanti del più ampio ecosistema commerciale.
L'obiettivo generale è ridurre i costi di rischio, le spese operative ed i costi di non-conformità, fornendo ai partecipanti visibilità in tempo reale su un'unica fonte di verità, e creando, al contempo, una rete aziendale sicura, globale e aperta per il finanziamento del commercio, collegabile ad altre reti di imprese.
VOLTRON
Il Consorzio è stato creato per consentire ai clienti aziendali di connettersi con le banche ed i partner commerciali, attraverso un unico canale semplificato, sia per l'emissione di lettere di credito, che per la presentazione/scambio di documenti, attraverso una rete aperta. Inoltre, i documenti commerciali, prodotti su reti esterne dai partner della supply chain di un membro del consorzio, possono essere inviati, verificati ed elaborati digitalmente in Voltron. Questo nuovo modello vincola giuridicamente i documenti di titolo ed assicura una maggiore digitalizzazione tra le reti aziendali.
I clienti corporate delle banche consorziate possono ridurre le procedure operative interne attraverso una ridotta necessità di riconciliazione con i partner commerciali e le banche. Per aiutare a ridurre le barriere di adozione e creare un ecosistema aperto, il consorzio ha sviluppato un programma partner, per consentire ai fornitori di piattaforme di finanza commerciale, di offrire una soluzione di lettere di credito sfruttando la rete aziendale di Voltron.
L'impatto sui servizi finanziari
L'ascesa di questi nuovi modelli di trade finance sta mettendo le banche davanti alla necessità di decidere in maniera strategica come gestire al meglio il rapporto con i propri clienti, se attraverso la piattaforma del consorzio, oppure attraverso la piattaforma proprietaria della banca, o attraverso la partnership con un marketplace B2B (es. Amazon, Alibaba).
Il modello del consorzio di trade finance sfrutta la trasparenza dei processi eseguiti sulla piattaforma grazie all'infrastruttura sottostante basata su tecnologie blockchain che costruisce fiducia e lealtà in tutta la catena di fornitura, promuove l'uso e la creazione di prodotti più efficienti in termini di costi e servizi, e rende questa una win-win per tutte le parti, e in particolare per le banche partecipanti, che possono valutare i rischi e fornire finanziamenti commerciali nella catena di approvvigionamento, oltre che accelerare le decisioni di finanziamento e migliorare l'esperienza del cliente.
Le banche dovrebbero prendere in considerazione la partecipazione a consorzi, per cogliere l'opportunità di ridurre i costi operativi ed i rischi associati alla fornitura di soluzioni per il commercio internazionale.