- 06/12/2018
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Oggi abbiamo il piacere di pubblicare questa intervista con Matteo Masserdotti di 200crowd, la piattaforma italiana di equity crowdfunding che di recente è balzata all'attenzione di tutti i principali media italiani e non, per una campagna di crowdfunding di successo con Soisy, un'altra impresa fintech che permette ai privati di finanziare gli acquisti su piattaforme e-commerce convenzionate. È proprio il caso di dire che il fintech si finanzia con il fintech.
Ecco l’intervista con il fondatore e CEO, Matteo Masserdotti.
Ciao Matteo e benvenuto nel nostro blog, Iniziamo!
Ciao Matteo, come spiegheresti 200crowd ad un bambino piccolo?
200Crowd è la possibilità per molte aziende di incontrare le giuste persone per crescere
Quali sono i punti di forza che mettete in campo per chi decide di lanciare una campagna di crowdfunding sul vostro portale? Quali sono i tempi medi di preparazione di una campagna di crowdfunding?
Prima di tutto offriamo una valutazione oggettiva alle aziende sul proprio modello di business e sulle reali possibilità di effettuare un round. Le aziende troveranno un team con grandi esperienze, seppur molto giovane, capace di saper rispondere alle loro esigenze. Inoltre accedere alla nostra community vuol dire confrontarsi con investitori di esperienza che tipicamente partecipano con ticket d'investimento maggiori rispetto al mercato.
Quali requisiti applicate alle startup o alle imprese che bussano alla vostra porta?
La valutazione di 200Crowd è oggettiva e lo screening iniziale è effettuato tramite un algoritmo proprietario che migliora costantemente grazie all'esperienza del team che ha già valutato migliaia di business plan. Inseriamo un certo numero di variabili all'interno del nostro foglio di analisi che ci restituisce un valore, da 0 a 100, e indica lo score di fundability dell'azienda. I valori analizzati sono molteplici e toccano tutti gli ambiti che vanno dalla capacità dimostrabile delle figure manageriali nell'azienda nel settore in cui operano fino al rapporto tra il burn rate mensile e l'indebitamento a breve termine.
Chi può investire in una campagna di crowdfunding e quali sono i vantaggi?
Chiunque può investire, liberamente e a partire da 500€. Mi sento di dire che prima di tutto è importante credere nel fatto che l'investimento in questa asset class, non si limita al mero guadagno. Si deve anzitutto voler sostenere l'economia reale, essere investitori pazienti e consapevoli dei rischi e delle opportunità. Proprio per questo esistono anche vantaggi di natura tributaria con una detrazione del 30% sull'importo investito. E' fondamentale, infine, ragionare in ottica di diversificazione del proprio portafoglio di investimento sia in termini assoluti che relativi a questa asset class.
Siete reduci da una campagna di crowdfunding che è andata molto bene con Soisy, quali sono stati secondo te, i motivi di questo successo?
La raccolta di Soisy è stato un record sotto ogni punto di vista, una campagna di dimensioni molto più che internazionali per importo raccolto e velocità di esecuzione. Raggiungere il traguardo di 1.250.000 € in soli 8 giorni è frutto soltanto di un lavoro meticoloso dei due team che hanno lavora in maniera sinergica spaccando il secondo sulle deadline. La vera forza è stata la sinergia e l'unione di due community molto reattive e ben preparate all'evento con un buon lavoro di pre-marketing sul target di possibili investitori gestito con grande trasparenza sulle quote, valutazioni e comunicazioni. Il resto è mera conseguenza. Non bisogna convincere l'investitore, ma solo informarlo in modo trasparente e pulito dell'opportunità, questo è il vero segreto.
Avete in pipeline qualche altra campagna di crowdfunding in ambito fintech? Pensi che il crowdfunding possa essere una valida alternativa per le imprese fintech di trovare risorse sul mercato?
Sono fermamente convinto che il fintech italiano possa trarre enormi benefici dall'utilizzo dell'equity crowdfunding. Del resto, oltre a Soisy, anche aziende come Revolut hanno utilizzato lo strumento con un successo incredibile. Credo molto nel fatto che il mercato, sia dei consumatori che degli investitori, sia affamato di realtà che portano innovazione e trasparenza al mercato. Così anche convincere gli stessi consumatori ad investire nel fintech può essere estremamente efficace. Two Hundred si è sempre posto come facilitatore e aggregatore nell'attività di fundraising, sia che i fondi provengano da investitori istituzionali che retail.
Quali strategie di marketing usate per permettere ad una campagna di crowdfunding di ottenere il risultato sperato?
Lavoriamo a quattro mani nella preparazione dei contenuti della campagna e cerchiamo di dare consigli su come presentare pitch e business plan, mai vincolanti ma spesso utili. Forniamo un accompagnamento anche sulla strategia e i tempi della comunicazione del fundraising ragionando su target e momenti di comunicazione sulla startup. Siamo fermamente convinti che essendo proprietari della tecnologia, questo rappresenti un asset fondamentali anche per i nostri clienti. In questo modo infatti lavoriamo costantemente sulla piattaforma per renderla più chiara e reattiva possibile, comunicando con i nostri utenti in maniera trasparente e consapevole.
In quale fase di vita di una startup consiglieresti il ricorso al crowdfunding e perché? Meglio alla nascita o in fase di crescita?
Proprio per quello che dicevo prima, in ogni fase. Ogni momento della crescita ha i suoi pro e contro, la sua dimensione di comunicazione e di difficoltà. L'importante, in qualsiasi fase è avere coerenza tra la richiesta di fondi e l'effettivo sviluppo che si immagina dell'azienda. Altro elemento fondamentale per il successo del mercato è che i portali come noi adottino criteri di professionalità e favoriscano la crescita delle aziende anche dopo la raccolta.
Come vedi il mercato italiano del crowdfunding rispetto a quello di altri Paesi Europei? Cosa ci manca?
Il nostro ritardo è chiaro, principalmente dovuto allo scarso sviluppo del settore startup e del venture business. Finché continueremo a pensare di fare startup a debito e finché ci saranno investitori che si preoccupano più delle valutazioni che delle capacità degli imprenditori, temo che il gap resterà difficile da colmare. In tutto ciò il nostro mercato è comunque cresciuto esponenzialmente nell'ultimo anno, quindi resto fortemente positivo.
Credi che il futuro del crowdfunding passerà obbligatoriamente attraverso la tokenizzazione?
Assolutamente no, restano due strumenti completamente diversi e viaggiano su binari opposti. La tokenizzazione rappresenta una grande opportunità soprattutto per finanziare organizzazioni decentralizzate, che nella mia opinione sono il futuro dei servizi digitali. E' uno scenario ancora futuribile, ma con la velocità alla quale si muove l'evoluzione del settore, è probabile che non sia così lontano.
Grazie Matteo per questa intervista, continueremo a seguire le campagne di crowdfunding su Two Hundred, siamo sicuri che presto torneremo a parlare dei vostri successi!