- 24/02/2021
L’Italia è stata pioniera in Europa nell’implementare l’obbligo della fatturazione elettronica per tutte le transazioni B2B, B2C e nei confronti della PA, quest’ultimo diventato obbligatorio anche in Francia e Germania. Di fatto il nostro Paese è l’apripista di un processo di digitalizzazione della contabilità, dalla quale altri Paesi europei hanno preso e prenderanno spunto.
Basti ricordare che il primo passo è stato fatto nel 2014, con la fattura elettronica verso la pubblica amministrazione, che ha visto le fatture elettroniche diventare il documento obbligatorio per tutti i rapporti con la PA con gli enti pubblici e poi con le società quotate inserite nell’indice FTSE MIB della Borsa Italiana. A seguire, dal 2017, il Sistema di Interscambio (SDI) è stato messo a disposizione anche degli operatori economici privati (imprese, professionisti, ecc…) per poter trasmettere e/o ricevere fatture elettroniche in modo facoltativo. Ma è solo la Legge di Bilancio 2018 ad aver introdotto l’obbligo diffuso della fatturazione elettronica, sia nelle relazioni commerciali tra soggetti passivi Iva privati (aziende e professionisti con P.Iva), sia verso i consumatori finali.
Il prossimo sviluppo previsto dal mercato riguarderà ancora la precompilata IVA, dopo le proroghe inserite lo scorso maggio nel Decreto Rilancio. Grazie ai dati raccolti dallo SDI si renderà possibile ottenere in modo automatico le bozze di dichiarazione dell’IVA, snellendo ancor di più il processo di raccolta dei documenti fiscali e di elaborazione del documento
Ma se l’Italia è pioniera da questo punto di vista, possiamo notare che il mercato nazionale non ha ancora accolto in modo consistente le potenzialità che il fintech oggi propone al mondo della contabilità. Una tendenza che è invece già in atto in altri Paesi europei. Infatti i servizi bancari e i servizi di contabilità sono ancora vincolati a integrazioni manuali, che non permettono una verifica della fiscalità in tempo reale, nonostante la tecnologia oggi lo permetta.
La sfida che il mercato si trova di fronte è legata all’abitudine consolidata degli utenti italiani ad avvalersi di commercialisti per il controllo completo della propria contabilità e fiscalità, creando una sorta di distanza dalla materia, che non permette loro di comprendere le dinamiche del settore. Soprattutto per i piccoli imprenditori e professionisti rimane una conoscenza sommaria. Inoltre c’è un limite tecnologico dei software di contabilità, che non hanno ancora recepito appieno le potenzialità della PSD2 e dell’Open Finance. Si preferisce non puntare all’interoperabilità di sistemi, ma sulla vendita di software ricchi di funzionalità, ma non ottimizzati per specifiche nicchie di mercato.
Alcuni esempi di interoperabilità e automazione contabile possono essere visti in Francia, dove tanti operatori fanno un elevato uso del fintech per l’elaborazione dei documenti fiscali, verificando le transazioni avvenute da parte di un cliente e la classificazione delle spese. Penso per esempio alla startup Indy (ex Georges), che si occupa proprio di “Accounting Automation” e che di recente ha raccolto ben 35 M €. Indy consente a freelance e lavoratori indipendenti di gestire in modo autonomo le proprie dichiarazioni fiscali, grazie ad un tool di categorizzazione delle spese. O ancora voglio citare Clementine, che si definisce un “Commercialista Online”.
Anche in Germania l’elaborazione dei documenti fiscali è portata avanti da realtà che provengono dal mondo del fintech, come Kontist, che si definisce “Banking e Tax Service for Self Employed”. Anche FINOM sta integrando su questo mercato l’elaborazione dei documenti fiscali per tutti i suoi clienti e ha già attivato integrazioni con DATEV Unternehmen Online, sevDesk, FastBill e Sorted.
Insomma Francia e Germania si muovono veloci, mentre l’Italia sta ancora muovendo i primi passi verso una vera automatizzazione della contabilità, a causa dei limiti di cui parlavo prima.
Ci sta provando però FINOM, che partendo dalla fatturazione elettronica offre già oggi la riconciliazione a tutti i clienti italiani. Un’offerta che a breve sarà completata da un conto business.